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Dopo l’amore | L’equilibrio di Bèrènice Bejo e quel gruppo di famiglia in un interno

Il film di Joachim Lafosse? Un dramma borghese (troppo) sottovalutato. Ecco perché riscoprirlo

Dopo l'amore
Bèrènice Bejo in una scena di Dopo l'amore.

MILANO – La fine di una passione e tutto ciò che porta con sé. Litigi, incomprensioni, ritorsioni nei confronti dell’ex amato o amata. Ed è proprio questo quello che riassume Dopo l’Amore, lungometraggio del regista francese Joachim Lafosse, uscito poco e male qualche anno fa e assolutamente da recuperare in streaming (lo trovate a noleggio su Prime Video e Apple TV). Ovvero, le conseguenze del lento esaurirsi di una relazione su un nucleo famigliare. Perché, in mezzo alle tribolazioni dei genitori, troppo assorti nel tentativo di annientare la persona con cui si sono condivisi, fianco a fianco, gli anni più felici della propria esistenza, ci sono spesso le vittime innocenti a fare da involontari spettatori: i figli.

Bèrènice Bejo è Marie, assieme a Jade Soentjens e Margaux Soentjens.

Nel film, Lafosse racconta con eleganza, schivando con maturità la facile retorica, la sofferenza delle bambine protagoniste, bersagli inermi del fuoco amico. Giovanni Pascoli lo chiamava nido, quel calore avvolgente che è possibile collocare esclusivamente nel contesto familiare. Ed ecco che è proprio la libertà di sfogo dello spirito fanciullesco ciò che viene a mancare nel processo di crescita delle due bimbe, costrette a vivere i problemi dei “grandi”.

Cèdric Kahn è Boris.

A nulla varranno i tentativi di Boris (Cèdric Kahn) e Marie (Bèrènice Bejo) di riparare un equilibrio che ormai si è rotto in maniera irreversibile. «Non posso più stare nella stessa stanza, non posso più guardarlo! E’ come se non l’avessi mai guardato in vita mia», arriverà a confidare Marie alle amiche in un momento di sfogo. Dopo l’Amore ci trasmette la drammatica conflittualità che può assumere un ambiente come quello domestico, al punto da assumere le fattezze di una vera e propria prigione da cui è impossibile evadere. Il titolo originale – L’économie du couple, L’economia della coppia – risalta al meglio la dimensione economica dello scontro tra i protagonisti, terreno di battaglia principale su cui i due si fanno una guerra senza esclusione di colpi.

Gli abbracci.

La regia di Lafosse è parsimoniosa, con un tocco soave che lascia ampio respiro allo sviluppo dell’emotività della vicenda. Ancora una volta il cinema francese si dimostra tra i migliori (se non addirittura il migliore) al mondo nello scandagliare le dinamiche familiari con tocco intelligente. Presentato al Festival di Cannes, Dopo l’Amore fu immeritatamente trascurato. Eppure quello di Lafosse è un dramma borghese di ottimo valore, abile nel valorizzare un soggetto già ritratto sul grande schermo grazie ad una sceneggiatura asciutta, compatta e diretta. Così per far capire qualcosa in più di quell’infanzia troppe volte data per scontata.

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  • VIDEO | Qui potete vedere il trailer di Dopo L’Amore:

 

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