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Christian 2 | Edoardo Pesce, un nuovo regno e la leggenda del santo picchiatore

Religione. Morte. Miracoli. Vita. Speranza. Ma com’è la seconda stagione di Christian?

Christian 2
I ragazzi sono in giro: una scena di Christian 2.

ROMA – Dov’eravamo rimasti? Nuovi miracoli e un nuovo regno attendono Christian, il santo picchiatore a cui è toccato in sorte, suo malgrado, il più impensabile dei doni: le stimmate e con loro il peso del potere (e delle responsabilità) del supereroe dopo il grande volo e la fine di Lino, il boss che gestiva il quartiere, interpretato da Giordano De Plano. L’utopia coatta promessa da Christian ai suoi nuovi sudditi, con il riscatto di un intero quartiere e il sogno di una comunità in cui regnino uguaglianza, condivisione e rispetto degli altri, diventa realtà in questa seconda stagione, ma ovviamente non senza problemi e conseguenze. Proprio da qui parte la narrazione dei sei nuovi episodi di Christian, la serie dei miracoli targata Sky, ideata da Roberto Saku Cinardi e firmata da Stefano Lodovichi – showrunner e regista – in onda ora su Sky Atlantic e in streaming su NOW. Ma com’è? Ve la raccontiamo noi.

Edoardo Pesce e Gabriel Montesi in una scena di Christian 2. Foto: Lucia Iuorio

Prodotta da Sky e Lucky Red e con un cast che conferma i protagonisti della prima stagione – Edoardo Pesce, Silvia D’Amico, Claudio Santamaria, Gabriel Montesi, Antonio Bannò, Francesco Colella, Romana Maggiora Vergano, Giulio Beranek e Ivan Franek – a cui si aggiungono le new-entry Camilla Filippi e Laura Morante – Christian parte da lontano, ispirata alla graphic novel Stigmate di Claudio Piersanti e Lorenzo Mattotti del 1994 (edita da Logos Edizioni) capace di coniugare una storia intrisa di religiosità, caduta e rinascita di un uomo nel connubio tra il testo poetico di Piersanti e il bianco-e-nero sporco e materico di Mattotti. Ventotto anni dopo è la volta di Christian, sceneggiata da Francesco Agostini, Giulio Calvani, Valerio Cilio, Patrizia Dellea, Valentina Piersanti e che lo stesso Lodovichi ha raccontato con parole precise: «Una storia di sogni e di incubi, di amori e tradimenti, di camere da letto piene d’acqua, di indigestioni, di nuovi miracoli e contro-miracoli, di amori malati, karaoke o sette strampalate, di diluvi marocchini, strategia, di politica e fantapolitica, sempre in salsa coatta 3.0…».

Claudio Santamaria e Ivan Franek in un altro momento della seconda stagione.

Tutto vero, un fiume di eventi e personaggi, con conseguenze dal naturale e organico sviluppo narrativo dopo una prima stagione come quella che avevamo visto l’anno scorso. La prima venuta di Christian era stata resa nella forma di una canonica origin story di buon ritmo, tutta costruita intorno all’accettazione del proprio potere sullo sfondo della più classica delle dicotomie Bene vs Male. Gli effetti di quella scrittura efficace, solida, capace di armonizzare al meglio simbologie cristiane e spiragli comici su una forte base drammatica, hanno permesso a Christian di ribaltare l’aura caratteriale del suo eroe da picchiatore a guaritore, trasformando, di riflesso, il ruolo scenico delle mani da dispensatrici di morte a elargitrici di vita. Così, ecco diventare Edoardo Pesce – in una prova davvero unica, riconfermata nella seconda stagione – un raggio di luce e di speranza nel buio della notte della corruzione degli uomini e donne della sua Babilonia che pareva senza speranza.

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Silvia D’Amico sul set nel ruolo di Rachele.

Ed ecco le case popolari alla periferia di Roma codificate da Christian nell’immaginario Città Palazzo che altro non è – evidentemente – che il microcosmo dei giochi di potere della società contemporanea. Uno specchio dentro cui ci riflettiamo, storie ricche di vita, non solo quella del Christian, straziante e paterno, coraggioso e indomabile nel suo sviluppo da strozzino a (falso) profeta e guida e leader. C’è anche Matteo, il postulatore inquietante del Vaticano interpretato da un sorprendente Claudio Santamaria, meno ombroso e più attivo, subdolo e complesso in questa seconda stagione da villain. Lo stesso può dirsi del Penna di Gabriel Montesi, colorato e mutevole, in cerca di riscatto pur configurato, sempre, nel modus operandi da sgherro. E poi, Rachele, con Silvia D’Amico, fragile, combattiva e divertente al tempo stesso (non era facile), qui letteralmente allo stato dell’arte, la certezza di Christian, il motore del racconto – alla sua crescita caratteriale cresce in spontaneità, vivacità e bellezza la serie – dall’arco narrativo talmente intenso, dolce e disperato nella sua voglia di rinascita a nuova vita da ex-tossica, da lasciare a bocca aperta.

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Antonio Bannò e Francesco Colella in una scena chiave della stagione.

Non ultimi, ecco Davide e Tomei di Antonio Bannò (quest’ultimo costretto a un tour de force fisico qui) e Francesco Colella dai momenti comici formidabili (ma anche horror), due delle molte ragioni per cui intraprendere il viaggio seriale di Christian. Un regalo che dovete farvi, che siete tenuti a farvi, perché una serie così, in Italia, con assi di puro talento – e con simili tematiche – sarebbe stata davvero impensabile fino a qualche anno fa, una sorta di show all’americana declinato però alla romana, con tempi e ritmi sempre alti e incalzanti. Per dirla in altre parole: un piccolo capolavoro, forse troppo poco celebrato e chissà che questa seconda stagione serva anche a riportare alla luce la prima, archiviata troppo in fretta…

  • VIDEO | Edoardo Pesce e Silvia D’Amico raccontano la seconda stagione
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Qui sotto potete vedere il trailer della seconda stagione: 

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