MILANO – 15 maggio 1948, Palestina. È il giorno in cui viene proclamato ufficialmente lo Stato d’Israele, lo Stato ebraico reclamato dal movimento sionista che doveva trovarsi proprio nel Paese arabo. Non fu una rivendicazione pacifica e lo spargimento di sangue in quella che fu la prima guerra arabo-israeliana fu solo il preludio di quella che – nella memoria dei palestinesi – è la famigerata catastrofe, definita la Nakba, dalla parola araba al-Nakba. Paradossalmente però, la Nabka non è mai stata raccontata in tutta la sua tragedia, vittima anche di una serie di ingerenze politiche che ne hanno voluto sempre storpiare la verità. La regista giordana Darin J. Sallam ha provato a rendere giustizia alla storia con Farha, che dopo essere anche stato in corsa per l’Oscar per la Giordania ora è disponibile in streaming su Netflix.
Farha è un film di finzione, ma basato su una storia vera. La protagonista, una giovane adolescente palestinese, Farha (intepretata da Karam Taher) è il filtro attraverso cui la guerra viene raccontata. In Europa è appena terminata la Seconda Guerra Mondiale, ma in Palestina è solo l’inizio di un’odissea che ancora continua e sembra anzi non trovare più fine, soprattutto in queste settimane. Darin J. Sallam inizia il racconto proprio quando l’esercito israeliano ha già conquistato buona parte dei villaggi e solo alcuni rispondono con le armi. Non c’è più nemmeno l’esercito del Regno Unito, che avrebbe potuto cambiare le sorti della vicenda, perché il mandato britannico per la Palestina – iniziato con la colonizzazione durante la Prima Guerra Mondiale – ha da poco visto il suo tramonto. E quindi cosa succede?
Farha è una visione non semplice, per la mente e per il cuore. Anziché mostrare la guerriglia per le strade, si chiude infatti in ripostiglio con la protagonista, subendo tutto ciò che la giovane ascolta mentre il mondo che conosceva improvvisamente cambia e si distrugge al di là della porta chiusa. Il film, come la Nakba che racconta in un modo mai visto prima, è una storia di dolore profondo all’interno di una storia più grande e più complessa, che decenni di conflitti armati e diplomatici hanno provato a cancellare. Il popolo palestinese, ovviamente, non ha dimenticato, ma per molto tempo la narrazione cinematografica è stata lontana dal conflitto e in pochi hanno avuto interesse a ricordare tutto ciò che accadde a partire da quel 1948.
Un vero e proprio esodo, che portò oltre 750mila palestinesi a rifugiarsi nei Paesi vicini e verso il resto del mondo. Un capitolo scomodo nella storia di Israele, il primo di una lunga serie arrivata fino ai giorni nostri che oggi lo Stato cerca in tutti i modi di non far ricordare, a volte anche combattendo contro chi ci prova. Farha compreso. Nonostante infatti sia stato in corsa per l’Oscar, il film è stato bollato come opera di propaganda dal governo israeliano e su molti siti sono apparse improvvisamente centinaia di recensioni negative per abbassarne il rating e quindi la credibilità. Che ci siano state ingerenze o meno, in molti Paesi, il film non è al momento disponibile sulla piattaforma, ma in Italia si può vedere cambiando la lingua predefinita nelle impostazioni (va messa in inglese).
Uno di quei film che riporta il cinema alla sua dimensione più politica, quella in grado di smuovere le coscienze, di far riflettere e, forse, anche di innescare qualche tipo di cambiamento. L’opera di Darin J. Sallam – da affiancare ad un altro agghiacciante documentario che racconta la Nakba, Tantura di Alon Schwarz, al momento irreperibile in streaming (qui il nostro articolo) ripesca un pezzo di storia, mostrandola attraverso gli occhi di coloro che sono sempre stati lontani dai tavoli dei negoziati, di quelli che hanno pagato il prezzo più alto di tutti. Un film potente, che rivela l’orrore della Nakba e le radici violente di un presente complicato e che sa descrivere la storia di una nazione attraverso il racconto di una singola persona. Guardatelo.
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Qui il trailer di Farha:
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