ROMA – Lo abbiamo recentemente visto nei panni del sinistro capo dei Beneandanti in Non mi uccidere di Andrea De Sica, ora Fabrizio Ferracane è in sala con School of Mafia di Alessandro Pondi in cui condivide lo schermo, tra i tanti, con Emilio Solfrizzi e Giuseppe Maggio, mentre dal 1 luglio sarà ne La terra dei figli, adattamento della graphic novel di Gipi firmato da Claudio Cupellini. Ma l’attore siciliano nell’ultimo anno ha preso parte a numerosi progetti in cui lo vedremo nei prossimi mesi, da Leonora Addio di Paolo Taviani a Ariaferma di Leonardo Di Costanzo. Così noi di Hot Corn lo abbiamo chiamato per farlo rispondere alle domande della nostra rubrica, Io & il cinema (qui le altre puntate), tra la passione per Rocky e un consiglio per i lettori…
IL PRIMO FILM VISTO AL CINEMA CHE MI HA FOLGORATO – «Rocky 2. Perché è la storia di un uomo e del suo sogno, diventare pugile, e degli sforzi che fa per raggiungerlo. Ricordo ancora un paio di scene ed una sequenza dove il protagonista si allena con un sottofondo musicale entrato nella storia. Quelle scene mi sono rimaste dentro, mi emozionano ancora adesso. Rocky Balboa è stato il mio idolo da ragazzo, conoscevo a memoria tutte le battute di quel film e andavo a scuola indossando una tuta grigia con il cappuccio per assomigliare a lui e immaginare cosa si poteva provare indossando i suoi panni…»

IL MIO FILM PREFERITO – «Qui dico L’attimo fuggente di Peter Weir. È un film uscito nel 1989, quando avevo 14 anni e fino ai 18 anni l’ho visto tante di quelle volte! Erano anni in cui sognavo molto, avevo un carattere ancora da formare, ero molto emotivo, timido e mi affascinava di quel film la scoperta della poesia, delle passioni che provavano i ragazzi protagonisti. Un po’ tutte le passioni che ha toccato il film, dall’amore allo studio, alla recitazione stessa mi ha aiutato a far battere e tirar fuori le pulsioni che avevo a quell’età».

LA MIA COLONNA SONORA PREFERITA – «Quella che Ennio Morricone ha composto per Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore. Su quell’opera musicale incredibile non c’è molto da dire, è talmente una musica che ti aiuta ad andare a fondo a qualsiasi stato emozionale, sia di dolore sia di grande gioia, che basta ascoltarla e rivedi anche la tua stessa vita. La grande musica in fondo ha questo potere e bellezza incredibili, ti apre alle emozioni. Quella colonna sonora poi la lego a quel film, al rumore della pellicola, che mi ha sempre incuriosito molto».
IL FILM IN CUI HO RECITATO E CHE AMO DI PIÙ – «Potrei dire Anime nere, perché Francesco Munzi in quella pellicola mi diede finalmente la possibilità di far evolvere il mio essere attore all’interno di un personaggio che faceva la storia di quel film. C’era un inizio ed una fine. Il personaggio che ho interpretato muoveva la storia, era la storia stessa…».

L’ATTRICE O L’ATTORE DI CUI VEDO TUTTI I FILM – «I concetti fondamentali per me alla base di questo mestiere sono la verità e la credibilità. E io quando vedo attori come Tom Hardy, Leonardo DiCaprio o Kim Rossi Stuart – per fare l’esempio di un attore italiano – credo sempre nelle performance che fanno. Sono sempre forti, molto credibili, molto belle. Kim Rossi Stuart in Anche libero va bene, o Anni felici o nel film che ha fatto con Antonio Albanese (Questione di cuore, ndr) ha sempre una recitazione partecipata, viscerale, in cui riconosco una grande potenza e partecipazione. Ma anche Javier Bardem è un attore per cui vado pazzo e a cui mi ispiro tantissimo. Un suo film su tutti è Biutiful di Alejandro Inarritu dove lui fa delle cose straordinarie».

IL FILM CHE CONSIGLIO AI LETTORI DI HOT CORN – «Umberto D. di Vittorio De Sica. Perché? Forse perché sono sempre stato affezionato alle storie e ai personaggi che hanno a che fare con la sfortuna, con la sconfitta. Storie che raccontano gli ultimi, quelli che soffrono, e i sentimenti che scaturiscono legati al non farcela. E nel personaggio che De Sica ha creato per rappresentare quest’uomo di una certa età che viene buttato fuori casa perché non riesce a pagare l’affitto, sono racchiuse un po’ tutte insieme queste sofferenze».

IL REGISTA CON CUI VORRESTI LAVORARE – «Il prossimo! Perché se ci siamo scelti vuol dire che ha qualcosa che mi piace di ciò che vuole raccontare e di come lo vuole raccontare».
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