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Gabriel Montesi: «Io, il genio di Bellocchio e l’emozione di Cannes»

Nell’opera di Bellocchio l’attore interpreta in modo impeccabile il ruolo (non facile) di Valerio Morucci

Gabriel Montesi, tra Cannes ed Esterno Notte
Gabriel Montesi, tra Cannes ed Esterno Notte

ROMA – Tutto inizia e tutto finisce nel giro di un minuto, il tempo di una fugace telefonata effettuata da una cabina della stazione Termini. Valerio Morucci, con fare svelto e glaciale, avvertiva il professore Franco Tritto che l’Onorevole Aldo Moro era deceduto, e che il corpo giaceva in una Renault 4 rossa a Via Caetani. Era il 9 maggio 1978. Un momento spartiacque nella storia d’Italia, nonché uno dei momenti più potenti di Esterno Notte, lo straordinario film seriale di Marco Bellocchio. A riascoltarla oggi – nonostante si tratti di cinema – da i brividi, anche perché quella conversazione si regge totalmente sulla magistrale interpretazione di Gabriel Montesi che, nel film, interpreta proprio il brigatista Valerio Morucci, con cui fa coppia insieme ad un’altra brava attrice, Daniela Marra che interpreta Adriana Faranda. «Per me è stato un onore lavorare con il Maestro Bellocchio, gli devo molto», ci dice, appena tornato dai flash e dagli applausi di Cannes, dove l’opera è stata presenta come Evento Speciale.

Ecco, Gabriel, partiamo dalla scena della tristemente famosa telefonata. Come l’hai preparata?
«Come attore, ho inteso il film come una ricostruzione dei fatti. Fin dalla prima lettura alla sceneggiatura. Cercavo un elemento vero in un contesto che presenta molti buchi. Tra false testimonianze e omissioni. Per questo sono andato alla ricerca della verità. E quindi sono andato alla ricerca della voce. Mi piace ascoltare la nostra Storia, che passa attraverso i processi importanti. Tra silenzi e pause. È una cosa che mi ha sempre affascinato. È da lì che sono partito. Anche perché Esterno Notte è una serie storica e se non fosse per Bellocchio oggi alcune generazioni non capirebbero cosa successe in quel periodo. Faccio questo prologo perché quella è una scena emblematica: ho voluto restituire quella che per noi era verità oggettiva, in quanto cittadino. Da piccolo ascoltavo quelle situazioni da mia mamma, che a Roma viveva la guerriglia. La questione è ancora molto aperta, ma per questa telefonata ho cercato il pensiero dietro Morucci, con in testa le esitazioni e i suoi respiri. E prima di entrare in scena provavo e tessevo la voce».

Un'immagine di Esterno Notte. Gabriel Montesi, a sinistra, nel ruolo di Valerio Morucci
Un’immagine di Esterno Notte. Gabriel Montesi, a sinistra, nel ruolo di Valerio Morucci

Quello di Morucci è un personaggio complesso. Come ti sei approcciato al ruolo?
«Mi sono addentrato in lui cercando di capire quali fossero le attitudini, perché comportano gran parte del tuo essere. Morucci aveva un ruolo importante nella colonna armata delle BR, e per questo mi sono confrontato con persone che hanno vissuto, in parte, anche la guerra. Un bagaglio che mi ha fatto capire com’è una mentalità come quella di Morucci. Erano giovani, universitari, e a Morucci piaceva il rischio, la disubbidienza, la polvere da sparo. Dunque, per le mie scene ho potuto raccogliere l’idea di dietro un giovane che voleva cambiare il mondo. Questo mi ha aiutato a capire anche chi sono io. Non tutto poi traspare, ma ho cercato di lavorare su di lui anche attraverso le sfumature. Quello che mi ha stimolato è stato mettere insieme gli elementi, e rappresentarli. E se poi in conferenza stampa ti dicono che hanno rivisto qualcosa della persona che interpreto, beh… fa piacere. Cerco un’aderenza».

 

E con Bellocchio? Come sono andati i provini?
«Mandai inizialmente un self-tape, poi quando lo incontrai insieme a Gabriella Ginnattasio che ha lavorato come casting director, suggerendomi di fare il provino con dei baffi finti. Come andò? Il Maestro mi disse: “ma non sono un po’ troppo questi baffi?” (ride nda.). Bellocchio però fu attento nel vedere il provino, le indicazioni furono parsimoniose e discrete, ti lascia lo spazio per metterci del tuo. In fondo è nei silenzi e nelle pause che si trova la libertà. Ed è stato in quegli attimi che vedevo Bellocchio dentro la storia. Durante il secondo incontro fu ancora meglio, portai avanti il lavoro – senza baffi questa volta! – anche con la voce. Quando arrivò la chiamata fu un emozione grande, e non vedevo l’ora di iniziare a lavorare. Sono stato fortunato, quello con il Maestro Bellocchio è stato un incontro che mi ha dato tanto».

Dal profilo IG di Gabriel Montesi il red carpet di Cannes 2022
Dal profilo IG di Gabriel Montesi il red carpet di Cannes 2022

E Cannes? Com’è andata sul red carpet?
«Per me era tutto nuovo, ero stato a Berlino per Favolacce, e fu uno shock, ma a Cannes… Voglio dire, le persone si vestono per Cannes. Cannes rappresenta Cannes. C’è tutto un modo di intenderla, è una cosa abbastanza folkloristica. C’è una figura da mantenere, perché è molto cerimoniosa. Il tutto con grande spessore e rilevanza, eppure anche con grande voglia di festeggiare. Cannes è unica in questo senso, è come se fosse una festa dalle radici forti. E farlo insieme a Bellocchio è stato pazzesco. Poi dopo tutti questi anni di pandemia… Finalmente celebriamo la nostra passione».

Gabriel Montesi e Daniela Marra al photocall di Cannes
Gabriel Montesi e Daniela Marra al photocall di Cannes

Gabriel, fai parte di una schiera di attori giovani e preparati, dal grane futuro. Il segreto?
«Pensa, ho un conflitto quotidiano che mi spinge a pensare l’opposto… Beh, quello che si fa si attinge dai grandi, da chi è passato prima o da chi c’è. Se oggi la nuova generazione attoriale è così forte è perché proveniamo da qualcosa che ci ha dato tanto. Come una sorta di riconoscenza. E non vedo l’ora di lavorare con attori nuovi e bravi che hanno necessità di emergere. Bellocchio per esempio ha profonda fiducia nei giovani, e l’incontro con lui mi da una sorta di responsabilità verso i miei colleghi. È stata una spinta forte. Ora dobbiamo avvicinarci e far emergere più talenti possibili».

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