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L’Ultima Luna di Settembre | Balijnnyam, la Mongolia e quella strana favola

Un’opera prima delicata e sincera, tra Kiarostami e una favola. Ecco perché vederlo

Tenuun-Erdene Garamkhand e Amarsaikhan Baljinnyam sono i protagonisti di L'ultima luna di settembre
Tenuun-Erdene Garamkhand e Amarsaikhan Baljinnyam sono i protagonisti di L'ultima luna di settembre

ROMA – Quando l’anziano padre si ammala, Tulgaa (Amarsaikhan Baljinnyam, anche regista), che da anni vive in città, torna al suo villaggio natale sulle remote colline della Mongolia per assisterlo. Il destino farà però il suo corso e poco dopo l’anziano morirà. Tulgaa decide di restare a vivere nella iurta del padre, per portare a termine il raccolto che l’uomo aveva promesso di completare prima dell’ultima luna di settembre. Mentre lavora nei campi, Tulgaa incontra un bambino di dieci anni, Tuntuulei (Tenuun-Erdene Garamkhand), che vive da solo con i nonni mentre la madre lavora in città. Tra i due nasce un rapporto inizialmente di sfida, ma che andrà via via ad allentarsi per far spazio a un legame di stima e condivisione.

L'ultima luna di settembre di Amarsaikhan Balijnnyam, al cinema dal 21 settembre per Officine UBU
Una scena quasi come un quadro: L’ultima luna di settembre di Amarsaikhan Balijnnyam

Parte da qui L’ultima luna di settembre, opera prima di Amarsaikhan Balijnnyam e ora al cinema, una storia sull’infanzia e la genitorialità tradotta nelle reciproche assenze dei protagonisti. Da una parte Tulgaa, con un figlio in arrivo di cui non sappiamo nemmeno il nome e orfano di padre, dall’altra Tuntuulei che invece il padre non l’ha mai conosciuto e la madre lo ha lasciato solo, affidato ai nonni (abbandonandolo). E proprio qui si gioca la partita dell’ispirato esordio di Balijnnyam, nel rapporto dialogico ed emotivo tra i compenetranti vuoti dei protagonisti fatto di amore familiare puro e sincero, ambientato tutto tra gli incantevoli paesaggi di una Mongolia inedita, poetica, senza tempo e fuori dal tempo, là dove tradizione e innovazione si incontrano.

Tenuun-Erdene Garamkhand e Amarsaikhan Baljinnyam in un momento del film
Tenuun-Erdene Garamkhand e Amarsaikhan Baljinnyam in un momento del film

Una Mongolia raccontata da Balijnnyam attraverso immagini limpide, ricercate, tratteggiate di suggestioni (un momento sembra ricordare Il vento ci porterà via di Abbas Kiarostami), fluide e armoniche che vede l’incontro impossibile tra la vita dei campi dal tempo sospeso e dai silenzi bucolici e l’incedere frenetico del mondo civilizzato là fuori fatto di luci al neon e clacson roboanti. Impossibile come lo è l’unione tra Tulgaa e Tuntuulei. La scelta di Balijnnyam è quella infatti di fotografare non una narrazione compiuta, integra, ma in medias res. Ciò che vediamo tra le immagini di L’ultima luna di settembre è un momento della vita dei due protagonisti. Il loro incontro e come la presenza dell’uno riesce a cambiare la vita dell’altro. Il resto, il ritorno, la felicità condivisa, sarà solo nel cuore degli spettatori.

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Qui sotto potete vedere il trailer del film: 

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