MILANO – Una storia ambientata nella Calabria degli anni Quaranta, tra costumi, tradizioni, emancipazione e amicizia. È quella raccontata ne Il mio posto è qui, film al momento in lavorazione che segna il debutto alla regia di Daniela Porto – affiancata da Cristiano Bortone – su un’opera tratta dal suo primo romanzo prossimamente in libreria con Sperling & Kupfer. I protagonisti del film – prodotto da Orisa Produzioni – sono Ludovica Martino e Marco Leonardi che interpretano Marta e Lorenzo, i due protagonisti della vicenda – ragazza madre lei e omosessuale lui – non visti di buon occhio dal paese in cui vivono e che aiutandosi troveranno la forza di rinascere. Abbiamo chiamato Daniela Porto durante una pausa delle riprese – che si stanno svolgendo tra Gerace, un borgo della Locride, e proseguiranno per diverse settimane fra la Calabria e la Puglia – e lei ha raccontato a Hot Corn il film e il suo messaggio attuale.
LA STORIA – «Questa storia nasce già qualche anno fa, da un racconto che mi fece mia madre. I miei genitori sono calabresi e mamma mi raccontò di quest’uomo che, in un paesino della Calabria, era riconosciuto da tutti come omosessuale, ma era una persona importante perché accompagnava le donne al matrimonio, una sorta di wedding planner. Da questa figura è partita una storia che mi sono inventata, nel senso che a parte questo spunto non ha nulla a che vedere con la storia reale. Mi sono concentrata sulla vicenda di una ragazza che dopo essere rimasta incinta di un ragazzo partito per la guerra, si ritrova a essere madre. Ovviamente negli anni Quaranta in Calabria non è facile. Poi però, grazie all’incontro con quest’uomo troverà una profonda amicizia…».
DAL LIBRO AL FILM – «Intanto posso dire che già la storia del romanzo, forse per deformazione professionale, visto che lavoro già da molto tempo nel cinema, era molto cinematografica, anche proprio com’era sviluppata e scritta. Quindi in realtà il processo è stato a mio avviso più semplice del previsto, nel senso che spesso adattare un romanzo ad una sceneggiatura per un film è complicato e bisogna fare dei tagli importanti. Anche qui sono stati fatti – ovvio – perché il film non ha gli stessi tempi e non può utilizzare lo stesso tipo di linguaggio di un romanzo, ma io e Cristiano Bortone, l’altro sceneggiatore, siamo riusciti a trovare la chiave giusta per poter riportare i sentimenti e i movimenti interiori dei personaggi».
IL DEBUTTO ALLA REGIA – «Debutto molto interessante, ovviamente. Io in realtà provengo più da una formazione cinematografica, ho fatto anche il DAMS, quindi per me è un linguaggio, se vogliamo, più facile perché lo conosco meglio. Poi, avendo lavorato già da tanto tempo anche nella produzione, mi sono occupata di tutto, seguendo il montaggio, la parte sonora, ma anche il processo creativo della scrittura, eccetera. Mi sento a casa, in qualche modo mi sembra un po’ un compimento del percorso che ho fatto. Mi sento molto fortunata nell’aver trovato i due attori protagonisti, Ludovica Martino e Marco Leonardi, che stanno interpretando i personaggi in modo eccellente».
IL MESSAGGIO – «Nonostante il film sia ambientato negli anni Quaranta, penso ci sia molto da fare per quanto riguardo il ruolo delle donne. Basta leggere la cronaca: c’è tanto, tanto da fare nei rapporti tra uomini e donne in molti ambiti, familiare, personale e lavorativo. Poi se guardiamo altrove, basti pensare all’Iran, la situazione è orribile e dobbiamo leggere che vengono avvelenate bambine semplicemente perché vanno a scuola. Il baratro della civiltà umana. Questo, purtroppo mi sento di dire, è ancora un messaggio attuale. Molto dipende anche da una presa di coscienza personale da parte delle donne e questo forse mi sembra il messaggio più importante. È importante che noi per prime cerchiamo i nostri diritti, i nostri spazi e che impariamo a uscire da alcuni schemi che ci vengono imposti, anche inconsciamente, sin da quando siamo piccole…»
- VIDEO | Marco Leonardi al nostro Hot Corner
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