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Laura Morante: «La commedia? Credo sia uno dei generi più incompresi in assoluto»

Le risate, gli equivoci e le bugie, dal suo Ciliegine al nuovo Bob & Marys: l’attrice si racconta

Laura Morante in una scena di Bob & Marys.

ROMA – Trent’anni di matrimonio sono un traguardo importante ma l’abitudine rischia di appiattire la quotidianità. Lo sa bene Marisa (Laura Morante), operatrice volontaria in parrocchia sposata con Roberto (Rocco Papaleo), istruttore di scuola guida allergico ai cambiamenti. Stanca di vivere una vita grigia nella casa mausoleo della suocera, la donna trova la scusa per trasferirsi in una graziosa villetta “con vista” sulle palazzine abitate dai criminali della zona. Neanche il tempo di ambientarsi che la camorra suona al campanello della coppia per nascondere nel loro salotto degli scatoloni dal contenuto illegale. La cosiddetta “accùppatura” raccontata da Francesco Prisco – ispirandosi a fatti reali – in Bob & Marys, in sala dal 5 aprile, che oltre a sconvolgere gli equilibri dei due, regalerà una nuova energia. Una black comedy originale che Laura Morante racconta così, spiegando anche il suo rapporto con la commedia e i suoi film da regista, il sottovalutato Ciliegine e Assolo.

Laura Morante con il regista, Francesco Prisco, e Rocco Papaleo sul set di Bob & Marys.

L’EQUIVOCO «Uno dei generi più incompresi? La commedia. Può avere un grande successo di pubblico ma raramente va nei festival o riceve premi importanti. Eppure alcune di queste sono tra i più grandi film della storia del cinema. Qualche titolo? Vogliamo vivere!, A qualcuno piace caldo, Il grande Lebowski. C’è un equivoco enorme sulla commedia. Si pensa che debba trattare solo temi leggeri, invece può parlare di aspetti profondi e drammatici. Ce l’hanno insegnato anche i grandi scrittori. In Amleto ci sono momenti buffissimi nonostante sia una tragedia».

LA SCENEGGIATURA «Con Rocco (Papaleo, nda) ci eravamo incrociati sul set di Ferie d’agosto di Paolo Virzì e mi interessava lavorare con lui sopratutto dopo averlo visto a teatro, dove mi aveva fatto ridere e piangere. Quando mi è arrivata la sceneggiatura mi è sembrata molto originale. Una storia sui generis dove tutti i personaggi erano divertenti. Succede spesso di leggere copioni dove funzionano solo i protagonisti. In un buon film, invece, deve funzionare tutto, anche il ruolo che ha due pose».

Con Paolo Virzì sul set di Ferie d’agosto. Era il 1996.

IL PERSONAGGIO «Marys mi piace perché nella vita sono incapace di dire bugie mentre lei ha un modo spavaldo di manipolare il marito senza soffrire di sensi di colpa. Ha un lato infantile, ludico che mi ha incuriosito. Inoltre è molto meno spaventata di Bob. Non si lamenta del fatto che ci siano degli estranei in casa sua, ma che uno di loro metta i piedi sul tavolino del salotto. C’è una simpatica dose d’incoscienza nel personaggio. È lei il motore del cambiamento».

Laura Morante sul set del suo (sottovalutato) Ciliegine, nel 2012.

L’UMORISMO «Un ingrediente indispensabile? L’umorismo, che ho inserito anche nei due film che ho diretto. Il primo, Ciliegine, è una commedia dall’impostazione classica mentre il secondo, Assolo, tratta il tema struggente di una donna con un problema enorme di autostima che però ho provato a raccontare in modo comico. Per me l’umorismo è una forma di pudore: significa fare una confessione o un’analisi in modo più pudico. Creare dissonanza tra un tema e la maniera in cui viene svolto».

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