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Come un gatto in tangenziale 2 – Ritorno a Coccia di Morto e le due anime dell’Italia

Un secondo capitolo più divertente ma anche più serio che tra attualità e ironia non dimentica la speranza

Come un gatto in tangenziale 2 – Ritorno a Coccia di Morto
Una scena di Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia di Morto

ROMA – Li avevamo lasciati su una panchina in Piazza Cavour, Monica (Paola Cortellesi) e Giovanni (Antonio Albanese), alle prese con l’inizio di una relazione che nessuno dei due sapeva dove sarebbe arrivata. Li ritroviamo tre anni dopo in Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia di Morto (in sala dal 26 agosto). Lui legato a un’altra donna, Camilla (Sarah Felberbaum), e impegnato in un progetto di recupero di uno spazio in periferia. Lei in carcere per colpa delle gemelle con il vizio dello “shopping compulsivo”. Saranno proprio le compagne di cella a consigliarle di richiamare quel “Ministro” per farla uscire di prigione. Una pena commutata in un lavoro nella parrocchia di San Basilio guidata dal bellissimo Don Davide (Luca Argentero).

Come un gatto in Tangenziale - Ritorno a Coccio di Morto
Paola Cortellesi e Antonio Albanese in una scena di Come un gatto in Tangenziale – Ritorno a Coccio di Morto

Il film di Riccardo Milani è stato un vero caso. Oltre 10 milioni di euro incassati e due personaggi diventati istantaneamente iconici nelle loro differenze e (iniziali) diffidenze. In Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia di Morto – scritto a sei mani in pieno lockdown da Milani insieme alla Cortellesi, Giulia Calenda e Furio Andreotti – i due personaggi continuano a rappresentare due anime dell’Italia, uno stesso Paese fatto di profonde discrepanze. La disillusione e una punta di qualunquismo di Monica – se nel primo capitolo la frase ricorrente era “È tutto un magna magna, qui è “Con la cultura non se magna” – fanno da contraltare al pragmatismo e alla speranza di Giovanni che nella possibilità di un cambiamento ci crede fermamente.

Albanese e Cortellesi in una scena del film

È un film più divertente, ma al tempo stesso più serio, questo secondo capitolo che nel riaffermare il talento di due attori straordinari come Paola Cortellesi e Antonio Albanese non ha paura di inserire riferimenti all’attualità, dal fenomeno delle case occupate alla violenza sulle donne. Lo fa con un tono in linea con quello del primo film e utilizzando l’umorismo come cavallo di Troia per lanciare un messaggio ad un pubblico trasversale ed eterogeneo come quello di Come un gatto in tangenziale. Ma c’è anche più speranza in questo sequel che sembra volerci suggerire come, rispetto al primo capitolo, la possibilità di un punto di incontro e di un equilibrio tra Bastogi e il centro storico, Coccia di Morto e Capalbio sia reale. Il segreto? Sapersi ascoltare senza pregiudizi o senza il bisogno di cambiare l’altro.

Come un gatto in Tangenziale - Ritorno a Coccio di Morto
Un altro momento di Come un gatto in Tangenziale – Ritorno a Coccio di Morto

Un film che parla di coesione e condivisione e di come la cultura possa essere uno strumento di crescita umana e di incontro. In mezzo troverete tutto quello che avete amato di Un gatto in tangenziale. Dalle gemelle Pamela e Sue Ellen (Alessandra e Valentina Giudicessa) – qui anche protagoniste di una delle due sequenze oniriche degne di Rifkin’s Festival di Woody Allen – alle magliette attillatissime e sgargianti di Monica, dal cumino e la curcuma all’eterea leggiadria di Luce (Sonia Bergamasco), dalle spiagge affollate a Franca Leosini fino a quella coppia, Alessio (Simone De Bianchi) e Agnese (Alice Maselli), che ha dato il via a questa storia e che si ritrova, per caso, in un pub di Londra traghettando il film verso un possibile terzo capitolo…

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