ROMA – Tratto dall’omonimo romanzo del 2018 di Antonio Scurati (edito in Italia da Bompiani) vincitore del Premio Strega e bestseller internazionale, in otto puntate M – Il Figlio Del Secolo racconta la nascita del fascismo in Italia e l’ascesa al potere di Benito Mussolini. Con lui la storia di un Paese che si è arreso alla dittatura e la storia di un uomo che è stato capace di rinascere molte volte dalle sue ceneri, ripercorrendola dalla fondazione dei Fasci Italiani nel 1919 fino al famigerato discorso di Mussolini in Parlamento nel 1925, dopo il tragico omicidio del deputato socialista Giacomo Matteotti. Diretta da Joe Wright, la serie, presentata in anteprima mondiale, fuori concorso, all’81esima edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, arriverà dal 10 gennaio su Sky e in streaming su NOWtv.

Un’opera, M – Il Figlio Del Secolo, a cui Wright s’è avvicinato per cercarvi una connessione con il suo passato personale. Un legame più forte con la propria figura paterna: «Ben prima di accettare di dirigerla, prima ancora di sentirne parlare, c’è stato un momento in cui ero stato molto affascinato da quel periodo storico, sentivo come una connessione. Mio padre è nato nel 1906, quindi ha vissuto in prima persona quel periodo, e credo che la mia fascinazione per il periodo tra le due guerre e poi per la Seconda guerra mondiale derivi dalla mia voglia di capire meglio mio padre, di capire il mondo in cui lui ha vissuto». Periodo tra l’altro già affrontato dall’autore inglese, nel 2017, con lo straordinario L’ora più buia e le conseguenze immediate del conflitto nel Regno Unito dopo l’insediamento di Winston Churchill.

Stavolta si trattava di misurarsi con la figura di Benito Mussolini – che al di fuori dai confini della nostra Penisola è vista in modo molto differente – e con lui gli albori del famigerato Ventennio che cambiò per sempre le sorti dell’Europa: «Per gli inglesi Mussolini è più un personaggio periferico, è visto perlopiù in chiave caricaturale, come una buffonesca spalla di Adolf Hitler. Invece fu l’inventore del populismo moderno, nonché modello per Hitler. Ho avuto il privilegio di apportare un punto di vista esterno a questa storia, potendo guardare alla figura di Mussolini molto chiaramente, con un occhio non condizionato, ma non spetta a me dare lezioni agli italiani sulla loro storia, non ho nulla da insegnare agli italiani. Tutto ciò che posso fare è metterli davanti a uno specchio», ovvero della fortissima e radicata anima sociale di M – Il Figlio Del Secolo.

La forza della narrazione sta proprio nel modo in cui questa viene declinata. Un autentico miracolo creativo quanto compiuto da Stefano Bises e Davide Serino nel delineare il concept di M – Il Figlio Del Secolo, a partire dal fatto che per adattare in immagini (tele)filmiche la scrittura di Scurati era necessario trovare un espediente che, più che replicarne lo stile in chiave filologica, ne avrebbe dovuto eguagliare la potenza espressiva su di un medium differente. Nell’originale letterario, infatti, Scurati ribalta ogni possibile cliché in modo da mettere distanza ed evitare qualunque possibile legame empatico con il suo agente scenico principe. E men che meno con il fascismo che viene qui asciugato di tendenziose ideologie, depotenziato di qualsiasi (ridicola) idealizzazione romantica, per essere, infine, atterrato e trattato come fatto storico nei suoi dettagli di vita materiale.

Una straripante carica valoriale di cui Bises e Serino ripropongono l’eguale forza attraverso, però, un formato narrativo accattivante che sceglie dichiaratamente di puntare dritto il dito verso il nostro presente tra linee dialogiche evocative e sensazionali rotture di quarta parete, e un Mussolini (un Luca Marinelli stratosferico!) che ci appare carismatico, seducente, trascinante, divertito e che fa divertire i suoi spettatori. Un cortocircuito artistico direte voi? Non proprio, perché è esattamente ciò che fece la sua controparte storica nella ragionata ricerca di consenso agli albori del fascismo e che è anche riproposizione analitica universale (e quindi senza tempo) delle ragioni del successo del populismo a ogni latitudine politica. Ed ecco, quindi, la potenza delle ragioni artistiche di M – Il Figlio Del Secolo, perché se la distanza letteraria opportunamente calibrata da Scurati rimane intatta, negli intenti, lo stesso non può dirsi nella forma nella creatura seriale di Wright.

A ogni possibile rischio empatico di simpatizzare con l’io narrante – qui deliberatamente affidato a un agente scenico storico dalla forza distruttiva come può esserlo il Duce – Bises e Serino oppongono momenti di feroce violenza plastica e ridicolizzazioni che ne vanno ad asciugare la carica ideologica così da renderlo umano, vero, praticamente inerme. Ma soprattutto tossico, perché l’efficacia di M – Il Figlio Del Secolo sta anche nell’aggiungere colore al racconto e alla dimensione caratteriale del Duce, mostrando le conseguenze del sempre più crescente potere in chi lo circondava, tra alleati e avversari. Dalla sfera politica tra Cesare Rossi (Francesco Russo), Vittorio Emanuele III (Vincenzo Nemolato), Italo Balbo (Lorenzo Zurzolo), Giacomo Matteotti (Gaetano Bruno ruba la scena a ogni monologo in Parlamento), a quella umana tra Donna Rachele (Benedetta Cimatti è una rivelazione!), Margherita Sarfatti (Barbara Chichiarelli) e Bianca Ceccato (Cosima Centurioni).

Tutti indistintamente schiacciati dal magnetismo del Duce, tutti privati dei loro sogni e costretti, in un modo o nell’altro, a scendere violentemente a patti con la sua figura distruttiva. E poi c’è l’occhio registico di Wright che sbatte in faccia agli spettatori tutto ciò che rappresenta – e ha rappresentato – il Ventennio a ogni immagine, scegliendo di raccontare verità storiche senza didattica e superflui didascalismi: «Non credo che la serie necessariamente convincerà mai un fascista ad abbandonare il fascismo. Ma allo stesso tempo non volevo predicare ai convertiti, non volevo sfondare una porta già aperta». Si tratta solo di presentare i fatti e con loro la lezione storica universale in essi contenuta: non abbiamo bisogno della politica della paura! Per questa e per mille altre ragioni vi diciamo: M – Il Figlio Del Secolo è la serie del decennio, un’esperienza di visione irrinunciabile.
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