ROMA – La romanità e la folgorazione di Aurora Giovinazzo, una produzione enorme e ambiziosa, la Seconda Guerra Mondiale, un cattivo da fumetto e l’artigianalità tipica del nostro cinema che, grazie a Gabriele Mainetti, può e deve riscoprire una nuova Era. “Il film non è immune all’umanità artistica, ma una cosa la dico: Freaks Out è davvero riuscito dal punto di vista tecnico e non impallidisce davanti alle grandi produzioni di Hollywood, senza però perdere l’identità italiana”. In poco meno di quindici minuti, il regista e autore romano, dice tutto sul suo meraviglioso film (qui la recensione, lo trovate in sala), dalle ispirazioni alla passione necessaria per girare un’opera del genere, fino alla scelta del cast (dalla Giovinazzo a Pietro Castellitto, da Claudio Santamaria a Franz Rogowski) e all’esempio che può dare all’intera industria cinematografica italiana, dimostrando che – alla fine – Hollywood non è poi così lontana.
- Freaks Out: la recensione
L’intervista a Gabriele Mainetti è a cura di Damiano Panattoni:
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