ROMA – Nelle foreste paludose che costituiscono il cosiddetto confine verde tra Bielorussia e Polonia, i rifugiati provenienti dal Medio Oriente e dall’Africa che cercano di raggiungere l’Europa si trovano intrappolati in una crisi geopolitica cinicamente architettata dal dittatore bielorusso Aljaksandr Lukašėnko. Nel tentativo di provocare l’Europa, i rifugiati sono attirati al confine dalla propaganda che promette un facile passaggio verso l’UE. Pedine di questa guerra sommersa, le vite di Julia, un’attivista che ha rinunciato a una confortevole esistenza, di Jan, una giovane guardia di frontiera, e di una famiglia siriana si intrecciano. Parte da qui Green Border, il nuovo film di Agnieszka Holland che – trent’anni dopo la Germania nazista di Europa Europa – continua a raccontare delle scelte morali che le persone comuni si trovano ad affrontare.
Presentato in concorso a Venezia 80 in cui è stato insignito del Premio Speciale della Giuria, stavolta è la contemporaneità del nostro tempo al centro dell’obiettivo della Holland. Il dramma dei rifugiati e la loro condizione nella crisi migratoria tra Bielorussia e Unione Europea: «Viviamo in un mondo in cui sono necessari grande immaginazione e coraggio per affrontare tutte le sfide dei nostri tempi. La rivoluzione dei social media e l’intelligenza artificiale hanno ostacolato sempre di più l’ascolto di voci autentiche. A mio avviso, non ha alcun senso impegnarsi nell’arte se non si lotta per quelle voci, se non si lotta per porre domande su questioni importanti, dolorose, a volte irrisolvibili, che ci mettono di fronte a scelte drammatiche. Questa è esattamente la situazione in atto al confine tra Polonia e Bielorussia».
Una situazione delicata definita come una guerra ibrida del traffico di esseri umani di migranti, che va avanti dal 2021, dal mese di luglio per la precisione, quando all’improvviso centinaia di migranti hanno illegalmente oltrepassato la frontiera. In quel momento il presidente polacco Andrzej Duda ha dichiarato che la Polonia avrebbe fornito assistenza alla Lituania. Nel giro di pochi giorni le autorità polacche hanno accusato la Bielorussia di aver dichiarato una guerra ibrida alla Polonia poiché il numero di migranti che attraversarono il confine tra le due nazioni era aumentato considerevolmente rispetto ai dati accertati del 2020. Un’accusa ribadita mesi dopo dal Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. Per il mese di novembre i dati parlavano di oltre 32.000 tentativi di immigrati di attraversare il confine polacco.
La cosa è stata oggetto di strumentalizzazioni da parte di Lukašėnko che ha sollevato la possibilità di interrompere il gasdotto Yamal-Europa nel caso in cui gli europei avessero imposto ulteriori sanzioni alla Bielorussia. Manco a dirlo Green Border ha sollevato un polverone tanto da essere finito nel mirino del governo polacco. In particolare da Zbigniew Ziobro, ministro della Giustizia: «Nel Terzo Reich, i tedeschi producevano film di propaganda che mostravano i polacchi come banditi e assassini. Oggi hanno Agnieszka Holland per questo. Il film distorce l’immagine e mostra la Polonia dalla prospettiva peggiore, riducendo gli ufficiali e le guardie di frontiera al livello di sadici criminali». Mariusz Kamiński, ministro degli Interni e dell’Amministrazione, ha bollato il film come: «Un brutale attacco contro gli ufficiali polacchi in uniforme che stanno difendendo non solo la Polonia, ma tutta l’Europa».
La Holland, dalla sua, ha risposto ai commenti di Ziobro affermando come il Governo polacco fosse spaventato dalla rappresentazione che Green Border ha fatto della Crisi definendo diffamatori i commenti del Ministro e annunciando azioni legali nei suoi confronti per incitamento all’odio a meno che non avesse ricevuto scuse entro sette giorni. Alla prima a Varsavia la Holland ha parlato più in generale delle critiche del Governo nei suoi confronti, dicendo che si sarebbe aspettata che l’odio arrivasse sulla sua strada per la realizzazione di un film così spinoso: «Non pensavo però così brutalmente, e dai più alti organi governativi. Non siamo più nel paese in cui vorremmo essere se le massime autorità dirigono una campagna d’odio contro l’autore e il suo film».
Il giornale Gazeta Wyborcza ha pubblicato una lettera aperta con oltre 500 firmatari in cui si condannano gli attacchi dei funzionari pubblici. Lo stesso è stato per i membri della Straż Graniczna, le Guardie di Frontiera polacche, tratteggiate dalla Holland di una dimensione disumanizzata, brutale. Uomini privi di coscienza, incapaci di un qualsiasi atto empatico: solo spari, sevizie e dolore lasciato cadere nelle tenebre di un bianco-e-nero cupo e ferocissimo («Volevo fosse metaforico, in qualche modo legato al passato, alla Seconda Guerra Mondiale, quasi documentaristico» dirà la Holland in merito) e attenuante. Una scelta poco apprezzata, in particolare dai membri della divisione Nadwiśle che voluto rendere pubblico il proprio dissenso attraverso un comunicato dal titolo Green Border – Solo i maiali vanno al cinema che ha etichettato il film come scandaloso, anti-polacco e glorificatore del fenomeno patologico dell’immigrazione clandestina.
I membri della Nadwiśle hanno infine attaccato il distributore polacco Kino Świat ritenendolo causa di vergogna e di profondo disprezzo per l’intero paese. Il risultato è stato un attacco totale tra disordini civili nei cinema che proiettavano il film e review bombing da parte di individui filogovernativi e nazionalisti sugli aggregatori di recensioni. Questo non ha fermato in alcun modo la curiosità intorno a Green Border che nel solo weekend di apertura in terra polacca (22 settembre) è stato visto da quasi 137.000 spettatori a detta dei dati forniti da Kino Świat. Ha influito invece sulle sue chance agli Oscar 2023. La commissione giudicatrice ha infatti scelto The Peasants di DK e Hugh Welchman al suo posto e non per effettivi meriti artistici nonostante le smentite di rito della Presidente Ewa Puszczyńska.
Il motivo? Il timore di ritorsioni da parte del Governo sotto forma di finanziamenti limitati o trattenuti per futuri progetti. Un trattamento assurdo, indegno e ingiusto per un The Green Border opera straordinaria di finzione e cine-realtà che nelle sue immagini senza filtri intessute dalla Holland in una struttura corale per capitoli che raccontano di dolore, speranza e vita in un mondo privato del suo colore, apre il cuore, scuote le coscienze e sfida lo spettatore a riflettere e a guardare oltre lo proprio orizzonte, là dove tutto finisce e di punto ricomincia. Al cinema dall’8 febbraio per Movies Inspired.
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Qui sotto potete vedere il trailer del film
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