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Tra giustizia e social | Clickbait e quel thriller attuale quanto fedele al suo titolo

Tony Ayres e Christian White provano a realizzare un thriller attuale, ma il risultato convince a metà

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Tra social e giustizia: il banner di Clickbait

MILANO – Un rapimento che si trasforma in una serie di video su un portale online, un uomo ferito con dei cartelli che dovrebbero essere la sua confessione e che riceve oltre quattro milioni di visualizzazioni. L’idea alla base di Clickbait, la nuova miniserie Netflix creata da Tony Ayres e Christian White è quanto mai attuale. Otto episodi da cinquanta minuti per mostrare come la vendetta peggiore, oggi, può passare online: dieci secondi per caricare un video, un minuto per guardarlo, cinque secondi per scrivere in fretta un commento guardando solo alle apparenze e senza conoscere la verità che vi si cela dietro.

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Un video online: Clickbait

Nick (Adrian Grenier) e la sua famiglia – una famiglia benestante come tante ne esistono a Oakland – finiscono dentro a questa maglia infernale. Una sera Nick viene rapito, e sul web iniziano ad apparire quei fatidici video che segneranno la condanna mediatica per lui e la sua famiglia. Diventa una corsa contro il tempo trovare i suoi rapitori prima che sia troppo tardi, in una caccia all’uomo tecnologica che sembra funzionare alla grande. E tutto sommato Clickbait, destreggiandosi fra thriller e crime, si aggira un po’ dalle parti di Black Mirror, tra l’enorme gap tra le persone reali e il loro alter-ego online, e tutti gli impulsi senza controllo che sono alimentati sui social.

L’accanimento mediatico di Clickbait

Quella riflessione sull’empatia nell’era delle dirette Instagram diventa inevitabile, e a questa si aggiungono l’informazione, che si accalca con telecamere e microfoni fuori dalla porta di una famiglia che sta attraversando una tragedia, e tutte quelle piattaforme che – impariamo – hanno a disposizione i nostri dati e profili da vendere e scambiare per aumentare gli utenti. «Come è possibile?», si chiedono (e ce lo chiediamo anche noi). «Quand’è stata l’ultima volta che hai letto Termini e condizioni?» , ed ecco spiegati un quarto dei problemi in rete che abbiamo oggi.

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Adrian Grenier e Betty Gabriel sono Nick e la moglie Sophie

Ma era di Internet a parte, diciamo che nello svolgimento lo show rimane fedele al suo titolo. Clickbait è letteralmente una serie clickbait. Attrae con il cast e la trama, costringe a guardare e a voler sapere come va a finire per un inizio sapientemente costruito, ma poi si risolve in un nulla di fatto. Tra scoperte, rivelazioni e segreti, si perde nello spiegare e svelare le stesse storie che ha costruito e anche il colpo di scena finale non riesce ad avere l’effetto sconcertante a cui probabilmente puntava.

Zoe Kazan in una scena di Clickbait

Le aspettative si dimostrano essere decisamente più alte del risultato finale, proprio come accade quando clicchiamo su uno di quei link. Solo all’inizio si poteva vedere l’ombra di un dito puntato a ciò che stiamo diventando, con tutte le potenzialità per diventare un prodotto originale che avrebbe fatto parlare di sé, ma quelle ottime premesse hanno preferito percorrere strade già viste e riviste che conosciamo a memoria. E infatti non diventa tanto difficile capire verso dove vuole dirigersi la serie. Nonostante le buone intenzioni, Clickbait non riesce a lasciare un segno indelebile. Tutto sommato, però, riuscirà comunque a portarsi a casa un bel po’ di visualizzazioni.

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Qui potete vedere il trailer di Clickbait:

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