Ficarra e Picone: «Il Sud Italia, i giovani e il nostro dovere di raccontare facendo sorridere»

Non solo campioni di comicità ma, anche, fautori di un progetto sociale: Ficarra e Picone stupiscono il pubblico del Giffoni Film Festival con il corto Il Processo a Chinnici, che coinvolge studenti siciliani per la commemorazione del 35° anniversario dall’omicidio del magistrato di Misilmeri. Scritto da Giovanni Furnari, l’opera immagina di mettere alla sbarra gli imputati, assassini di questo paladino della giustizia, puntato e ucciso per aver ostacolato il sodalizio tra mafia e politica. Del resto, tra il piccolo schermo e il prossimo progetto al cinema, pur concedendosi una meritata vacanza, non smettono di occuparsi della loro terra. E, se si fa notare loro questa declinazione multipla di carriera, Ficarra risponde con la solita serafica schiettezza: «Oggi c’è la crisi e con un lavoro solo non si arriva a fine mese. Infatti adesso nel tempo libero ho iniziato anche a fare l’idraulico, spargete la voce se qualcuno avesse bisogno».

IL DOVERE «La Mafia? Per noi è un dovere raccontarla, facendo in modo che le sue vittime non siano morte inutilmente. Come dicevamo ne L’ora legale: la mafia c’è, ma non se ne parla. Siamo tornati a metterla in scena, a parlarne, cercando di fare del nostro meglio, senza scopo di lucro, mettendola a disposizione di scuole e provveditorati. Abbiamo alternato le testimonianze dei film di Rocco Chinnici ad un racconto di fiction perché queste figure, questi eroi – come Falcone, Borsellino e Dalla Chiesa – ci hanno cambiato la vita».

MEGLIO IL SILENZIO «I personaggi famosi sono cittadini come tutti gli altri, che dicono la propria. I social d’altronde ci rendono tutti protagonisti, ma non crediamo che sia un obbligo delle figure pubbliche parlare a tutti i costi. Alcuni è meglio stiano zitti, per dire. Soprattutto sul tema dei migranti, molti miti ci sono caduti dal cuore, con tweet raccapriccianti che avremmo preferito non leggere…».

LA SICILIA «La nostra terra sta cambiando. Non si muore più saltando in aria in una macchina, eppure ci sono tanti modi di mozzare una vita, oltre al fucile. Succede ogni volta che non puoi aprire un’attività perché subito dopo qualcuno ti chiede il pizzo, oppure ti vedi rifiutare un lavoro che ti spetta perché un raccomandato ti è passato avanti. Anche quello è un atto di violenza. Ma il 99,9% dei siciliani è gente onesta, come Chinnici e don Puglisi e, chi fa ancora l’equazione “Sicilia uguale mafia”, si qualifica da solo».

FUCINA DI TALENTI «I giovani? Valorizzare nuovi talenti è necessario, perché da questi attori in erba del corto abbiamo preso più di quanto non siamo riusciti a dare. L’entusiasmo e la voglia di raccontare sono contagiosi, quindi ce ne siamo nutriti e appropriati. Servivano loro per raccontare Chinnici e riportarlo da personaggio storico, come Mazzini o Garibaldi, all’attualità, alla cronaca, per sentirlo vivo. Noi lo abbiamo visto dal vivo, sfrecciare con la scorta in città o al Maurizio Costanzo Show, e non possiamo dimenticare i titoli del giorno dopo l’attentato che paragonavano Palermo a Beirut».

TEMA SPINOSO «I cattivi in tv? Non crediamo che Don Matteo abbia fatto aumentare le vocazioni, né che uno studente di architettura abbia lasciato l’università per dire: “Ora mi comporto come in Gomorra”. Quel percorso inizia dentro casa e ha radici più profonde. Noi, da piccoli, vedevamo i film con Bud Spencer e Terence Hill, ma non per questo subito dopo andavamo a picchiare gli altri bambini!».

L’ORA LEGALE «Raccontiamo con ironia quello che vediamo attorno a noi, ma non sappiamo se un film possa innescare un cambiamento. A volte si tratta di gesti piccoli, ad esempio gli esercenti ci hanno raccontato che all’uscita dalla sala de L’Ora Legale gli addetti alle pulizie trovavano tutto pulito e in ordine, senza le bottigliette e i pacchi di popcorn sparsi, di solito, sui pavimenti. Evidentemente la visione ha invogliato a buttare i rifiuti nei cassonetti, forse questa scossa sarà durata 5 o 10 minuti ma comunque c’è stata».

IL FUTURO «Porteremo su Rai Uno il teatro antico de Le Rane di Aristofane, che abbiamo messo in scena in Sicilia. Stiamo montando lo spettacolo, nel frattempo prepariamo il prossimo lungometraggio. Per chi non lo conoscesse, Aristofane è un giovane autore che vogliamo lanciare, ha partecipato alla prima ed è rimasto contento, peccato che non l’abbiano raggiunto i parenti…(Ride ndr.)».

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