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Gran Torino | Clint Eastwood, l’America e quella strana storia scritta in un bar

Nick Schenk, sceneggiatore alle prime armi e un incontro che gli ha cambiato per sempre la vita

Razzista, bigotto, irascibile. Un leggendario personaggio nonché un sincero ritratto della redenzione umana. Il Walter “Walt” Kowalski di Clint Eastwood, protagonista del suo Gran Torino, è uno di quei personaggi memorabili della storia del cinema. Spregevole all’inizio, meraviglioso sullo straziante finale. E, pensare, che a crearlo, è stato un ex commesso di Minneapolis, Nick Schenk. Ma, andiamo con ordine. Nick, che cercava di arrangiarsi con i lavori che gli capitavano, coltivava parallelamente la passione per il cinema. Ma fino al 2008 non aveva mai venduto una sceneggiatura. Del resto, l’unico lavoro scritto prima di incontrare Eastwood era per un bislacco spettacolo tv sulle arti marziali, nonché alcuni sketch comici per Factory Accident Sex, un film direct-to-video del 2002.

Nick Schneck alla première di Gran Torino

Insomma, non un curriculum propriamente da Oscar. Pensare che la storia, tra un lavoretto e l’altro – in quel periodo, pensate, trasportava frutta – la scrisse usando una penna e un blocco notes, seduto di notte in un bar, il Grumpy’s, a nord di Minneapolis. «Una notte, ho buttato giù venticinque pagine», ha raccontato lo sceneggiatore in una vecchia intervista al LA Times Blog, «chiedendo al barista se gli piacesse quello che stavo scrivendo». La sceneggiatura di Gran Torino, Schenk, l’ha scritta insieme a Dave Johannson, amico di suo fratello. E, come Nick, anche Dave, all’epoca, non era di certo uno screenwriter. Cosa faceva? Vendeva forni per le compagnie di gas.

Una scena del film

Ed è emblematica la spiegazione dello sceneggiatore, a proposito del personaggio: «Lo conoscevo bene. «Quando lavoravo nel settore delle costruzioni, ho incontrato molte persone come Walt Kowalski», ha confessato l’autore, «Walt è come un insegnante, un allenatore che incontri a scuola. È il tipo di persona che sta solo aspettando un tuo passo falso per farti capire le cose. Non avevo idea che il personaggio di Clint avrebbe guidato una Gran Torino. Volevo che la macchina fosse una Ford, perché c’era una catena di montaggio vicino a me. Avrebbe potuto essere la Crown Victoria, ma mi piaceva di più il suono della Gran Torino…». Tuttavia, Schenk, a Hollywood, non conosceva nessuno. O, almeno, nessuno che potesse farla leggere subito ad Eastwood.

Clint Eastwood e il suo fucile in Gran Torino

Così, la consegnò a due giovani produttori, Jenette Kahn e Adam Richman, che la opzionarono di tasca propria. La storia, arrivò così a Bill Gerber, capo della produzione della Warner, che passò lo script a Eastwood. Il regista – che all’epoca disse che Gran Torino sarebbe stato il suo ultimo film – ne restò completamente rapito, tanto da cambiare solo la location del film, trasferita da Minneapolis a Detroit. Ma cosa ha fatto andare avanti Nick Schenk, scrivendo sceneggiature per anni senza alcun successo? «Ero troppo stupido per smettere», ha detto. «Scrivere è semplicemente una grande cosa da fare. È creativo e risolvi i problemi. Certo, non consiglio a tutti di scrivere in un bar. Cosa succederà dopo? Non lo so…». Se vi state chiedendo che fine abbia fatto oggi, Nick Schenk, allora (ri)vedetevi l’ultimo film di Clint Eastwood, The Mule. E fate attenzione ai titoli di coda…

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