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Francesco Prisco: «Bob e Marys? Una black comedy all’americana»

Le serie, il cinema USA, il set con Papaleo e Morante: il regista partenopeo si racconta ad Hot Corn

Toni da commedia e sfumature black in Bob & Marys – in anteprima esclusiva su CHILI -, in una storia italiana ma che, per intenzioni e modi, strizza l’occhio al cinema americano. Roberto e Marisa – interpretati da Rocco Papaleo e Laura Morante – sono una di quelle coppie cinquantenni dalla vita piatta e annoiata. Per dare una sterzata a quella quotidianità, Marisa decide che è il momento di trasferirsi, scegliendo una villetta nella periferia napoletana. Peccato che poco dopo il trasloco, alla porta bussa un gruppo malavitoso che sceglierà la loro casa per nascondere un carico di merce illegale. A Napoli si chiama accùppatura, quella ”pratica” che prevede il piazzare, nelle case di insospettabili sfortunati, un carico di dubbio contenuto, da parte della criminalità. Un pretesto (vero) da cui il regista Francesco Prisco ha tirato fuori il suo secondo film – dopo Nottetempo – dirigendolo e sceneggiandolo (insieme a Marco Gianfreda e Annamaria Morelli) a tempo di rock, in una messa in scena da pura commedia nerissima, come lui stesso ha raccontato a Hot Corn.

Francesco Prisco e Giorgio Pasotti sul set di Nottetempo.

IL FILM «La storia? Tutto vero. Talmente vero da essere successo ad un mio amico. Il film parte da questa ‘accùppatura‘, ma poi abbiamo cercato di rendere la sceneggiatura una sorta di black comedy, con riferimenti alti e sofisticati: un po’ alla Fratelli Coen, citando anche il cinema indie. Ho pensato alla provincia americana, cercando di ricostruire quei mondi. Siamo stati fortunati anche con le location, la casa della coppia è proprio come la si vede nel film. Insomma, siamo andati a scovare quegli angoli, a Napoli, con una connotazione precisa».

I famosi scatoloni incriminati.

LE SCELTE «Cinema o tv? Essendo diventato da poco padre, sto andando di meno al cinema ma, in compenso, guardo molte serie. La mia preferita è Breaking Bad, ma anche la prima stagione di Fargo e Bates Motel. Ecco, mi attira il mondo della provincia, con le persone piccole che si ritrovano in situazioni più grandi e forti di loro. Così ho cercato di rappresentare queste atmosfere nel mio film».

Martin Freeman in una scena della prima stagione di Fargo.

LA COPPIA  «Ho scelto prima Rocco Papaleo, che già conoscevo e si è innamorato della storia, e poi ho pensato a Laura Morante che, immediatamente dopo averle mandato la sceneggiatura, ha accettato. Questo significa che il copione era accattivante. Tra loro si è creata un’alchimia forte, c’era rispetto e affiatamento. È stato bellissimo sul set, ci confrontavamo continuamente. In più loro sono anche due registi.

Una scena del film.

SUL SET «Il lavoro del regista, con gli attori, inizia dalle scelte: individuare l’interprete giusto per il personaggio è il punto di partenza e, quando si incrociano bene, lascio loro libertà totale. Qualche esempio? L’aspetto rock del film è stata un’idea di Rocco. Più in generale, apprezzo che inseriscano nuove trovate, perché possono uscire fuori elementi che arricchiscono il film».

Prisco, Papaleo e Morante discutono una scena.

L’IDEA «Mi innamoro delle storie più che dei generi, anzi sto cercando di collocarmi nell’insieme delle idee che più sento mie. Mi nutro molto di film e libri che possano darmi delle suggestioni, delle ispirazioni. Tant’è che che il mio prossimo progetto è una sorta di Big Fish che incontra Quasi Amici…».

Ewan McGregor in una scena di Big Fish.

LA SFIDA «Vedo molte produzioni italiane che strizzano l’occhio al mondo criminale. A conti fatti, però, mi chiedo perché non sia stata realizzata una produzione alla Stranger Things o alla Black Mirror. Forse perché osare un po’ spaventa, quindi si continua a spingere sulla direzione che conosciamo. Ma, al netto, considerando i nuovi canali di distribuzione, credo che questo futuro di cui si parla è, invece, già un presente stabile».

Un’immagine di Black Mirror 3.

IL MESSAGGIO «Nella pellicola c’è una sorta di happy ending, ma nella vita normale, nella storia vera, le cose non sono andate così bene. Ho cercato di evitare le figure totalmente criminali dipingendo i cattivi, come detto, in modo più lieve, da commedia. Pensando a Bob & Marys, nei momenti di difficoltà si tira fuori la forza che non si pensava di avere. Ecco il motivo per cui il mio film parla di quelle possibilità che non ci prendiamo nella vita, sull’inespresso che c’è in ognuno di noi».

Volete rivedere il film di Francesco Prisco? Lo trovate su CHILI: Bob & Marys

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