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Guido Caprino: «Io, tra Pietro Bosco, La stanza e le lezioni di Marlon Brando»

La stanza, il leghista di 1992, l’intelligenza di Brando, gli Emmy: l’attore si racconta a Hot Corn

guido caprino
Da Pietro Bosco a La Stanza: Guido Caprino.

MILANO – Lo ammettiamo subito, senza troppi giri di parole: qui nella redazione di Hot Corn siamo da sempre suoi grandi fan, da quel 24 marzo 2015, data della prima apparizione in 1992 nei panni di Pietro Bosco, un ruolo enorme per un attore notevole come Guido Caprino. Adesso, dopo averlo visto nel ruolo di Cyrano in Tutti per 1 – 1 per tutti, Caprino ritorna su Prime Video con La stanza di Stefano Lodovichi, a fianco di Camilla Filippi e Edoardo Pesce, thriller psicologico di cui vi avevamo parlato qui. E proprio da qui siamo partiti per un’intervista in cui l’attore racconta un viaggio che lo ha anche portato, unico italiano, alla recente nomination agli International Emmy Award per 1994, ovvero l’atto finale del suo Pietro Bosco.

Sì, è proprio lui: Guido Caprino in una scena de La stanza.

LA STANZA «Partiamo da La Stanza, sì, un progetto molto intenso, perché la sceneggiatura richiedeva di rimanere praticamente senza pelle, cosa che faccio di solito, ma in questo caso lo richiedeva ancora di più. È stato un viaggio non facile, devo dire, anche perché abbiamo girato in poco tempo. È stato uno di quei viaggi che non ti lasciano indifferenti, un lavoro che ho amato e a cui ho dato l’anima. Non so perché, ma oggi mi risulta quasi doloroso parlarne. Un ruolo conflittuale per un personaggio che, in qualche maniera, mi portavo un po’ dietro quindi è stato un periodo anche un po’ difficile. Noi attori però amiamo queste cose…».

Guido Caprino
Guido Caprino in una scena de La Stanza.

IO & GIULIO – «Ci tenevo molto al personaggio di Giulio, altrimenti non avrei accettato di girare un film come La stanza. È un ruolo che mi ha commosso molto ed è forse il caso di dire che ho fatto un lavoro sull’infanzia, che – al di là del tema trattato nel film – è una cosa che cerco di fare spesso. Devo stare attento però a non spoilerare troppo per chi non lo ha ancora visto, ma diciamo che ho lavorato molto sulle parti più infantili e su quello che era il bisogno del personaggio. Su quella necessità immensa di essere amato, di essere accettato e voluto…».

Guido Caprino
Guido Caprino, irriconoscibile, nel ruolo del leghista Pietro Bosco in 1992.

IO E PIETRO – «Pietro Bosco, che dire? L’ho interpretato in 1992, 1993 e 1994 e per far capire quanto sono rimasto attaccato a quel personaggio, quanto l’ho amato, ho perfino rifiutato una serie internazionale in inglese da protagonista per poter concludere 1994. Perché? Perché nonostante fosse un personaggio già fatto, non riuscivo a staccarmi da Pietro. Gli dovevo molto e molto gli ho dato. È stato importante per me, soprattutto perché quello che davo veniva colto, una cosa che non capita spesso in questo lavoro. A volte dai molto, poi vai a vedere il film e c’è veramente poco di quello che hai dato. E invece Pietro è stato un personaggio così ricco che è stata una fortuna. La nomination agli Emmy è stata davvero la degna conclusione del viaggio».

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Atto finale: con Miriam Leone in 1994.

IL MIO MITO – «Marlon Brando, nessun dubbio. Non mi ispiro a lui, però, attenzione: me ne guardo bene. Io ho studiato un metodo e colui che reputo il mio maestro è stato assistente di Stella Adler (Vincent Kid, nda) quando insegnava a Brando, ma a parte questo non ho nulla in comune con lui. Di Brando mi colpisce la naturalezza, la sua tecnica – talmente precisa che non si vede – e poi il fatto che comunque c’è sempre un pensiero dietro, la sua interpretazione non è mai vuota. Secondo me la sua intelligenza attoriale rimane superiore a tutti…».

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Marlon Brando in Ultimo tango a Parigi.

IO E I REGISTI «Con Marco Bellocchio ho lavorato sia su Il regista di matrimoni che in Fai bei sogni. Mi piace molto, per me è un maestro e lo stimo moltissimo. Un regista con cui mi piacerebbe lavorare? Ne dico due: Paul Thomas Anderson e Terrence Malick. Sto chiedendo troppo? (ride, nda). Adesso non me ne vengono in mente altri ma appena chiudo la telefonata me ne verranno in mente altri dieci. Però ci tenevo a citare loro due. Il futuro? Ho molti progetti in cantiere, ma ancora niente di concreto, nel senso che non ho ancora firmato dei contratti. Però ci sono cose molto interessanti che dovrò fare e che stanno arrivando…».

Marco Bellocchio
Marco Bellocchio sul set di Fai bei sogni.
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