MILANO – Per tutti, si sa, c’è un prima e c’è un dopo. E, spesso, i due momenti sono correlati: si diventa ciò che si vuole solo lottando contro dogmi, generalizzazioni, visioni ristrette. Quindi, doppia fatica. Contro il mondo e contro se stessi, per superare limiti imposti da qualcun altro. Succede nella vita, succede nel cinema, succede nello sport. Tre strade che spesso si incontrano, creando inaspettate sinergie. Come dimostra il fresco – nonostante sia datato 2009 – Whip It, uno di quei titoli nascosti da riscoprire (anche se introvabile in streaming!), anche solo per il fatto che è stato diretto – al suo esordio alla regia – da Drew Barrymore, una che sa bene cosa significhi cadere, rialzarsi, reinventarsi. E lottare.

Sinergie inattese, un quadrato di bellissime donne toste fino in fondo: Alia Shawkat (da applaudire anche nel bel Le Donne della Mia Vita), Kristen Wiig e la stessa Barrymore in uno dei suoi momenti chiave. Poi, soprattutto, la protagonista, Ellen Page – oggi Elliot Page -, in un ruolo che, potrebbe essere, il diretto risultato della splendente Juno. Tutte, all’epoca, semisconosciute, oggi indiscusse icone di una Hollywood che vuol essere più femmina dimenticando però, e Whip It lo dimostra, che di film di spudorata e bellissima femminilità in realtà ce ne sono sempre stati. La differenza? Per emergere si doveva correre e sudare più della controparte maschile.

Similitudine azzeccata anche per Whip It, tratto da Derby Girl di Shauna Cross, adattato da lei stessa: Bliss (Ellen Page), diciassettenne cresciuta in una piccola provincia del Texas, si barcamena tra il suo lavoretto in un fast food insieme alla sua miglior amica Pash (Alia Shawkat), la scuola e i concorsi di bellezza obbligati da una madre (Marcia Gay Harden) fin troppo apprensiva. Almeno fino a quando non si imbatte nel roller derby, disciplina acrobatica e ”sporca” da giocarsi sui pattini a rotelle. Le prospettive cambiano: entra nella squadra delle Hurl Scouts, capitanate da Maggie (Kristen Wiig), comincia a sorridere e credere in sé stessa, nonostante i lividi, le botte e, soprattutto, mentre la famiglia rimane all’oscuro di tutto.

Film sportivo, affresco di provincia, dramedy, coming-of-age, raffinata ode alle donne in grado di spostare gli equilibri, a suon di cazzotti e risse da bar, perché chi l’ha detto che il rock, lo sport e il ”branco” sono solo cose da maschi. E Drew Barrymore, umile nel sapersi cucire addosso una parte non ingombrante, lascia i punti vincenti ad Ellen Page e Kristen Wiig ed è brava a raccontare tutto senza strafare, come chi, solitamente, si ritrova per la prima volta dall’altra parte. Sceglie una dolcezza visiva, contrapponendola allo sport protagonista, che è una delle discipline femminili più praticate al mondo, nata addirittura nel 1935.

Proprio da questo sport, e dall’anello su cui si corre, prese spunto il distopico e violento Rollerball del 1975, riscritto in Whip It da un manipolo di donne libere e mai dome, nonostante le sconfitte e le difficoltà. Indimenticabile la colonna sonora, da Dolly Parton a Jens Lekman, passando per i Radiohead fino ai folgoranti Little Joy, con un solo album pubblicato ma formidabile, guidati da Fabrizio Moretti, batterista degli Strokes e compagno della Barrymore prima e poi della Wiig. Un carnevale colorato di incroci, sulla pista come nella vita, da prendere rigorosamente a colpi di frusta.
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