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Il Boemo | Il genio dimenticato di Josef Mysliveček rivive in un film raffinato

Petr Václav rende omaggio al compositore realizzando un affresco dettagliato della società del ‘700

Il Boemo
Vojtech Dyk è Josef Mysliveček ne Il Boemo

ROMA – Il passato da documentarista di Petr Václav risuona ne Il Boemo, evento di apertura al 34° Trieste Film Festival ora in sala nelle principali città italiane. Una pellicola che ricostruisce la vita privata e artistica di Josef Mysliveček, uno dei compositori più ricercati e apprezzati del Settecento poi dimenticato dalla Storia al quale il film di Václav rende omaggio raccontandone le indiscusse doti musicali mentre realizza un affresco dettagliato della società dell’epoca. Giunto a Venezia da Praga nel 1764, dove aveva lasciato una vita sicura grazie ai possedimenti familiari, Mysliveček – interpretato da Vojtech Dyk- decide di tentare la sorte e seguire il suo desiderio di diventare compositore d’opera. La sua è una vita precaria, fatta di restrizioni e tentativi di introdursi nei circoli musicali dell’epoca.

Il Boemo
Vojtech Dyk e Barbara Ronchi in una scene de Il Boemo

L’incontro con una nobildonna libertina (Elena Radonicich) gli aprirà le porte dei salotti culturali più in voga all’epoca oltre ad introdurlo ai piaceri di una vita mondana. Velocemente il suo talento viene notato e, in una manciata di anni, ottiene una commissione in grado di cambiare il corso della sua vita artistica. Il compositore ha il compito di scrivere un’opera per il Teatro San Carlo interpretata dai più grandi cantanti del tempo, compresa il soprano Caterina Gabrielli (Barbara Ronchi). L’occasione che aspettava da tempo e che lo trasformerà in uno dei nomi più influenti e ricercati della musica classica dell’epoca tanto da diventare amico e ispiratore di un giovanissimo Mozart.

Elena Radonicich in un’immagine del film

Ascesa e declino. I due poli su cui si muove Il Boemo. Un film, dicevamo, dalle reminiscenze documentaristiche nel modo in cui Václav segue i suoi personaggi con la macchina da presa, interessato a catturare l’essenza di un tempo preciso ed irripetibile, mosso da fermento culturale, trame politiche e lussuria. Suono registrato in presa diretta (comprese le molte parentesi culturali), luce al naturale alla Barry Lyndon, ambienti dal vero. Tutto ne Il Boemo ha la volontà di riportare un respiro di verosimiglianza in ogni scena, grazie anche all’accurata ricerca delle location. Tra gli elementi più interessanti del film il ritratto sfaccettato della figura femminile dell’epoca.

Il Boemo
Una scena de Il Boemo

La vita artistica di Mysliveček si intreccia con quella sentimentale e questo permette a Il Boemo di raccontare personaggi femminili che nelle loro differenze sociali fotografano accuratamente il tempo in cui si muovono. Dal personaggio dell’aristocratica con il volto della Radonicich, dal cui letto si decidevano le sorti di uomini come Mysliveček, al privilegio dell’artista interpreta dalla Ronchi vista con ambivalenza dalla società (libera di vivere del suo lavoro e non dipendere da un uomo ma, al tempo stesso considerata di dubbia morale) passando per due figure costrette a sottomettersi alle volontà di padre e marito.

Un’immagine del film

E poi c’è la musica. Quella di Josef Mysliveček che Il Boemo fa rivivere in tutto il suo splendore. Václav, infatti, per la colonna sonora del film ha fatto riemergere dalla Storia che l’aveva inghiottite molte delle composizioni dell’artista che, per oltre 250 anni, erano rimaste nel dimenticatoio. Ad aiutarlo il maestro Václav Luks che ha registrato le musiche con la sua orchestra, il Collegium 1704. Il risultato è un film in cui la musica è al centro del racconto e permette di comprendere tutto lo struggimento, l’impegno e il talento di un genio dimenticato che ha riottenuto il suo posto nel mondo.

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L’intervista a Elena Radonicich è a cura di Manuela Santacatterina:

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