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L’occhio di Mario Martone, Robert Wyatt e le tracce di Goliarda Sapienza in Fuori

Il film, quei libri, Rebibbia e le cinque canzoni del batterista inglese: la storia dietro al film

Valeria Golino, Matilda De Angelis e Elodie in una scena di Fuori.

ROMA – Quando Goliarda Sapienza morì a Gaeta, il 30 agosto 1996, era una scrittrice non molto conosciuta nonostante uno dei suoi primi libri, Lettera aperta, fosse stato finalista dello Strega nel 1967 e nel 1994 fosse stata alla Mostra di Venezia con Frammenti di Sapienza, breve documentario di 20 minuti su di lei diretto da Paolo Franchi. Poi la morte, l’oblio e la riscoperta solo quando, prima in Germania e poi in Francia, fu pubblicato L’arte della gioia che, incredibilmente solo grazie al successo ottenuto all’estero venne finalmente pubblicato anche in Italia da Einaudi, ma solo nel 2008. Ora a far riemergere la sua figura, dopo Valeria Golino l’anno scorso con la serie de L’arte della gioia, ecco Mario Martone con Fuori in cui è la stessa Golino a trasformarsi in Goliarda Sapienza per raccontare un preciso momento della sua vita nel 1980.

Fuori
Valeria Golino con Elodie, Matilda De Angelis e Sonia Zhou in una scena del film.

«Ma attenzione: Fuori non è affatto un biopic su Goliarda Sapienza», precisa Martone, «ma un film che cerca di raccontare l’estate di due amiche che si incontrano in carcere e il loro lasciarsi andare alla deriva. È tratto da due libri in cui lei mescola verità e immaginazione. Ho fatto lo stesso anch’io. Ho girato nella sua vera casa, nel carcere di Rebibbia con le detenute, ho rievocato la Roma del 1980 senza ricostruzioni, scavando con la macchina da presa nella città di oggi. Il film mi ha permesso di muovermi senza costrizioni, di lavorare su sequenze che non dovevano per forza approdare a qualcosa. Mi sono lasciato andare alla deriva anch’io, portato dal vento di Goliarda e delle donne di questo film: Ippolita di Majo, che l’ha scritto con me, Valeria Golino, Matilda De Angelis e Elodie…».

Fuori
Sul set: Mario Martone con Valeria Golino.

E allora eccoci nella Roma del 1980 con Goliarda che si ritrova in carcere a Rebibbia per aver rubato dei gioielli. L’incontro con alcune detenute si rivela però per lei un’esperienza di rinascita tanto che, una volta uscite di prigione, le donne continuano a frequentarsi e Goliarda stringe un legame profondo con Roberta (Matilda De Angelis), delinquente abituale e attivista politica. Un rapporto che nessuno, fuori, può riuscire a comprendere ma grazie al quale Goliarda ritrova la gioia di vivere e la spinta a scrivere. Quel rapporto finirà poi in un romanzo, L’università di Rebibbia, pubblicato nel 1983, in cui scriverà: «Come allora, nel primo giorno di scuola, sto cadendo in preda alla sensazione panica di dover entrare in un luogo misterioso e potente del quale non so niente, e dove niente ormai dipenderà più dalla mia volontà…».

Fuori
Elodie sul set prima di una scena con Martone.

Martone per mettere in scena il film – oltre a un collettivo di attrici meravigliose (attenzione anche a Daphne Scoccia in look James Dean) e ad un paio di attori perfetti (Corrado Fortuna nel ruolo del marito, ma anche Antonio Gerardi) – usa a fianco della colonna sonora originale firmata da Valerio Vigliar addirittura cinque canzoni di Robert Wyatt, grande cantautore e batterista inglese nonché fondatore dei Soft Machine, oggi ottantenne. Dal suo repertorio il regista sceglie di inserire nel film Memories, Blues In Bob Minor, Little Red Riding Hood Hit The Road, The British Road e Round Midnight, standard jazz di Thelonious Monk e Cootie Williams, costruendoci sopra dei pezzi di film decisamente potenti.

Fuori
Matilda De Angelis e Golino in un altro momento della pellicola.

«In ogni film che giro ovviamente c’è una parte di me», spiega Martone, «quindi anche qui ho cercato di uscire da me stesso per andare alla ricerca di Goliarda, per capire perché mi attraeva l’idea di tornare nella Roma del 1980, luogo che tra l’altro ho vissuto quando avevo vent’anni e facevo teatro. Diciamo che è stato un viaggio di ricerca». E allora ecco che in Fuori esplode proprio la vitalità totale di una donna che ritrova la passione e l’entusiasmo, che capisce e sente ancora il profumo della vita. «Qui il reale è così possente, i dolori di tutti così al limite della resistenza», scriveva Sapienza dell’esperienza a Rebibbia, «che basta un atteggiamento di eccessiva serenità per farti apparire fuori posto e sospettabile…».

  • VIDEO | Qui una clip di Fuori:

 

 

 

 

 

 

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