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Come Se Non Ci Fosse Un Domani | Le strade, il cuore e la disobbedienza di Ultima Generazione

Riccardo Cremona e Matteo Keffer filmano i ragazzi del movimento. Ma com’è il documentario?

Chloé Bertini
Chloé Bertini in una scena del documentario.

ROMA – Il vero problema? Che alla fine, più che l’energia potente del movimento, rimane addosso una profonda amarezza. Rimangono appiccicati il cinismo, gli insulti social letti da Beatrice Pepe, le parolacce dei turisti a Fontana di Trevi, la rabbia degli automobilisti. Perché ci sono molte anime contenute dentro Come Se Non Ci Fosse Un Domani, documentario firmato da Riccardo Cremona e Matteo Keffer sul movimento di Ultima Generazione – presentato in anteprima alla Festa di Roma e prossimamente nelle sale con Maestro Distribution – un documentario che, minuto dopo minuto, diventa la fotografia precisa e fedele di un momento storico pessimo che sarà poi il futuro a giudicare. E così, per raccontare questi ragazzi, i due registi entrano dentro il movimento, seguono le loro discussioni pubbliche e private, le risate e le tensioni, muovendosi tra le neve e gli ulivi, tra la polizia e l’asfalto. La domanda è una sola: ma cosa li muove davvero?

Come se non ci fosse un domani
Beatrice Pepe e Simone Ficicchia in due momenti del doocumentario.

Scritto con la consulenza di Paolo Giordano e prodotto da Ottavia Virzì (anche attivista, da sempre) e dalla Motorino Amaranto di Paolo Virzì, Come Se Non Ci Fosse Un Domani  racconta le azioni, le discussioni, i dubbi, le speranze del gruppo di attivisti climatici impegnati da anni in una campagna di disobbedienza civile non violenta, che ha attirato l’attenzione (cattiva) dei media e le voci (quasi sempre contro) della politica con iniziative controverse come blocchi stradali e imbrattamenti di palazzi e opere d’arte, dal Senato a Fontana di Trevi. La narrazione del film segue cinque protagonisti del movimento – Beatrice Pepe, Simone Ficicchia, Chloé Bertini, Michele Giuli e Tommaso Juhasz – con le loro passioni e le loro contraddizioni, i loro momenti e i loro entusiasmi, ma anche mostrando senza timore gli smarrimenti e le difficoltà, mentre l’indignazione dell’opinione pubblica va sempre ai loro gesti e non verso l’evidente cambiamento climatico.

Come se non ci fosse un domani
Un momento dell’azione a Fontana di Trevi.

«Raccontare questa storia? No, non è stato semplice», spiegano Cremona e Keffer, «perché non è stato facile confrontarsi con l’istinto di sopprimere il pensiero delle conseguenze nel lasciare che accada. Allo stesso tempo, raccontare le storie di questi ragazzi ci ha dato la possibilità di esplorare i pensieri e le emozioni di una generazione inascoltata». E questo è, soprattutto, Come Se Non Ci Fosse Un Domani, il canto per una generazione inascoltata, che dovrebbe solo stare zitta e obbediente, godendosi il benessere e aspettando soldi e leve del comando tra irritanti toni paternalistici. Invece no, invece decide di buttare tutto all’aria, ma non senza problemi o conflitti personali, tanto che da questo punto di vista la discussione tra Beatrice e il padre (che non condivide nulla di quello che fa e le dice che è una privilegiata) è illuminante e utile anche (e soprattutto) a chi pensa che quelli di Ultima Generazione siano fondamentalmente solo figli di papà viziati che prendono tempo prima di trovarsi un altro futuro.

Chloe Bertini, un altro dei volti di Ultima Generazione.

Ironico poi – sia da media (imbarazzante l’intervista di Mediaset a Ficicchia che ci viene mostrata), che dalla politica – che le critiche più feroci a questi attivisti vengano da vecchi reduci del Sessantotto ora al potere, gente che allora gridava di non fermarsi e chiedere l’impossibile e che ora invece sbotta se il traffico è congestionato e ritarda all’ora di padel. Una visione non semplice, perché quando passano i titoli di coda risulta (molto) difficile essere ottimisti, ma la vera lezione da prendere da questi ragazzi è il bisogno assoluto di tornare alla disobbedienza civile, al pensiero critico in una società che atrofizza le menti e che i social hanno incattivito in maniera esponenziale. E allora ecco le parole di Thoreau, i riferimenti a Martin Luther King, la memoria di John Lennon, di persone che hanno avuto il coraggio di alzarsi e dire che no, non va tutto bene e che, anzi, andrà sempre peggio. E gli altri? «You better start swimmin’ or you’ll sink like a stone», diceva Bob Dylan già cinquant’anni fa: «Meglio che cominciate a nuotare, altrimenti affonderete come pietre». 

  • HOT CORN GREEN | Quando il cinema diventa green
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