ROMA – Quando si parla di Maria Antonietta e Luigi XVI vengono subito alla mente merletti, alte parrucche, vestiti sgargianti, Versailles oppure la ghigliottina. Tra questi estremi, c’è un tempo che nessuno ha raccontato: i mesi in cui, nel 1972, gli ultimi re e regina di Francia con i loro figli vennero imprigionati alla Tour du Temple – un castello alle porte di Parigi – in attesa di essere giustiziati. Un tempo breve, dove tutte le maschere caddero. Lo ha fatto Gianluca Jodice con Le Déluge – Gli ultimi giorni di Maria Antonietta. Prodotto da Ascent Film con Rai Cinema e Adler Entertainment, in coproduzione con Quad, il film uscirà al cinema il 21 novembre distribuito da BiM Distribuzione.

Un tempo breve, dicevamo, e mai raccontato prima d’ora. Perché prima di Le Déluge e Jodice nessuno ha mai tentato la sfida degli ultimi giorni degli ultimi regnanti di Francia. E per un’occasione simile non si poteva che puntare su due assoluti fuoriclasse del cinema transalpino: Guillaume Canet e Mélanie Laurent. La risposta dell’inedita coppia alla chiamata di Jodice è allo stato dell’arte: intensi, fragili, liberi, semplicemente straordinari. Nei loro volti, corpi e talenti rivivono in scena Maria Antonietta e Luigi XVI nel momento più critico della loro vita. Un tempo breve – ancora – di triste passaggio, eppure fondamentale e che finisce con il trasformarli rendendoli la migliore versione di loro stessi che la storia fatica a ricordare.

Notoriamente timido, naïf e inetto, negli ultimi giorni della sua vita il Luigi XVI di Canet si riscatta rivelandosi come fiero e coraggioso nel guardare in faccia la morte senza paura sino a cucirsi addosso – su pelle viva – i gradi di re. Lo stesso può dirsi per la Maria Antonietta della Laurent che da eterna adolescente viziosa e sprezzante viene toccata dalla tragedia mutando drasticamente in una donna indomabile, una madre disposta perfino a umiliarsi pur di proteggere i propri figli da un destino che appare inesorabile. Nonostante gli ambiziosi intenti narrativi, però, attenzione a etichettare Le Déluge come un “semplice” film storico.

La meravigliosa opera seconda di Jodice è per ammissione dello stesso autore: «Un film apocalittico, nel senso più letterale del termine: quello di svelamento. Il film ha una vocazione metafisica più che storica e racconta anche un’apocalisse intima. Quella dei suoi protagonisti». A partire dalla scelta di dividere La Déluge in tre – espliciti – atti (Gli Dei, Gli Uomini, I Morti) dai sapori, odori e immagini filmiche differenti che vede Jodice spogliare i suoi protagonisti di titoli e merletti per avvicinarli sempre più all’essenza vitale della natura umana attraverso una messa in scena che da sospesa e ovattata diventa sempre più cruda, secca, pura. Un film intimo, profondamente intelligente, emozionante come pochi, da non perdere per nessuna ragione al mondo.
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