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Josh Brolin: «Da Deadpool a Jonah Hex: la mia strana carriera tra successi e flop»

Cable, Ray Bradbury, i flop e la sperimentazione continua sul set: l’attore si racconta a Hot Corn

Josh Brolin in ascolto. Foto Denis Makarenko - Shutterstock

ROMA – Josh Brolin colpisce ancora e dopo Thanos in Avengers: Infinity War eccolo di nuovo nel ruolo di super villain di un cinecomic. In Deadpool 2 è Cable, un’inquietante presenza che giunge sulla Terra a disturbare la quiete del protagonista. Ambiguo, terrificante e potentissimo, darà del filo da torcere all’antieroe. In realtà però Brolin – che ha cominciato a fare cinema esattamente trentatré anni fa con I Goonies, era il 1985, e ha girato con autori come i Coen, Oliver Stone, del Toro e Gus Van Sant – non somiglia affatto ai suoi duri da manuale, anzi: disponibile, gentile e divertente, sa molto bene come intrattenere un pubblico, anche quando si tratta di una manciata di giornalisti seduti attorno ad un tavolo.

Il primo ruolo di Josh Brolin: il fratello maggiore de I Goonies. Era il 1985.

IL RUOLO «Fare il cattivo? È divertente, ma non saprei dire se è meglio che interpretare il buono. Mi divertono soprattutto le dinamiche tipiche del confronto con la propria nemesi. Per decidere a chi affidare la parte di Cable, Ryan Reynolds ha cercato di farsi venire in mente il peggior mascalzone di Hollywood ed eccomi qui! Scherzi a parte, non mi sorprendo più quando mi offrono questo genere di ruoli. La mia fisionomia li ha sempre ispirati e ormai sono abituato a sentirmi dire che ho la faccia da brutto ceffo».

Nel ruolo di Cable in Deadpool 2.

LA SPERIMENTAZIONE «Quando scelgo un progetto non guardo al budget, ma sposo la storia. Se è forte non conta quanti soldi si abbiano a disposizione. Il mio entusiasmo resta invariato, sia che mi impegni in un cinecomic o sia coinvolto in una pellicola indie che ricorda i film di John Cassavetes. Ogni volta che leggo una nuova sceneggiatura mi concentro a non ripetere ruoli già fatti in passato. A fine carriera vorrei poter dire di aver sperimentato un po’ tutto, da Milk a Deadpool 2».

Josh Brolin e Sean Penn in Milk.
Con Sean Penn in Milk. Era il 2008 e Brolin ricevette la sua prima e unica nomination all’Oscar.

I FLOP «Non dico che tutti i film a cui abbia partecipato siano stati un successo, anzi. Non ho difficoltà ad ammettere che alcuni erano poco riusciti. Un esempio? Jonah Hex, caratterizzato da una storia piuttosto debole. Il mio istinto oggi sarebbe quello di riscriverli da capo, tornare indietro nel tempo e correggere ciò che so già essere sbagliato…».

Josh Brolin in una scena di Jonah Hex.
Brolin in una scena di Jonah Hex, flop assoluto nel 2010.

SCI-FI GEEK «Ho sempre letto molto, da ragazzo i libri di Ray Bradbury mi hanno aperto la mente come mai nulla in seguito. Quei romanzi hanno reso il mondo meno terrificante e più sopportabile, dimostrandomi che negli universi fantastici non solo tutto è possibile ma si possono persino sperimentare situazioni pericolose senza preoccuparsi delle conseguenze».

2008: Brolin nei panni di Bush nel sottovalutato W. di Oliver Stone.

GLI EFFETTI SPECIALI «Non capisco e non condivido il pensiero di chi dice che gli attori alle prese con i CGI non recitino davvero. Si sbagliano perché la recitazione resta recitazione, a prescindere dal contesto. Quello che conta davvero non è un’esplosione ma la capacità di intessere un racconto in grado di lasciare il segno».

John Brolin al make up per interpretare Cable. Foto del suo account Instagram.

L’ITALIA «Ho un rapporto speciale con il vostro Paese. Ho iniziato a girarlo quando ero ancora un ragazzo, da solo, percorrendolo in lungo e in largo. E ci sono tornato spessissimo, in vacanza, con mia moglie, che condivide la passione non solo per questi luoghi ricchi di storia ma anche per il vostro popolo, aperto e sempre ospitale».

Josh Brolin nel secondo film di Guillermo del Toro: Mimic. Era il 1997.

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