MILANO – La storia è nota: nel giro di poco tempo è diventata un’icona e un’attivista di fama mondiale, amata e odiata con la stessa intensità, soprattutto in questi mesi in cui si è schierata con il popolo palestinese. Eppure Greta Thunberg ha unito i ragazzi di tutto il mondo per lottare contro le politiche che – oggi più di ieri – stanno danneggiando il pianeta su cui viviamo. A partire dal primo solitario sciopero in Svezia, armata niente più che con un cartello che recita “Sciopero scolastico per il clima”, ha ispirato milioni di studenti a seguirne l’esempio, manifestando e marciando durante i #FridaysForFuture per chiedere ai politici di cambiare la rotta e così, si spera, salvare l’ecosistema. La sua domanda? Molto semplice: “Se non vi importa del mio futuro su questo pianeta, perché dovrebbe importarmi del mio futuro a scuola?”.
Ecco allora il documentario I Am Greta, diretto da Nathan Grossman e prodotto da Cecilia Nessen e Fredrik Heinig, presentato a Venezia ormai tre anni fa e ora assolutamente da recuperare in streaming – lo trovate in flat su Prime Video e a noleggio su AppleTV+ e TIMVision – un documentario sorprendente – va detto subito – che racconta il dietro le quinte di quella che fino a poco tempo fa era la normale vita di Greta, che da semplice studentessa si è trasformata in portavoce delle nuove generazioni. La sua storia viene raccontata attraverso filmati inediti e intimi mai visti prima. Tramite la telecamera, la seguiamo dalla scuola fino alla notorietà, comprendendo un po’ più a fondo l’enorme impatto che le sue parole hanno avuto e continuano ad avere.
Vediamo anche il viaggio ecologico su una barca a vela attraverso l’oceano per raggiungere il summit di New York, fedele al suo impegno di non causare ulteriore inquinamento attraverso l’utilizzo degli aerei. “Abbiamo dimostrato che siamo uniti e che noi giovani siamo inarrestabili”, disse Greta all’incontro sul clima delle Nazioni Unite nel 2019, “Lo sguardo delle future generazioni è puntato su di voi. E se ci deluderete, non vi perdoneremo mai”. Un discorso che è già storia perché non capita spesso di vedere una sedicenne parlare di fronte ai capi di Stato e accusarli apertamente di uccidere il pianeta, invitandoli poi ad agire per fare in modo che questo non accada chiedendo a tutti delle politiche economiche e industriali più ecosostenibili.
Perché, a dirla tutta – e questo è il messaggio anche del documentario – è tragico che sia servita una ragazzina come Greta per attirare l’attenzione dei politici sul problema climatico, come se prima non si fossero mai resi conto dell’impatto che l’azione dell’uomo sta avendo sul pianeta, dal disboscamento della foresta amazzonica ai ghiacci dei poli. L’appello di Greta, che ha trovato l’appoggio di molte star di Hollywood da tempo impegnate nell’attivismo per il clima – da Leonardo DiCaprio a Jane Fonda – è un rinnovato invito a lottare per il futuro della Terra, che poi è anche il nostro futuro. E con I am Greta, Nathan Grossman ci permette di avvicinarci ancora di più alla sua lotta, che – necessariamente e senza distinguo – è la lotta di tutti per il futuro. Imperdibile e necessario.
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