ROMA – Un selfie di gruppo e nuvole nere cariche di pioggia in lontananza. La locandina di A casa tutti bene, ultimo film di Gabriele Muccino, sintetizza alla perfezione il dualismo che attraversa la pellicola. Il regista chiama all’appello un cast stellare (da Stefano Accorsi a Pierfrancesco Favino) per raccontare una famiglia, allargata e imperfetta, riunita ad Ischia per le nozze d’oro dei nonni, Stefania Sandrelli e Ivano Marescotti. Quello che doveva essere l’incontro di poche ore si trasformerà però in convivenza forzata lunga tre giorni a causa di una mareggiata che blocca i traghetti. Ecco allora riaffiorare inquietudini, gelosie, tradimenti e scontri taciuti. Un pretesto per raccontare fasi diverse della vita di ognuno come ha raccontato Muccino a Hot Corn.
L’EMOZIONE «È stato un viaggio epico per me, nonostante abbia alle spalle film molto diversi e diretti altrove. L’emozione provata è stata unica, speciale e preziosa. L’ho avvertita fin dal primo giorno e non mi sono mai stancato di provarla».
I PERSONAGGI «Una famiglia, una coppia, un individuo. Tutte realtà composte da fasi. Nella famiglia che racconto ci sono personaggi compiuti ed altri incompiuti. La vita è una questione di tempi, bivi, porte. E anche di possibilità di sbagliare direzione. Le nostre scelte dipendono dalla nostra abilità di captare ciò che abbiamo davanti, come spiega il personaggio di Stefano Accorsi».
IL CAST «Ho lavorato con un cast fantastico che non mi ha fatto rimpiangere neanche per un secondo l’esperienza americana. Hanno avuto un’adesione spirituale totale con i propri personaggi e sullo schermo li hanno restituiti come li avevo immaginati, senza mai giudicarli».
IL BUDGET «Non ho avvertito differenze produttive tra l’Italia e l’America. Lo sforzo produttivo ed artistico per gestire la macchina del film è stato potente. Tutti hanno fatto il massimo per restituire la qualità che sentivamo meritasse. Il budget può influenzare certi aspetti ma la grammatica è sempre la stessa, non conta se giri in Italia, a Los Angeles o a Tokyo».
LE RELAZIONI «Ho voluto raccontare molte sfumature in questo film, anche lo stress della gestione del rapporto di coppia. Quello che accade al personaggio di Pierfrancesco Favino è un blackout. Ho rappresentato un momento, senza riferimenti alla cronaca, che esiste all’interno di ogni relazione. “Fight or flight”, ovvero “combatti o scappa”…».
LA STORIA «Non vorrei paragonare questo film al racconto di un’età. Qui non racconto generazioni ma l’attitudine dell’animo umano davanti le difficoltà. La vita va avanti, sempre. Tutti i personaggi, anche nelle sconfitte, sul finale rilanciano. Al compimento di un arco della propria vita anche bersi un bicchiere di vino è un valore perché lo si rivaluta alla luce dei fallimenti passati».
LE CITAZIONI «Nel film ho inserito molte citazioni al cinema italiano. Dalla scelta di chiamare Sandra Milo e Stefania Sandrelli – che ne rappresentano una fetta – ad altre più sfrontate come l’omaggio a Le Notti di Cabiria di Fellini o all’inserimento di una battuta detta da Nino Manfredi in C’eravamo tanto amati…».
IL SET «Ischia offriva una logistica speciale capace di accogliere una troupe di 150 persone e regalarci scorci incredibili. Shane Hurlbut, il direttore della fotografia americano con il quale avevo già lavorato in Padri e figlie, sul set mi diceva che la temperatura della luce era più calda di quella di Los Angeles. Abbiamo goduto di albe e tramonti perfetti. Sembrava di stare in The Truman Show».
Qui sotto, Valeria Solarino e Pierfrancesco Favino in una clip di A casa tutti bene:
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