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Laura Morante: «La mia voce per Julian Assange e la necessità di un movimento d’opinione»

L’attrice racconta il suo impegno e l’appello a cui hanno aderito John Malkovich, Ken Loach e Bellocchio

Laura Morante in uno scatto di Fabrizio Cestari.

MILANO – «Onestamente sono un po’ sconvolta da tutta questa situazione…». Laura Morante è appena uscita dalla sala di doppiaggio, ma questa volta la nostra intervista non verte sul cinema o su progetti futuri, ma su Julian Assange e su La mia voce per Assange, il comitato di cui l’attrice è parte per la liberazione del giornalista australiano incarcerato per aver rivelato retroscena della guerra in Iraq (e non solo) con i celebri WikiLeaks. Da tre anni in un carcere inglese, Assange è in attesa che il tribunale confermi o neghi l’estradizione negli Stati Uniti. Morante e il comitato hanno portato a Roma anche un toccante documentario, Ithaka di Ben Lawrence, realizzato dalla famiglia di Assange, e stanno raccogliendo una serie di video di importanti personaggi di cinema che danno appoggio alla causa, tra cui John Malkovich, Ken Loach e Marco Bellocchio, che vi mostriamo sotto.

IL MIO IMPEGNO – «Da dove comincia il mio impegno? Avevo letto un po’ di articoli e mi sembrava una situazione scandalosa. Ho quindi cominciato a capire se potessi fare qualcosa e su Internet ho scoperto ci sarebbe stata una riunione della Federazione Nazionale della Stampa Italiana. Non eravamo molti, purtroppo, e siamo rimasti in cinque a parlare, a chiederci cosa si poteva fare. Abbiamo deciso di creare un comitato: La mia voce per Assange. Abbiamo raccolto tutti questi video, in cui ciascuno dice il suo pensiero su questa vicenda oppure dice solo lo slogan della campagna. Sono ormai più di ottanta. Speriamo di fare molto rumore. Qualche volta è successo. Partiamo dall’appello di un Premio Nobel argentino, Adolfo Pérez Esquivel, che è stato salvato proprio da un movimento d’opinione nel 1978…».

IL CASO – «No, non è solo il caso Assange, ma è la libertà di espressione ad essere in pericolo. Ormai viviamo immersi nella propaganda, persuasi di vivere in un’informazione libera, ma non è così. Lo abbiamo visto anche negli ultimi anni. La nostra democrazia è in pericolo, non dico in Italia, ma in Europa, come continente. Pensiamo a Lula, oggi Presidente del Brasile, che si è speso personalmente: già un anno e mezzo fa aveva lanciato un messaggio di forza in difesa di Julian Assange. E qui? Chi tra i nostri politici? Non c’è quasi nessuno che si che si sia pronunciato su questa vicenda…».

Il poster di Ithaka, il documentario di Ben Lawrence su Assange.

IL DOCUMENTARIO – «Se un giorno arriverà al pubblico italiano ora dipende dalla famiglia di Assange. Ithaka probabilmente verrà presentato un’altra volta a Bologna in giugno, sperando non sia troppo tardi, perché il problema è anche che i festival richiedono l’esclusiva. Ithaka (qui il sito ufficiale, nda) è un documentario dove si racconta l’aspetto umano della vicenda, vista dal padre, dalla moglie e dai due figli piccoli. È anche molto toccante da questo punto di vista, perché narra proprio il dramma umano di Assange, un dramma che in realtà non si era mai visto prima in televisione o al cinema. Dipenderà dal fratello, che l’ha prodotto, e dalla moglie Stella Morris come e dove farlo vedere»

LA CAMPAGNA – «C’è stata una campagna di discredito importante contro Assange. Molti pensano che sia uno stupratore, perché c’erano le denunce di due donne in Svezia, una di una poliziotta chiaramente pilotata e un’altra che ha subito ritrattato. Prima si è rifugiato nell’ambasciata dell’Ecuador e adesso è in un carcere di massima sicurezza, senza essere stato processato. Non ha nessuna condanna ed è privato della libertà da dieci anni. Dicono perché c’è il rischio che scappi ma non è nemmeno messo ai domiciliari con un poliziotto a sorvegliare. Lo hanno chiuso in un carcere di massima sicurezza in una cella minuscola. Non riesco a capire come sia possibile che la gente esiti su questa vicenda. Basta leggere il libro di Stefania Maurizi, Il potere segreto. Perché vogliono distruggere Julian Assange e WikiLeaks, per capire come siano andate le cose».

COSA POSSIAMO FARE – «Direi che tutti in qualche modo potrebbero o dovrebbero, nel loro ambito, contribuire a creare un movimento di opinione. Noi come comitato chiediamo a chi vuole di inviare un video (a questa mail: [email protected], nda) anche solo con lo slogan, filmandosi con il telefonino. Ma qualunque gesto che possa servire ad attirare l’attenzione è benvenuto. Penso alla ragazza che, a Torino, si è messa in mezzo alla strada in un quadrato che rappresenta la cella di Julian Assange. Anche questo è un gesto significativo. Per una volta dovremmo essere noi a muoverci per impedire questa vergogna..».

  • VIDEO | Qui il trailer di Ithaka:

 

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