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1994 | Stefano Accorsi, la Seconda Repubblica e il gioco del potere

Tra storia vera e romanzo da (grande) tv: l’atto finale della serie targata Sky Original e Wildside

Stefano Accorsi, Guido Caprino e Miriam Leone nell'artwork di 1994

ROMA – Il tagline sotto il titolo recita chiaro: “L’anno della restaurazione”. Perché, dopo la rivoluzione (mancata) e il terrore (dissipato), gli autori di ’92, ’93 e ora di 1994 – Alessandro Fabi, Ludovica Rampoldi, Stefano Sardo, da un’idea di Stefano Accorsi – dovevano concludere la storia, andando fino in fondo ai personaggi, chiudendo quel cerchio iniziato tra i palazzoni di Milano e, adesso, arrivato nelle segrete della politica di Palazzo Chigi. O, se volete, alla luce dell’ambito sole della Sardegna.

Stefano Accorsi è Leonardo Notte

Perché, mai come in quest’ultimo atto, la finzione scenica va ad alternarsi con la cronaca, con le prime pagine, con le scorie della Seconda Repubblica che, tutt’ora, non scordiamo. Anzi. Così, il trittico protagonista, Leonardo Notte, Veronica Castello e Pietro Bosco (come sapete interpretati da Accorsi, Miriam Leone e Valerio Carpino) sono ancora più amplificati, diretti e cinici. E, se volete, ancora più deboli ed effimeri. In fondo, come in uno studio televisivo, in politica tutto è amplificato.

Miriam Leone è Veronica Castello

Allora, non è un caso che la serie inizi proprio su Canale 5, con il Braccio di Ferro tra il (discusso) completo marrone di Achille Occhetto e il blazer grigio di Silvio Berlusconi (Paolo Pierbon), che da lì a poco avrebbe vinto le elezioni, per poi dimettersi il 22 dicembre, pochi giorni dopo quell’invito a comparire davanti al PM Antonio Di Pietro (Antonio Gerardi) recapitatogli direttamente a Napoli, durante la conferenza ONU sulla criminalità organizzata. Tutto questo è raccontato tra realtà e finzione, capaci in 1994 (otto puntate dirette da Giuseppe Gagliardi e Claudio Noce, su Sky Atlantic e Sky Cinema Uno dal 4 ottobre) di essere esattamente la stessa cosa.

E Guido Caprino è Pietro Bosco

Infatti, la serie, arrivata al suo epilogo, è riuscita nell’impresa di sovrapporre due mondi nello stesso quadro, senza far domandare al pubblico se sia vero o meno. Romanzo politico o cronaca dei fatti, linee narrative fin ora mai sfiorate – infatti, Leonardo, Veronica e Pietro si stringono, letteralmente, a corte –, mentre si forma un parlamento fatto di subrette da quattro soldi e strilloni populisti, prima di una svolta finale ma non definitiva, lasciando (metaforicamente) vivi i protagonisti. E sono proprio Leo, Bobo e Veronica, le marionette conflittuali di un potere che passa la mano, da una poltrona (vuota) a una reclame sul piccolo schermo, in grado di ipnotizzare e plasmare l’idea del popolo.

Stefano Accorsi e Paolo Pierbon, Leonardo Notte e Silvio Berlusconi

Questo è il vero potere, sentenzia 1994; questo è il nuovo palco politicante, dove i governi si fanno (o si disfano) su una barca, in Costa Smeralda, mentre un certo Umberto Bossi intona un vecchia canzone. Quell’anno, cruciale e spartiacque per due mondi, è un pezzo di storia italiana, con cui lo show di Sky gioca insieme ai suoi trionfi e alle sue sconfitte, come fosse una finale di Coppa dei Campioni. Ma, soprattutto, ne analizza il contesto, nonché la sua sommossa culturale. Che, dietro la narrazione storica ed inventata, offre una marcata osservazione dell’inarrestabile presente.

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