MILANO – Il ventennale della scomparsa, caduto tre anni fa, non è stato minimamente celebrato, ennesimo segno che (purtroppo) viviamo ormai sprofondati in un’epoca digitale ossessionata dal presente a tutti i costi oppure dai soliti noti. Il resto non esiste. Oppure non è ma esistito. E invece Walter John Matthow in arte Walter Matthau non solo è esistito, ma è stato (e rimane) senza alcun dubbio uno dei più grandi attori del Novecento, un uomo capace di tempi comici e talento sopraffino, un fuoriclasse poco celebrato in vita e anche dopo. Solo tre nomination, un Oscar da non protagonista per quella meraviglia di Non per soldi…ma per denaro di Billy Wilder e un centenario passato in sordina qualche tempo fa (era nato l’1 ottobre 1920).
Rimediamo noi: di Matthau oggi in streaming si trova soprattutto l’ultima parte della filmografia, la più recente, dal sequel de La strana coppia fino a That’s Amore con Jack Lemmon e Sophia Loren, mentre andando più indietro, si trova soprattutto il capolavoro Prima pagina (qui su CHILI), ma niente da fare per La strana coppia, E io mi gioco la bambina, È ricca la sposo e l’ammazzo. Lo stesso non può dirsi (incredibilmente) per Fiore di cactus (lo trovate su Prime Video ed Apple Tv+), grande commedia in cui Matthau faceva coppia con Ingrid Bergman – al ritorno a Hollywood dopo vent’anni – e si ritrovava tra i piedi una giovane Goldie Hawn, che poi vinse l’Oscar proprio grazie al film di Gene Saks, tratto da una pièce francese, Fleur de cactus di Pierre Barillet, poi portata a Broadway e quindi a Hollywood con la sceneggiatura firmata anche da I.A.L. Diamond, il socio di Wilder.
Ma cos’è Fiore di cactus? Una commedia, certamente, ma anche uno spartito su cui Matthau – reduce da Hello, Dolly! con Barbra Streisand – improvvisa da par suo, interpretando il dentista Julian Winston, scapolo d’oro che non vuol saperne di una relazione fissa. Quindi che fa? Si inventa una moglie e tre figli, coinvolgendo la gelida segretaria, Stefania Dickinson (Ingrid Bergman, che aveva 54 anni e girava pochissimi film), il fiore di cactus del titolo, per tenere a debita distanza la fidanzata Toni (Goldie Hawn). Equivoci a non finire, colonna sonora di Quincy Jones, un grande caratterista come Rick Lenz e tra i primi spettatori del film quando uscì nei cinema americani nel 1969 (in Italia nel 1970) un futuro regista seduto in sala: Quentin Tarantino.
Trovate facilmente su You Tube (qui, The Swingin’ Sixties) la puntata di Swingin’ Sixties in cui Tarantino racconta di come a sei anni, già fan di Matthau, andò al cinema con la famiglia a vedere Fiore di cactus e si innamorò perdutamente di Goldie Hawn. Un esempio per comprendere l’importanza di un (apparentemente) piccolo film, che però deve servire soprattutto a riscoprire Matthau, un ragazzino povero di Lower East Side che mentiva spudoratamente sulla sua vita personale, perdeva cifre leggendarie alle scommesse e un giorno si ritrovò a New Orleans a fianco di Elvis sul set de La via del male. Era il 1955: dodici anni dopo sarebbe salito sul palco degli Oscar a ritirare la sua prima e unica statuetta. E fu capace di trasformare in una gag perfino quel momento…
- 1967, quella volta che vinse l’Oscar con il braccio rotto:
Lascia un Commento