ROMA – Storia, leggenda e due miti come Romolo e Remo. Ne Il Primo Re di Matteo Rovere – interpretato da Alessandro Borghi e Alessio Lapice – le vicende storiche e quelle mistiche si intrecciano in un film potente e ambizioso. Infatti, dietro la sceneggiatura e la messa in scena, c’è stato uno studio approfondito del Lazio di epoca preromana. Pur trattando temi legati al mito, il film ha ricostruito con fedeltà l’ambiente naturale e gli oggetti materiali che caratterizzavano territorio e la società del VIII Secolo a.C.. C’è il Tevere, ancora selvaggio, i boschi e le paludi. E storia vuole che la città di Roma sia sorta proprio vicino al fiume, riunendo più villaggi della zona, assicurandosi il controllo sui guadi e sulle vie di comunicazione, che consentivano gli scambi commerciali tra i diversi popoli dell’Italia centrale.
Una precisione scientifica enfatizzata sia dall’utilizzo del protolatino (un latino arcaico ricostruito attraverso fonti contemporanee al periodo storico in cui si immagina che Romolo e Remo siano vissuti) con cui è stato scritto e girato Il Primo Re, sia nella realizzazione dei materiali di scena grazie all’ottimo lavoro di Tonino Zera (scenografie) e Valentina Taviani (costumi). Basti pensare all’equipaggiamento utilizzato nelle scene di lotta, o la spada in ferro, riprodotta in modo preciso su base di quella utilizzata da alcuni popoli italici. Fedeli alle ricostruzioni archeologiche sono anche le capanne del villaggio, costruite con materiali deperibili: pali di legno per la struttura portante, canne palustri per il tetto, o rivestite d’argilla quando usate per le pareti. Altro punto che si rifà alla storia vera, quella dell’istituzione del collegio delle vergini vestali. Ovvero le sacerdotesse consacrate alla dea Vesta che, per trenta anni, dovevano mantenere vivo il fuoco sacro, simbolo del focolare domestico e del benessere dello Stato.
E Romolo e Remo? Quanto c’è di vero? Il Primo Re, da un punto di vista antropologico, racconta la vicenda seguendo il mito e la realtà che precede la fondazione dell’Urbe. Quella nascita di Roma che si attesta come un evento che stabilisce un ordine fondato sul rispetto delle leggi divine, poste alla base politica del potere. Questo fatto, Matteo Rovere, lo mette in scena allegoricamente grazie al mito, e più nello specifico attraverso la lotta tra i due fratelli: Remo, pur primeggiando per vigore fisico, soccomberà alla forza dei sentimenti e di compassione di Romolo, come spesso riportato dalle fonti certe di età imperiale. Ecco perché Il Primo Re è sì un’opera spettacolare e pop, ma anche una formidabile fonte di trasmissione del sapere con importanti finalità didattiche e divulgative.
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Qui potete vedere la nostra video intervista ad Alessandro Borghi e Alessio Lapice:
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