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Tra E.T. e Bon Jovi: la favola Anni ’80 di Bumblebee merita una seconda occasione

Diretto da Travis Knight, il reboot di Transformers ha più cuore che acciaio. Ecco perché (ri)vederlo

In qualche modo bisognava svincolarsi dal metallo e dall’azione della saga cinematografica di Transformers. Troppi sequel, troppa confusione, troppe battaglie. Allora, per invertire la tendenza in una corrente cinematografica dal costante ritorno verso gli echi e i miti del passato, il reboot/spin-off/prequel, doveva avere innanzitutto sentimento e ed emozione. Prima che una corazza d’acciaio. Così, ripartendo letteralmente da zero, Travis Knight, sulla sceneggiatura di Christina Hodson (con Michael Bay produttore, oltre che a Steve Spielberg produttore esecutivo), costruisce in Bumblebee – lo trovate su CHILI – una favola Anni Ottanta citazionista e romantica. Nostalgica e spettacolare al punto giusto.

Hailee Steinfeld è Charlie Watson.

E chi meglio di Bumblebee, poteva essere il protagonista? Metallico e dolcissimo, l’Autobot giallo che comunica solo con le hit suonate dal suo stereo incorporato, arriva nell’assolata California del 1987, sotto forma di un Maggiolino Volkswagen. Impaurito e lontanissimo da casa, viene trovato per caso da Charlie, con un padre perso da poco e diciotto anni appena compiuti. Dunque, più che salvare il mondo dai cattivissimi Decepticon, Bumblebee, dovrà salvare se stesso e la sua amica umana, interpretata Hailee Steinfeld – la bambina rivelazione de Il Grinta dei Coen – qui capace di dare quel senso umano che mancava nella saga dai tempi del primo Transformers con Shia LaBeouf.

Bumblebee e quel problema di misure…

E l’enorme e timoroso Bumblebee la salverà dalla solitudine di crescere senza i punti di riferimento, tanto cari ad una narrativa da romanzo di formazione e alla fiaba contemporanea. Allora, non sarebbe nemmeno un azzardo ritrovarci dentro E.T. e Stand by Me, un pizzico di Stranger Things e de La Storia Infinita, fino a I Goonies e Scuola di Mostri, piccolo grande cult del 1987 quasi mai ricordato. Perché, nel Bumblebee di Knight, l’immaginario cinefilo da videonoleggio c’è tutto, sfiorando solo quando serve l’aspetto più “maschile” del genere.

Charlie e Bumblebee.

L’azione arriva quando deve essere funzionale al racconto. Intervallando una storia di amicizia impossibile e commovente, tra due underdog diversi nell’aspetto ma simili nell’anima. E, se parliamo di Anni Ottanta, la colonna sonora scelta dalle radio frequenze di Bumblebee non poteva che alternare gli A-HA, gli Stmiths, i Tears for Fears, i Simble Minds o Bon Jovi che suona Runaway. Insomma, se volete ripartire con la saga dei giganteschi robot, iniziate da qui. Correndo, insieme ad un Maggiolino giallo un po’ scassato, nei fantastici e indimenticabili Anni Ottanta.

  • Volete rivedere il film di Travis Knight? Lo trovate su CHILI

Qui potete vedere il trailer di Bumblebee:

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