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Il Brasile sul Tevere: Camilo Cavalcante porta i suoi film all’Isola del Cinema

Abbiamo intervistato il regista brasiliano, a Roma con King Kong en Asunción e História da Eternidade

Una scena di King Kong en Asunción di Camilo Cavalcanti

ROMA – Il cinema brasiliano a Roma, il 4 e 5 luglio, sulle Sponde del Tevere. Due giorni che l’arena Isola del Cinema dedica al regista pernambucano Camilo Cavalcante, protagonista con i suoi due lungometraggi premiati in tutto il mondo, ossia King Kong en Asunción, del 2021, road movie su un vecchio sicario che attraversa le saline e le montagne del Sudamerica per arrivare in Paraguay e conoscere la sua unica figlia, e História da eternidade, del 2014, che racconta le storie di amore e desiderio di tre donne di età differente in un villaggio di 40 abitanti nel paesaggio desertico del nordest brasiliano. Le proiezioni si terranno alle ore 22:00 nella sala Cinelab dell’Isola del Cinema, con ingresso gratuito su prenotazione.

Sul set di King Kong en Asunción
Sul set di King Kong en Asunción

I film che porti all’Isola del Cinema sono in un certo senso due viaggi, che esperienze sono state?

Sono due viaggi molto diversi, in comune hanno il viaggio nella profondità dell’animo umano e l’emozione. Historia da eternidade parla degli amori, desideri e sogni di tre donne in età diversa in mezzo a una comunità nel deserto brasiliano che ha i suoi propri riferimenti di spazio e tempo. King Kong en Asuncion è un viaggio nell’esperienza affettiva di un vecchio matador condannato a vagare senza amore. Allo stesso tempo è un road movie, un viaggio che attraversa l’America del Sud. Il viaggio inizia a Salar de Uyuni, passando per la foresta boliviana e Filadelfia, nella regione paraguaiana del Chaco, fino a raggiungere infine Asunción. In questo caso il dislocamento è fisico e geografico, ma entrambi i film parlano di una dimensione poetica del viaggio esistenziale e affetivo.

Un momento di King Kong en Asunción di Camilo Cavalcanti
Un momento di King Kong en Asunción di Camilo Cavalcante

Quando giri per il mondo con i tuoi film, qual è la cosa che noti nel pubblico?

È una domanda molto interessante. La prima proiezione di Historia da Eternidade è stata al festival di Rotterdam in Olanda. Ero molto nervoso e avevo tante aspettative per questa prima proiezione. Avevo l’ansia. Alla fine del film, quando ancora passavano i credits un signore di una certa età mi toccò la spalla, io lo guardai e lui mi ringraziò con emozione. In quel momento ho capito che il cinema ha una poetica e un linguaggio universale. Alcune persone si identificarono con la poesia dei miei film. La proposta principale di queste opere è la poesia delle immagini e del suono e provocare emozioni nello spettatore e permettergli di completare la storia nella sua testa e entrare nel loro universo.

História da Eternidade di Camilo Cavalcanti
História da Eternidade di Camilo Cavalcante

In tutte e due le vicende c’è molta umanità, è questo che metti al centro dei tuoi film?

Senza dubbio. L’essere umano con tutte le sue angosce, ansie ma anche le sue gioie e la sua bellezza sono il centro dei miei film. L’essere umano è molto complesso e provo a ritrarre nei miei film un po’ di questa complessità del vivere, dell’esistere. Io oggi vedo una tendenza nel trattare le emozioni in modo superficiale e per me questo è pregiudizievole. Cerco la questione etica, cerco di adottare un metodo di creazione, un processo cinematografico etico, nel fare  e produrre il mio cinema e raccontare le mie storie. Come dice Paulo Freire (importante teorico dell’educazione brasiliano) “non esiste estetica senza etica”.

Quali sono i tuoi riferimenti cinematografici italiani?

Due film italiani mi hanno impattato nella mia adolescenza. Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore e Mediterraneo di Salvatores. Li ho visti al cinema in Brasile, quando ero molto giovane e sono stati importanti per me per la forma metaforica con la quale hanno trattato l’amore, il dolore e parlano della vita.

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