ROMA – Max Pezzali e Mauro Repetto si incontrano al liceo e diventano presto grandi amici con lo stesso sogno: fare musica. Dai banchi di scuola ai palchi più grandi, diventeranno i portavoce di un’intera generazione. Nascono gli 883, e con loro i successi di Come Mai e Una Canzone d’Amore, ma soprattutto di Hanno ucciso l’Uomo Ragno e Sei un mito che accompagnano le primissime immagini di Hanno ucciso l’uomo ragno – La leggendaria storia degli 883, una dramedy Sky Original targata Sydney Sibilia (Mixed by Erry) con Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli che hanno portato sullo schermo una performance magistrale. Un milione e trecentomila spettatori medi a settimana, un successo clamoroso che ha reso la serie uno degli Original più seguiti degli ultimi otto anni.

Per una prima stagione di Hanno ucciso l’uomo ragno che vede il non ancora duo al liceo mentre conducono vite separate: da una parte Max – bocciato al liceo ed annoiato dalla vita – fin troppo visionario per il luogo in cui vive – e dall’altra Mauro, un ragazzo a cui l’energia sicuramente non manca, animatore nei villaggi durante l’estate, disponibile a buttarsi in diversi mestieri, ma costantemente accusato di non avere quel tassello in più, quel qualcosa che gli manca, e che lo completi. La loro vita cambia nel momento in cui Max e Mauro diventano compagni di banco: due persone opposte, ma unite dalla passione per la musica e dalla volontà di evadere da Pavia.

La grande occasione arriverà quando presenteranno il loro brano al produttore Claudio Cecchetto (Roberto Zibetti) e da lì, la storia la conosciamo tutti molto bene. Ma perché Hanno ucciso l’uomo ragno è riuscita a incidere così tanto? Sicuramente a contribuire è l’effetto nostalgia che ha scaturito: non soltanto per gli adulti d’oggi che hanno rivissuto la loro adolescenza, ma anche la Generazione Z: chi, in fondo, non ha almeno un ricordo di un CD degli 883 nella loro macchina che ascoltavano in viaggio con i propri genitori o tra amici? La bellezza dell’incredibile serie da Sibilia (garanzia di qualità) non si limita soltanto a ripercorrere i natali della band, ma si propone come un vero e proprio inno agli anni Novanta, esplorando il tema dell’amicizia, fulcro della storia, soprattutto perché dà la possibilità a chiunque di rispecchiarsi.

Una serie, Hanno ucciso l’uomo ragno, che parla di tutti, e dà a tutti la speranza di credere nei propri sogni. Merito delle canzoni degli 883, in cui ci siamo tutti tra riscatto, speranza e paura di non farcela. La storia di Max e Mauro è anche la nostra. Al contrario, puntata dopo puntata si mostra quanto difficile sia stato in anni come quelli riuscire ad emergere, a diventare dei volti noti, senza il grande aiuto che i social danno oggi. E poi ci lascia sul più bello, Hanno ucciso l’uomo ragno, quando gli 883 si sono ormai consolidati dopo l’uscita del loro primo album, superando una piccola crisi. Anche Mauro – che non canta- riesce a trovare il suo posto con i suoi singolari balletti durante i concerti. Appuntamento alla prossima stagione. Il titolo? Nord Sud Ovest Est naturalmente… «E forse quel che cerco neanche c’è…».
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