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Cane Che Abbaia Non Morde | Bong Joon-ho e l’esordio dimenticato prima degli Oscar

Prima del trionfo di Parasite, nel 2000 ci fu un debutto folgorante che ora arriva in sala

Lee Sung-jae e Bae Doo-na in Cane che abbaia non morde.

MILANO – La scelta curiosa di adattare il titolo del primo film di Bong Joon-ho Peullandaseu-ui gae, letteralmente Il cane delle Fiandre, in Cane che abbaia non morde non è per scomodare inutilmente un detto italiano nato da Manzoni e da un passo de I Promessi Sposi, ma perché proprio il film gira intorno a dei cani e i protagonisti sono persone che abbaiano molto, ma in realtà non mordono mai. L’esordio tardivo alla regia di uno dei registi orientali più importanti della storia del cinema sancisce immediatamente l’amore e l’ossessione per un cinema fluido, dinamico, che rompe le barriere dei generi e confluisce in qualcosa che tenta di andare oltre. Il film, uscito nel 2000 e disponibile per la prima volta ora nelle sale italiane, si recinta dentro le mura di un grande condominio per scattare un’istantanea sulla Corea del Sud, per tracciare in modo ironico, grottesco e straniante le tendenze di una società sempre più egoista e chiusa.

CAN CHE ABBAIA NON MORDE
L’inizio della sparizione dei cani in una scena del film.

Bong Joon-ho imbastisce il discorso filmico su due giovani personaggi distanti e posti su due piani sociali differenti: un ricercatore universitario (interpretato da Lee Sung-jae) frustrato e nervoso perché non riesce a ottenere una cattedra per insegnare e una portinaia del condominio (interpretata da Bae Doo-na, vista recentemente in Broker) svampita e ingenua che ha lo spasmodico desiderio di andare in televisione e diventare famosa. Lui non ha i soldi per corrompere il rettore e ottenere il lavoro, ha una moglie incinta che lo tratta in modo cinico e gli scaglia addosso tutte le sue ansie. Lei è incastrata in un contesto in cui non riesce a sbocciare ed è alla ricerca di un’avventura che possa cambiarle la vita. E tra di loro, proprio al centro della loro congiunzione, si inseriscono i cani, l’elemento che rompe la narrazione e la trasporta verso una dinamica comica surreale.

CAN CHE ABBAIA NON MORDE
Can che dorme? Non abbaia. Una scena del film. 

Ko Yun-ju pensa infatti che la causa della sua frustrazione sia il continuo abbaiare dei cani del vicinato e comincia a sterminarli finché Park Hyun-nam non lo scoprirà e troverà in quell’inseguimento scapestrato la via per la notorietà. Una catena di eventi rocamboleschi che apriranno le porte a una storia che solca costantemente il confine tra la linea ironica e quella più spietata, un urlo politico che esplode solo sottotraccia. Cane che abbaia non morde esplora gli stessi confini che si muovono tra drammaticità e comicità che poi esploderanno con estrema consapevolezza in Parasite. Con il suo primo film Bong Joon-ho gioca con i ribaltamenti di ruoli, incroci relazionali contrastanti che si trasformano in alleanze roboanti capaci di disegnare vortici emotivi e drastici cambiamenti di prospettiva. Atmosfere stranianti e grottesche accompagnate da
musiche blues e jazz si alternano a situazioni angosciose e tensive così da mascherare un sottotesto estremamente polemico e sociale con un’apparenza scanzonata, comica e surreale.

CAN CHE ABBAIA NON MORDE
Un altro momento del film di Bong Joon-Ho

E così i cani, simboli perfetti per rappresentare figure di pace e familiarità, diventano lo strumento perfetto su cui far ripercuotere quel crudele classismo e quelle infime divisioni che la Corea del Sud secerne senza neanche accorgersene, perché ormai insite in un modo preciso di stare al mondo. Quel male nascosto sotto il letto, tra le cantine dei condomini più infimi e poveri, che si lascia poltrire finché poi non esplode di colpo, senza preavviso, come un cane che abbaia. E poi però morde.

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  • VIDEO | Il trailer di Cane che abbaia non morde 

 

 

 

 

 

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