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Baltasar Kormákur: «Beast, Idris Elba e un film spettacolare ed ecologista»

Il regista racconta in anteprima il survival thriller ambientato in Sud Africa. Prossimamente al cinema

Baltasar Kormákur e Idris Elba sul set di Beast
Baltasar Kormákur e Idris Elba sul set di Beast

ROMA – Idris Elba, il Sud Africa e un Leone. In mezzo, un survival thriller che promette colpi di scena e adrenalina purissima, come dimostrano le prime immagini e il trailer rilasciato da Universal. E mentre aspettiamo l’uscita al cinema di Beast di Baltasar Kormákur, abbiamo intervistato proprio il regista, chiedendogli qual è stata la sfida più grande che gli ha riservato la produzione del film. Kormákur ci ha anche spiegato quanto Beast sia uno dei film che più sente vicino. A cominciare dalla storia: un uomo rimasto vedovo prova a riallacciare i rapporti con i figli, portandoli nelle terre natie della madre. Purtroppo, un leone renderà la situazione decisamente pericolosa. «Penso che sia un film che deve essere visto al cinema per lo stile con cui è girato, per cui sarete immersi nell’esperienza», dice il regista collegato via Zoom, «e spero che il pubblico si diverta, perché adoro i film come Apocalypto o Mad Max che hanno l’elemento dell’immersione. Per cui spero che gli spettatori trovino un’esperienza di questo tipo».

Idris Elba, Riley Keough, Sharlto Copley: un cast pazzesco. Come l’hai scelto?
«Cerco sempre di avere il miglior cast possibile. Amo i bravi attori. Shelter era una scelta ovvia per me, perché è sudafricano e sudafricano di carattere. Non ci sono molti attori sudafricani conosciuti a livello mondiale. Voglio dire, l’ho amato in District 9, in realtà. Conoscevo Idris da un po’, ci siamo incontrati un paio di volte per altri progetti. Eravamo interessati a trovare qualcosa da fare insieme. E quando è arrivato questo film abbiamo colto l’occasione. Alcuni sono grandi star del cinema e altri sono grandi attori. Pochi di loro fanno parte dello stesso pacchetto, e uno di loro è Idris Elba. E poi mi sento simile a lui caratterialmente. Quando si racconta una storia e si cerca di renderla il più personale possibile, è sempre bene che ci sia questo tipo di intesa tra l’attore e il regista».

Idris Elba in Beast
Idris Elba in Beast

È stato divertente girare Beast?
«Come essere in Africa per sei mesi, ascoltare i leoni, annoiarsi di notte, gli elefanti che quasi ti attaccano al mattino. Mi è piaciuto molto. Non ero mai stato in Africa prima d’ora, ma l’Africa mi affascina fin da quando ero bambino. Quindi è stato un sogno assoluto. E naturalmente è una sfida allo stesso tempo, la situazione è stata impegnativa dal punto di vista tecnico, ma amo questo aspetto».

La sfida più grande?
«Il Sudafrica è un territorio enorme. Non è facile trovare luoghi. È come due terzi degli Stati Uniti. Non c’erano molti voli, quindi prendevamo piccoli aerei e dovevamo guidare per 6 ore per vedere una location. Una grande sfida. Nelle lunghe riprese tutto doveva essere disposto in modo molto specifico perché i tempi e il ritmo del film li avevo costruiti in precedenza. Sono molto contento di averlo fatto in questo modo perché credo che renda Beast più intenso».

Una scena di Beast
Una scena di Beast

Cani Sciolit, Adrift, Everest e ora Beast. Film diversi. Come scegli i tuoi progetti?
«Non so se questo film sia stato istintivo. Sentivo che è una cosa che volevo davvero fare, amo gli animali. Sono sempre stato un appassionato di cavalli. Da bambino ho gareggiato come marinaio, ed ecco Adrift. L’Everest rappresnta la montagna fredda da cui provengo. Sono sempre alla ricerca di qualcosa a cui ti connetti. Mi piaceva poi l’idea che il film si svolga in un arco di tempo molto ristretto e che ci si trovi in una situazione al limite. Mi è sembrato che ti desse l’opportunità di girare in modo lungo, di rimanere nell’inquadratura e nella prospettiva e di fare le cose che volevo fare come regista e di mettermi alla prova come regista. Beast mi ha dato questa opportunità».

beast
Un altro momento del film

Da dove hai preso ispirazioni? Lo Squalo è tra i film che ti hanno influenzato?
«C’è l’elemento di un animale che attacca le persone. Quindi ci sarà sempre il paragone con Lo Squalo. Ma qui c’è altro, si tratta di una famiglia. E si tratta anche di una famiglia in crisi senza la mamma, e il padre sta cercando di riconnettersi con i figli, portandoli nel luogo di nascita della madre. Quindi per me l’opera è anche una metafora. Superare l’ostacolo più grande della propria vita, ovvero far funzionare bene la propria famiglia. Per me ha un significato molto personale. Sono passato attraverso molte persone e ho molti figli, e sono riuscito a tenerli nella mia vita. Ma è stata una lotta, è stata una battaglia. E poi l’emozione di fare qualcosa di cinematografico e di creare un animale con gli effetti visivi. Volevo un leone reale non sovradimensionato. È un leone arrabbiato, complici i bracconieri. La natura non vuole che le si manchi di rispetto, e quando attacca tutti, attacca tutti. Come uno tsunami. Nonostante sia un film divertente, c’è un messaggio ecologista».

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