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Krzysztof Zanussi: «Io, il Cinema, l’attualità di Colori Mimetici e quel set con Kieślowski»

L’etica, la poetica, i festival, Il Cineamatore e Jerzy Stuhr: Krzysztof Zanussi si racconta a Hot Corn

Krzysztof Zanussi si racconta a Hot Corn tra idee, aneddoti e suggestioni cinematografiche
Krzysztof Zanussi si racconta a Hot Corn tra idee, aneddoti e suggestioni cinematografiche

ROMA – Dopo il successo dello scorso anno, in questi giorni al Palazzo delle Esposizioni va in scena la seconda edizione della rassegna dedicata ai Grandi classici del cinema polacco nell’ambito di CiakPolska Film Festival (12-17 novembre). Dagli Studi cinematografici WDFiF di Varsavia arrivano otto titoli del passato del cinema polacco. Tra questi quel capolavoro assoluto di Colori Mimetici (Barwy ochronne in v.o.), film del 1976 di Krzysztof Zanussi. Una riflessione sottile e a tratti satirica, ambigua e provocatoria sul tema del conformismo che ruota intorno al conflitto tra due insegnanti dagli approcci didattici opposti che finiscono con lo scontrarsi durante una vacanza studio. Ospiti d’onore dell’edizione di quest’anno del CiakPolska sono la direttrice degli studi WFDIF di Varsavia Agnieszka Bedkowska e proprio Zanussi che abbiamo avuto il piacere di incontrare in un confronto da cui sono emerse riflessioni a tutto campo sullo stato di salute del cinema, sul ruolo dei festival, sulla censura nei paesi sovietici negli anni Settanta e sul suo rapporto con l’amico e collega Krzysztof Kieślowski.

Krzystof Zanussi (Foto di Mikolaj Rutkowski)
Krzystof Zanussi (Foto di Mikolaj Rutkowski)

IL CINEMA – «Appartengo alla minoranza di persone che si interessano del cinema più serio. Cinema trattato come disciplina d’arte visto che da molti, soprattutto i cosiddetti filmologi, tutto è deprezzato a livello dei generi. Nella letteratura, ad esempio, si discute poco dei generi letterari. Guerra e Pace non è un romanzo storico, è un romanzo e basta. Solo nel cinema si categorizza il tutto in base ai generi il che significa che non è trattato in maniera seria dai cineasti stessi. Lo studio dell’etica nel cinema polacco contemporaneo, ad esempio, è diventato minoritario. Abbiamo vissuto otto anni di governi molto ipocriti e questo teoricamente avrebbe dovuto suscitare pellicole reazionarie su temi simili, ma praticamente sono stati tutti soffocati. Sfugge alla vita di famiglia, alle cose intimiste, non penso che il cinema polacco stia vivendo una grande stagione al momento, ma tutto il cinema, in generale, mi sembra vivere un periodo poco affascinante».

La struttura di cristallo, il film della svolta per il regista polacco, datato 1969
La struttura di cristallo, il film della svolta per il regista polacco, datato 1969

I FESTIVAL – «A questo punto della mia vita penso di avere il diritto di essere scettico rispetto a ciò che vedo, ma certi film sono completamente emarginati. L’anno scorso ho visto un film australiano, The New Boy di Warwick Thornton, molto originale come soggetto, con un’idea radicata e sorprendente, ma svanito nel nulla. Non l’ho visto in nessun’altro festival, perché i festival sono ormai orientati verso una massificazione del pubblico. Il film racconta di un ragazzo aborigeno accolto in un monastero di suore cattoliche. Ti aspetteresti una storia tipica dove magari viene maltrattato da una comunità di fanatici religiosi: Tutto l’opposto. Il ragazzo ha una disposizione metafisica che le suore, con le loro preghiere, non riescono ad ottenere. E per loro diventa un modello di Fede. Un film interessante che il mercato, purtroppo, ha deciso di non supportare».

L'anno del sole quieto, film di Krzysztof Zanussi del 1984
L’anno del sole quieto, film di Krzysztof Zanussi del 1984

L’ETICA – «Invecchiando sento di avere un conflitto con il mondo molto più grande rispetto a quand’ero giovane, il sentimento di ribellione di allora si è approfondito, radicato. Mi sembra che tutto il nostro mondo avanzato, sviluppato, vada nella direzione sbagliata. Tanti i valori persi e con loro la mancanza della ricerca di nuovi. Il modo in cui questi vengono realizzati e radicati deve essere riscoperto. Tante cose non hanno più risposta sulla base della vecchia etica, non è più utilizzabile, serve una nuova base. La psicologia ha sostituito la religione. Sembra di essere a una pretesa di suggerire come vivere e non sempre questa è una cosa positiva, perché può condurre a uno stato di inerzia. Il benessere non è lo stato più desiderato nel mondo fisico. Se siamo ben nutriti, ben sicuri, finisce che alla fine qualcuno ci mangia».

Colori Mimetici, un film di di Krzysztof Zanussi del 1976
Colori Mimetici, un film di Krzysztof Zanussi del 1976

IL MIO ULTIMO FILM – «Sto preparando qualcosa, non un film in costume ma di genere, diciamo, contemporaneo, vedrò se sarò in grado di realizzare il mio ultimo film. Sicuramente sarà l’ultimo. Il soggetto è legato, indirettamente, al convegno a cui sto prendendo parte. Il problema, o meglio, il fenomeno per cui qualcuno è capace di offrire la propria vita per qualcun altro. Qualcosa che sembra biblico, medievale, ma che in realtà succede anche oggi. Questo, in sintesi, il soggetto. Ora sto combattendo, come sempre, per ottenere i finanziamenti e vedremo se riuscirò a realizzarlo. È previsto per l’anno prossimo l’inizio delle riprese e ho già ricevuto l’adesione della televisione polacca. Gli enti pubblici, ad oggi, sembrano essere gli unici rimasti ad avere una visione, sono obbligati a realizzare qualcosa di più ambizioso. In buona fede o no, ma voglio realizzarlo».

