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I Segreti di Twin Peaks | David Lynch e quella serie che ha fatto la storia della tv

24 febbraio 1989: Laura Palmer veniva trovata morta, avvolta in un telo di plastica. Iniziava il mito

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Illustrazione di Olivier Laude

MILANO – «Chi ha ucciso Laura Palmer?». L’8 aprile del 1990 la ABC trasmetteva il primo episodio de I Segreti di Twin Peaks, la serie tv ideata da David Lynch e Mark Frost – in Italia sarebbe arrivata un anno dopo, il 9 gennaio 1991 – e quella domanda divenne un’ossessione per migliaia di spettatori. Il mistero della liceale trovata morta il mattino del 24 febbraio 1989 avvolta in un telo di plastica dopo essere stata gettata nel fiume ha cambiato la storia della televisione influenzando tutto ciò che è arrivato dopo. Due stagioni – senza dimenticare il revival omonimo del 2017 – con cui David Lynch ha sperimentato fin dove nessuno prima di lui aveva osato, o forse più semplicemente, anche solo immaginato, spingersi.

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Chi ha ucciso Laura Palmer?

La fittizia cittadina al confine tra Stati Uniti e Canada, tra una fetta di torta alle ciliegie e «una dannata tazza di buon caffè», è diventata il teatro delle indagini dell’Agente Speciale Dale Cooper, interpretato da Kyle MacLachalan che, durante il primo lockdown ha ipotizzato un rewatch collettivo dello show per l’anniversario della messa in onda. A metà strada tra crime e soap opera, I Segreti di Twin Peaks, ha introdotto poi una componente horror sovrannaturale che ne è diventata il punto di forza (e di terrore!) in cui il tema del doppio – così centrale nella storia del cinema, basti pensare a Shining – attraversa la serie. A partire dalla sua protagonista, liceale perfetta divisa tra volontariato e scuola di giorno, anima tormentata e prostituta part-time di notte. Un personaggio che Mark Frost ha confessato di aver scritto pensando alla fragilità di Marilyn Monroe.

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Illustrazione/gif di Geo Law

Analizzandone il successo ottenuto oltreoceano, i cui episodi crearono un vero e proprio caso settimanale con l’immancabile commento che seguiva il giorno successivo (niente Twitter all’epoca!), è lampante come Twin Peaks abbia anticipato un fenomeno di condivisione collettiva oggi replicato da show come Mad Man, Breaking Bad o Il Trono di Spade. Dalle t-shirt con la scritta Who Killed Laura Palmer? ai copioni dati agli attori solo il giorno delle riprese per evitare i nostri nemici peggiori: gli spoiler. Tutto quello che la serialità è oggi, I Segreti di Twin Peaks lo aveva già anticipato trent’anni fa facendo di David Lynch – che già aveva sul curriculum The Elephant Man e Velluto Blu – il primo grande regista a confrontarsi con la tv.

Illustrazione di Helena Mishchenko

Quella domenica sera di trent’anni fa, con l’episodio Northwest Passage, il cinema entrava nel piccolo schermo. Un momento epocale di cui magari qualche spettatore distratto non si era accorto ma che segnò un prima e un dopo per la storia della televisione. Una rivoluzione accompagnata dalle note della sigla di Angelo Badalamenti, tra il sognante e il sinistro, che qualche mese dopo gli regalò un Grammy. Quella sera David Lynch e Mark Frost presentarono all’America quell’ibrido di generi che è stato Twin Peaks spaziando dall’umorismo al noir, dal grottesco ai drammi adolescenziali, dalla violenza alla commedia. Protagonisti una serie di personaggi con i quali era facile empatizzare perché poi non così diversi da noi.

Illustrazione di Nick Taylor

E se oggi ci divertiamo a scoprire di come Barack Obama amasse guardare Homeland e House of Cards, Angelo Badalamenti – leggendario compositore della sigla e di tanti altri film di Lynch, scomparso all’età di 85 anni – raccontò che, mentre era negli studi di Abbey Road con Paul McCartney, il baronetto gli confidò che la Regina Elisabetta interruppe un suo concerto privato per andare a vedere un episodio de I Segreti di Twin Peaks. Ve la immaginate la Regina, circondata dai suoi corgi, mentre guarda Dale Cooper nella Loggia Nera insieme a il Gigante e il Nano? Un altro esempio dell’influenza e del successo ottenuto dalla serie che ci ha regalato personaggi meravigliosi e terrificanti (qualcuno ha detto BOB?) di cui trent’anni dopo non abbiamo smesso di parlare. «Ci sono molte storie a Twin Peaks. Alcune sono tristi, alcune divertenti. Alcune sono storie di pazzia, di violenza. Alcune sono ordinarie tuttavia hanno un senso di intrinseco mistero. Il mistero della vita».

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Qui potete vedere la sigla de I Segreti di Twin Peaks composta da Badalamenti:

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