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The Commitments | Il cielo d’Irlanda, Alan Parker e quella follia soul da recuperare

Dublino, il soul, l’amicizia, la birra e i rimpianti di un’età meravigliosa. Perché (ri)scoprire un cult

The Commitments
I ragazzi sono in giro: The Commitments. Era il 1991.

MILANO – «Gli irlandesi sono i più negri d’Europa, i dublinesi sono i più negri d’Irlanda, e noi di periferia siamo i più negri di Dublino». Nel 1988 lo scrittore irlandese Roddy Doyle pubblicò The Commitments, il primo dei romanzi che formano la trilogia di Barrytown (in Italia lo trovate edito da Guanda), un immaginario quartiere operaio di Dublino. Gli altri due libri sono The Snapper e The Van, entrambi portati sul grande schermo da Stephen Frears, non a caso di The Van ovvero Due per la strada ve ne abbiamo già parlato qui in una bella puntata di Sport Corn. Fu invece Alan Parker, regista di successi pop come Saranno famosi e The Wall, a portare al cinema The Commitments, nel 1991. Ma perché proprio Parker? Perché The Commitments è soprattutto un film di musica, una materia che il regista londinese ha dimostrato di saper maneggiare piuttosto bene, dai Pink Floyd a Madonna.

The Commitments
Robert Arkins nei panni di Jimmy Rabbitte, il narratore.

Quello che non ci si aspetta però del film è la descrizione profonda di Dublino e della sua gente, che inquadra magistralmente lo spirito, le aspettative, l’ironia, le sconfitte, le anime che percorrono la capitale irlandese. La storia è quella di giovani, disoccupati, ubriaconi e perdigiorno che mettono in moto il sogno di formare un gruppo soul e di sfondare, per diventare la terza stella del firmamento musicale d’Irlanda dopo gli U2 e Sinead O’Connor. Perché proprio il soul? Perché è una musica sincera, onesta, semplice, con il ritmo delle fabbriche e del sesso. E decidono di chiamarsi The Commitments, appunto, che significa «Gli impegni, le promesse».

The Commitments
Johnny Murphy ovvero il grande trombettista Joey Fagan detto Labbra.

Dopo i primi concerti nelle parrocchie e nei centri sociali, appena comincia a intravedersi la possibilità di un successo più ampio, il gruppo però comincia a sbranarsi, pian piano nessuno sopporta più nessuno. E il sogno si sgonfia: tutti prenderanno strade differenti. Ecco, rivisto oggi (ma in streaming non lo trovate), si comprende davvero che The Commitments è come il soul: racconta la vita così com’è, con i suoi frammenti, avara di sogni pronti a realizzarsi, e si concentra sulla passione e sul percorso dei suoi protagonisti: arrivare o meno al traguardo è indifferente. Un film che omaggia gli sconfitti di tutto il mondo e tutti i talenti incapaci di disciplinarsi, facendone risplendere la poesia dell’impossibilità di saper coniugare successo e pace con se stessi.

The Commitments
Le coriste: Bronagh Gallagher, Angeline Ball e Maria Doyle Kennedy

Un vero film sull’Irlanda (attenzione anche all’apparizione di Glen Hansard, decenni prima di Once) e sul senso profondo di essere irlandesi: un popolo che non pensa a progetti a lungo termine. Quello che conta saranno sempre la musica e le mani di qualcuno sui fianchi di qualcun altro: sia le mani che i fianchi possono essere di chiunque. Una curiosità: tutti gli interpreti di The Commitments erano sconosciuti prima delle riprese, scelti soltanto per le loro capacità di musicisti. Nessuno di loro ha proseguito la carriera d’attore.

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  • VIDEO | Qui il trailer originale del film: 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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