Piotr Garlicki in una scena di Colori Mimetici di Krzysztof Zanussi
Piotr Garlicki in una scena di Colori Mimetici di Krzysztof Zanussi

L’ATTUALITÀ DI COLORI MIMETICI – «Sinceramente speravo che con il cambiamento del sistema economico e politico, un film come Colori Mimetici risultasse meno attuale oggi. Sfortunatamente è rimasto tale, i giovani si ritrovano facilmente in questo sistema gerarchico di menzogne generalizzate. Tutti mentono, basta vedere la pubblicità, è una menzogna continua che si ripete e tanti lo fanno senza nemmeno porsi il rimorso di farlo e questo è nocivo per la società. La pubblicità non informa, suscita solo desideri ed emozioni di cose che alla fine sono inutili. Meglio non desiderare i beni materiali».

Jerzy Stuhr e Il Cineamatore di Krzysztof Kieślowski
Jerzy Stuhr e Il Cineamatore di Krzysztof Kieślowski

IL CINEMATORE E IL MIO AMICO KIE – «In quel film c’era Jerzy Stuhr, scomparso un paio di mesi fa, un attore di grande peso, di grande importanza. Con Kie (Kieślowski nda) abbiamo lavorato parecchie volte e in via personale siamo stati molto amici. Fu mio sostituto nella casa di produzione che ho diretto per trent’anni e mi ha praticamente forzato (ride) a partecipare al film in un cameo di me stesso. Quella scena sarebbe dovuta essere ancora più lunga in verità, la censura polacca è intervenuta pesantemente ne Il Cinematore e mi ha tolto parecchie frasi previste nella sceneggiatura. Una linea dialogica recitava: Nel sistema in cui viviamo c’è veramente poco spazio per un uomo onesto. Una frase che si può dire una volta in un film, ma non due…».

Il cameo di Krzysztof Zanussi in Il Cineamatore
Il cameo di Krzysztof Zanussi in Il Cineamatore

LA CENSURA – «Uno strumento osceno. Chi ci lavora ha un interesse pari a quello che può avere qualcuno per la pornografia. Pochi sanno, qui in Occidente, che in certi paesi dell’Unione Sovietica la censura sui lavori cinematografici era preventiva. Agiva ancor prima che venisse presentato il lavoro finale. E noi tutti siamo stati in difesa della censura perché i sovietici non l’avevano in via formale. C’era una persona, specifica, indicata, di cui sapevi il volto e potevi avere l’indirizzo, il numero di telefono. In paesi come l’ex Cecoslovacchia, ad esempio, tutto era integrato nelle logiche della lavorazione, ed era molto peggio perché toccava difendere il film. Era una difesa perversa. I censori all’epoca del Comunismo erano molto cinici, per nulla ideologici, si occupavano solo della propria posizione. Venivo spesso criticato dai censori. In un’intervista mi accusarono di viaggiare spesso all’estero e di vedere poco la Polonia. Io risposi loro che credevo di vedere la Polonia da più vicino di chi, invece, la guardava dal finestrino di una Mercedes! Stranamente quella frase fu accettata dalla censura e inserita nell’intervista per un motivo semplice: ultimamente il Governo aveva comprato Peugeot e non Mercedes agli alti funzionari!».

Christoph Waltz al centro della scena di Vita per Vita, film di Krzysztof Zanussi del 1991
Christoph Waltz al centro della scena di Vita per Vita, film di Krzysztof Zanussi del 1991

IL MATERIALISMO – «Credo che ci sia una saturazione sui beni materiali perché non siamo in grado di provvedere al consumo di tutto quello che il mercato ha da offrire. Non credo che nessuno abbia bisogno di possedere tre automobili e una casa con cinque stanze che vanno pulite almeno una volta a settimana (dice ridendo nda). Il materialismo credo stia perdendo forza, ecco, non è più attraente com’era una volta, all’inizio dell’era del Capitalismo dove bisognava avere di più per essere più presenti possibile in questa vita, e oggi questo sembra essere già passato. Nei paesi sviluppati si tende a cercare qualcosa di diverso e questo lo possiamo trovare in tanti spazi da penetrare nei rapporti tra noi, la materia, la natura. È tutto ancora aperto».

Un estratto dalla locandina ufficiale di Liczba doskonala, attualmente l'ultimo film del regista, del 2022
Un estratto dalla locandina ufficiale di Liczba doskonala, attualmente l’ultimo film del regista, del 2022

L’INQUIETUDINE MORALE – «Ciò che mi inquieta di più è che la visione della mia cultura, la mia civilizzazione, sembra essere sul punto di decomporsi. Tante volte l’Europa è rinata come una fenice, ma i tempi ci dicono che forse non accadrà e forse finiremo con l’essere dominati da altre culture, soprattutto quella cinese che è molto espansiva. E la gente in Europa non si rende conto che la libertà è qualcosa di molto fragile. Possiamo essere facilmente colonizzati da altre culture che hanno un modo diverso dal nostro di vivere il mondo. Mi sembra essere un discorso molto serio perché vedo quest’espansione sotto i nostri occhi ed è testimonianza di una decadenza che mi preoccupa molto. Mi piace la nostra Europa…».

  • INTERVISTE | Jan Komasa racconta The Hater al CiakPolska
  • LONGFORM | Tre Colori, un capolavoro da amare
  • VIDEO | Qui per il trailer originale di Colori Mimetici: 

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