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Il Caftano Blu | Maryam Touzani, Saleh Bakri e i sovrumani silenzi dell’anima

Regia ispirata, tematica forte e l’Un Certain Regard a Cannes. Ma perché vederlo?

Saleh Bakri e Lubna Azabal in una scena di Il Caftano Blu di Maryam Touzani
Saleh Bakri e Lubna Azabal in una scena di Il Caftano Blu di Maryam Touzani

ROMA – Halim (Saleh Bakri) e Mina (Lubna Azabal) gestiscono un negozio di caftani tradizionali in una delle medine più antiche del Marocco. Per stare al passo con le richieste dei clienti più esigenti, assumono Youssef (Ayoub Missioui). Il talentuoso apprendista mostra la massima dedizione nell’imparare l’arte del ricamo e della sartoria da Halim. Lentamente Mina si rende conto di quanto il marito sia commosso dalla presenza del giovane. Parte da qui Il Caftano Blu, opera seconda di Maryam Touzani presentato in concorso a Cannes 75 nella sezione Un Certain Regard dove ha vinto il premio FIPRESCI, al cinema dal 21 settembre per Movies Inspired.

Il Caftano Blu di Maryam Touzani, al cinema dal 21 settembre per Movies Inspired
Il Caftano Blu di Maryam Touzani, al cinema dal 21 settembre per Movies Inspired

Un’opera, Il Caftano Blu, nata per volere del caso stando alle parole della Touzani: «Mentre cercavo la location per il mio film precedente, Adam, ho fatto un incontro decisivo nella medina di Salé con un signore che gestiva un parrucchiere per donne. Ha fortemente ispirato il personaggio di Halim. Sentivo che c’era, nella sua vita, il presenza di qualcosa di non detto, qualcosa di soffocato rispetto a chi era veramente nel profondo, e chi cercava di essere per affrontare il mondo, all’interno di un ambiente fortemente conservatore. Mi sono ritrovato a immaginare la sua vita, perché non ho mai osato fargli domande personali, perché sarebbe stato troppo privato».

Saleh Bakri, Lubna Azabal e Ayoub Missioui in un momento di Il Caftano Blu
Saleh Bakri, Lubna Azabal e Ayoub Missioui in un momento di Il Caftano Blu

Poi l’intuizione: «Un giorno la storia di Il Caftano Blu prese forma e aveva bisogno di essere raccontata. Era una storia che doveva essere scritta senza pensarci troppo in modo logico o razionale. Scrivere di per sé è un viaggio e ho avuto la fortuna di avere la prospettiva di Nabil, condivide la mia vita, ma condividiamo anche una passione. Attraverso il suo sguardo, sempre gentile, acuto e senziente, ho potuto così confrontarmi con me stessa, ricevere sostegno per lo sviluppo dei miei personaggi e della mia storia, approfondire ancora di più le cose». E lo fa la Touzani attraverso una regia ispirata, come in quel velluto blu che prende forma nell’incipit e si dispiega in dettagli d’immagine.

Una scena del film
Una scena del film

A quel punto prende forma l’anima filmica de Il Caftano Blu tra particolari di colori pastello e delicate luci diegetiche che avvolgono le meticolose costruzioni d’immagine del racconto intessuto dalla Touzani tra silenzi sovrumani e quiete profondissima per parafrasare il Leopardi. Perché nella seduzione accennata che è crescita dell’amore sprigionato tra Youssef e Salim c’è l’accettazione e l’entrare in contatto con la più intima parte di sé stessi. Una parte silenziata, forse mai veramente compresa, se non in incontri in sauna tanto necessari quanto vitali, di cui la Touzani mostra solo lo stretto necessario lasciando all’immaginazione dello spettatore il seguito. Un piccolo-ma-grande film Il Caftano Blu, di quelli da scoprire a ogni costo e custodire per sempre nel cassetto della memoria.

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  • VIDEO | Qui per vedere il trailer del film: 

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