MILANO – Un pezzo di cinema francese dimenticato e passato praticamente inosservato in Italia, ripreso dalle sapienti mani di un veterano come Guy Ritchie che, nemmeno a dirlo, lo modella, lo modifica e gli ridà forma a suo gusto. Protagonista il suo uomo di fiducia, Jason Statham, già alla quarta collaborazione con il regista. Ma in realtà La furia di un uomo – Wrath of man, viene da lontano ed è il remake di Le Convoyeur del 2004, in Italia tradotto come Cash Truck, un action diretto da Nicolas Boukhrief che dell’ironia e dei giochi che si ritrovano nelle trame di Ritchie non porta nemmeno l’ombra. E allora? Ecco la divisione in capitoli, i giochi d’incastri e le rivelazioni da scoprire pian piano che lo rendono uno dei film d’azione hollywoodiani più avvincenti degli ultimi tempi, eppure (causa COVID) praticamente sconosciuto.

La furia di un uomo è serio e impassibile esattamente come il suo protagonista, che conosciamo come “H” anche se il suo vero nome è Heargraves. Inizia tutto con una rapina andata male, anche se noi lo scopriamo a circa metà del film, quando nella nostra mente si è già insinuata un’altra storia, una destinata a essere rimessa in gioco dagli avvenimenti. Come in una vera e propria guerra, il campo di battaglia è il deposito di Fortico, un’azienda porta valori che nei suoi furgoncini blindati trasporta milioni di dollari al giorno. Non esiste un terreno neutrale, perché nessuno conosce i segreti che si annidano sotto la divisa e il giubbetto antiproiettile.

H sembra un uomo comune in cerca di un nuovo inizio per la propria vita, un po’ troppo stoico forse per la media ma passa comunque l’addestramento per un pelo, con il minimo dei voti. Nessuno si aspetterebbe la sua mira infallibile e il suo sangue freddo quando si presenta il primo tentativo di rapina della sua carriera. E da lì, è tutta una corsa in discesa cercando di arrivare alla verità, che però si rifiuta di farsi vedere fino alla fine. Ma non è solo Statham a convincere con la sua interpretazione. Josh Hartnett riesce a rendere giustizia al suo Dave nonostante non sia il personaggio più spietato, così come anche Scott Eastwood e Holt McCallany fanno la loro sporca figura.

Ma cos’è alla fine La furia di un uomo? Ciò che inizia come una serie di proverbiali discorsi di misoginia latente e concorsi di testosterone – in alte parole, un film mediocre di Guy Ritchie – si trasforma invece minuto dopo minuto in una rappresentazione oscura e intransigente della giustizia mafiosa e della vendetta personale, per poi ricontestualizzare ancora una volta gli eventi, aggiungere altri livelli ai personaggi e ai retroscena, per finire con l’impacchettare tutto in un’epica rapina. L’atmosfera sembra riportare agli anni Novanta e non lascia mai andare il pedale del gas una volta iniziato.

Anche se a tratti può sembrare più lungo delle effettive due ore di durata, il film è un vortice pieno di tensione, imprevedibilità e puro brivido d’azione. La furia di un uomo è il tanto atteso passo fuori dall’ombra del dubbio nei confronti del solito atteggiamento maschile. Ogni personaggio qui ha i suoi momenti deboli e mette costantemente in discussione la mascolinità degli altri. Insieme a The Gentlemen, Guy Ritchie è tornato a gamba tesa a giocare senza scherzare. Si potrebbe quasi azzardare dicendo che è uno dei migliori film del regista, almeno dell’ultima decina d’anni. Oppure possiamo dire che – esagerando – questo sarebbe stato il risultato se fosse stato chiamato a dirigere Heat nel 1995. In ogni caso, il punto è non perderselo…
- The Gentlemen | Guy Ritchie e quella gangster comedy
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