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L’Esorcista | William Friedkin, un libro e la storia vera che ha ispirato il film

Un uomo, il diavolo, una giovane vittima. Qual è il fatto di cronaca che Friedkin trasformò in un cult?

Il frame più famoso di L'Esorcista
Il frame più famoso di L'Esorcista

ROMA – E se fosse stato tutto vero? Se L’Esorcista, il cult diretto da William Friedkin fosse stata una spaventosa rielaborazione di un fatto di cronaca avvenuto nell’America degli anni Quaranta, cambierebbe la nostra percezione di questo capolavoro dell’horror? Perché un conto è dire a sé stessi che quello che si sta vedendo in TV o al cinema è una finzione. Altro è ritenere che ci possa essere un pur minimo fondo di verità. Ancor più angosciante se si pensa all’oggetto della storia: il diavolo. Anche i più illuminati e razionali, crediamo, hanno tremato davanti alla lotta furibonda tra padre Merrin – l’indimenticabile Max Von Sydow – e la giovane Regan, posseduta dal demonio.

Una scena di L'Esorcista
Una scena di L’Esorcista

E forse è anche qui la chiave del successo planetario di una pellicola “maledetta” che segnò uno spartiacque nettissimo per i film di paura, drammatizzandone aspetti fino a quel momento tenuti ai margini come il rapporto con il male assoluto. Forse più di Rosemary’s Baby di Roman Polanski (potete rivederlo su CHILI), che di sicuro aveva lanciato la volata al rinnovamento del genere nel 1968, ma restando nell’ambito di un cinema d’autore. L’Esorcista di Friedkin invece angosciò il grande pubblico – a dispetto della censura fu l’horror di maggiore incasso nella storia – diventando (anche) un fenomeno popolare di enorme rilevanza. Era quel tipo di film, insomma, che non voleva farti tornare a casa da solo, perché qualcosa di spaventoso sarebbe potuto succedere nel tragitto.

William Friedkin e Linda Blair sul set de L'Esorcista
William Friedkin e Linda Blair sul set

Tratto dal romanzo di William Peter Blatty, anche autore della sceneggiatura, L’Esorcista racconta della progressiva discesa agli inferi di una ragazzina funestata dal demone Pazuzu. Ormai preda di malvagie forze sovrannaturali, Regan sfida i sacerdoti che provano a esorcizzarla, padre Merrin prima e padre Karras dopo. Una storia, quella di cui Blatty aveva sentito parlare ai tempi del college, seppur non nelle stesse modalità, che rimase a lungo nella sua mente prima di decidere di metterla nero su bianco.

Wiliam Peter Blatty
Wiliam Peter Blatty

Blatty, autore del romanzo L’Esorcista, era uno studente universitario quando scoprì la vicenda di un giovane vittima di un demone che si sarebbe impossessato di lui, dopo l’evocazione tramite una tavola Ouija. Blatty contattò l’artefice dell’esorcismo, Padre Raymond Bishop, ottenendone la collaborazione. Tuttavia la famiglia del ragazzo, conosciuto poi con il nome fittizio di Roland Doe, non volle mai che la sua identità fosse rivelata. Chi era dunque Roland Doe? Aveva appena tredici anni, quando la zia Harriett, spiritualista, gli insegnò a contattare le anime dei defunti. Alla morte della donna, Doe fu protagonista di comportamenti violenti e “responsabile” di fenomeni molto particolari, come lo spostamento anomalo degli oggetti.

Il mefistofelico William Friedkin
Il mefistofelico William Friedkin

In un primo momento si pensò ad una malattia psichiatrica, ma successivamente i genitori decisero di rivolgersi ad un religioso. Dopo il fallimento di un primo esorcismo, il tentativo fu intrapreso dopo il trasferimento della famiglia in Missouri e, a quanto si dice, ebbe successo. Il fatto che pochi anni fa lo scrittore Mark Opsasnick, dopo aver ritrovato la famiglia di Doe, rivelò che Roland avesse inventato di sana pianta di essere stato posseduto dal diavolo per attirare l’attenzione di mamma e papà scalfisce solo un po’ la fascinazione di una storia ancora oggi spaventosa. Come continua ad essere quella, terrificante, de L’Esorcista.

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