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François Ozon: «Grazie a Dio? I l mio omaggio al coraggio delle vittime di violenza»

Il regista francese ha presentato il film, un vero inno alla forza di chi crede ancora nella giustizia umana

François Ozon
François Ozon e Melvil Poupaud in una scena di Grazie a Dio

ROMA – Esistono temi che più di altri lasciano l’amaro in bocca. Temi che però ci obbligano ad aprire gli occhi e per questo motivo devono essere affrontati senza remore. Più che un film di denuncia, però, Grazie a Dio di François Ozon è un’opera intima che tratta con delicatezza la violenza sui minori. Gran Premio della Giuria all’ultimo Festival di Berlino, racconta la storia di Alexandre, padre di famiglia amorevole e cattolico fervente che ripiomba nell’incubo vissuto da bambino quando scopre che il prete che lo aveva molestato, padre Preynat, lavora ancora a contatto dei più piccoli. Davanti al silenzio dell’arcidiocesi, decide di passare all’azione e di denunciare alle autorità le gravi molestie subite.

Swann Arlaud e Josiane Balasko

Da quel momento le testimonianze si moltiplicano. Con altri uomini che hanno subito abusi in tenera età, per mano dello stesso sacerdote, fonda l’associazione La parola liberata; insieme riescono a demolire il muro di omertà che per anni ha protetto gli aggressori, riuscendo anche a far aumentare a 30 anni il limite della prescrizione per il reato di aggressione sessuale. Ispirato ad un vero fatto di cronaca avvenuto nel 2015 nella diocesi di Lione, che ha portato nel marzo 2019 alla condanna in primo grado del cardinal Barbarin, per omessa denuncia di maltrattamenti, Grazie a Dio uscirà in sala il prossimo 17 ottobre con Academy Two.

François Ozon
François Ozon con Melvil Poupaud e Bernard Verley

STAFFETTA DI SENTIMENTI – «I fatti si sono svolti così come li vedete sullo schermo. Per due anni Alexandre è rimasto da solo a combattere contro il silenzio della diocesi e vedendo che nulla stava accadendo si è rivolto alla giustizia dando origine ad un’investigazione vera e propria. A quel punto ha collegato il suo caso con quello delle altre vittime che idealmente hanno preso il testimone. Era importante che anche il film riflettesse il passaggio in quella maniera. Mi rendo conto che fosse molto rischioso, perché lo spettatore vede sparire il protagonista dopo 45 minuti di film, ma l’ho fatto lo stesso».

Melvil Poupaud e Aurélia-Petit

IL FILM – «Non volevo fare un film sul cattolicesimo o sulla pedofilia, volevo raccontare una storia di fragilità maschile. Ho realizzato spesso film su donne forti e per me era importante ribaltare il dogma per cui l’uomo forte dovesse essere protagonista di film d’azione, mentre alle donne spetta il regno dei sentimenti. Ho scoperto il sito, La parola liberata, ho letto le testimonianze e mi hanno toccato moltissimo. In quel momento ho pensato di raccontare la storia di queste persone».

Denis Ménochet, Eric Caravaca, Swann Arlaud e Melvil e Poupaud in una scena corale di Grazie a Dio

IL PERDONO  «I preti possono anche chiedere perdono, ma questo non cancella la colpa, l’errore, il reato. Per questo ho inserito la scena, decisamente assurda ma reale in tutto e per tutto, dell’incontro tra Alexandre, la psicologa della diocesi, il cardinale e padre Preynat, in cui alla fine tutti pregano assieme. L’aspettativa della Chiesa all’epoca era il perdono; è così che ha gestito il problema, come se questo potesse assolvere i peccati. In realtà volevano solo fermare Alexandre e questo messaggio presenta un’ambiguità terribile, perché il perdono condanna al silenzio le vittime che continuano a sentirsi vittime. Bisogna parlarne, invece».

Denis Ménochet ed Eric Caravaca

IL CORAGGIO DELLA VERITA’ – «Non dobbiamo dimenticare che un bimbo che è stato abusato è una bomba a orologeria. All’inizio è come paralizzato, ma il dolore prima o poi torna in superficie ed esplode in adolescenza o in età adulta con una violenza incredibile. Ci vuole coraggio a esprimere il proprio vissuto traumatico, i danni sono ingenti. Ci si confronta con il senso di colpa di chi non ti ha protetto, con il distacco dei fratelli. Ammiro le persone che hanno subito violenze e che trovano il coraggio di parlarne e portarle alla luce».

Swann Arlaud in una scena di Grazie a Dio

PROFETA IN PATRIA – «Ci sono state molte reazioni in Francia dove il successo è stato imprevedibile e inatteso. Nella prima settimana di programmazione abbiamo toccato il milione di spettatori. Tuttavia, hanno provato a bloccare l’uscita del film in tutti i modi. Questa è stata l’occasione per dibattere di due principi fondanti del diritto francese: la libertà dell’arte e la presunzione d’innocenza. Ha vinto per così dire la libertà artistica, perché il film ha interesse pubblico».

Una scena di Grazie a Dio

LA CHIESA – «Alla notizia della condanna per il cardinal Barbarin le vittime sono rimaste scioccate, soprattutto perché il Papa non ha accettato le sue dimissioni, L’idea comune è che fosse stato manipolato dai legali del prelato. La verità, purtroppo, è che a parole va tutto bene, si parla di tolleranza zero contro la pedofilia e di protezione dei minori, ma le azioni non seguono le parole. Questo è triste e inaccettabile. Dovessi dire cosa mi ha infastidito di più in questa vicenda è che, nonostante il numero di denunce raccolte, Preynat ha sempre confessato la sua perversione eppure nessuno ha fatto niente per impedire che lui restasse vicino ai bambini. Per tantissimo tempo la Chiesa ha considerato la pedofilia ‘solo’ un peccato, spero e credo che le cose stiano cambiando».

François Ozon
François Ozon e François Marthouret in una pausa di Grazie a Dio

LA GIUSTIZIA UMANA – «Cosa sarebbe stato giusto fare? Tre cose. Appena Alexandre aveva presentato la sua denuncia all’autorità ecclesiastica, il cardinal Barbarin avrebbe dovuto impedire a Preynat di lavorare con dei bambini. Invece per due anni, anni in cui Alexandre ha lottato per far riconoscere queste violenze, pur sapendo esattamente quale fosse la situazione, non ha fatto nulla. In secondo luogo avrebbe dovuto prendere le prove e consegnarle alla polizia per permettere che la giustizia laica potesse fare il suo corso. Infine avrebbe dovuto destituire Preynat della sua carica religiosa, cosa che è effettivamente avvenuta dopo l’uscita del film. La risposta del cardinale è sempre stata ‘aspettiamo la decisione del Papa‘. A forza di attendere non è successo niente».

Swann Arlaud e Amélie-Daure in Grazie a Dio

QUESTIONE DI FEDE – «Ho perso la fede durante l’adolescenza, ma ho ricevuto un’educazione cattolica molto formativa. Vuoi sapere se Alexandre crede ancora in Dio? Conosco la risposta ma non la dico. In realtà la domanda che gli fa il figlio è mal posta. Avrebbe dovuto essere ‘Credi ancora nella chiesa?‘ perché una cosa è la fede nel messaggio di Cristo, un’altra è la fede nell’istituzione. Di sicuro nell’istituzione non crede più».

  • Qui potete vedere il trailer ufficiale di Grazie a Dio

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