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Tra City of God e Giuseppe Tornatore | Dentro la quarta puntata di Basement Café by Lavazza

I film raccontati da Emis Killa e Lazza nella quarta puntata del format prodotto da Lavazza

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ROMA – «Cosa ho fatto durante la quarantena? Ho scritto come un pazzo» racconta Lazza in apertura della quarta puntata di Basement Café by Lavazza. «Non ho paura di ammettere di essermi preoccupato un po’ all’inizio», ribatte Emis Killa, «Ma, come Lazza, ho sfruttato il momento per stare tantissimo in studio». I due rapper sono ospiti di Antonio Dikele Distefano a cui hanno raccontato il loro rapporto con la musica e il cinema. Un’apertura sull’attualità che ci riguarda tutti ma che si è trasformata presto su una riflessione su scrittura e produzione, sull’impegno e la dedizione che il loro lavoro richiede. Ma anche sulla fama e le ripercussioni che quest’aspetto può avere nella loro vita privata, tra una convivenza appena iniziata e una separazione dopo una lunga relazione.

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Emis Killa e Lazza in studio per Basement Café

Nella giungla di cemento di Albert e Alle Hughes, dramma incentrato sulla vita di un giovane afroamericano cresciuto nel ghetto, diventa il pretesto per Emis Killa e Lazza per ricordare la loro adolescenza, di come la musica sia stata il deterrente che li ha tenuti lontani dalla criminalità e se hanno mai immaginato un futuro lontano dal rap. «Sicuramente lavorerò sempre con le parole», sottolinea Emis Killa, «Che non significa per forza scrivere canzoni. So però che non tornerei mai a fare un lavoro che non mi piace. Preferire spendere i miei ultimi soldi in un furgone e partire come in Into the Wild». Un pensiero condiviso anche da Lazza: «Se dovessi smettere di rappare? Lavorerei comunque nell’ambito della musica».

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Una scena di City of God

La leggenda del pianista sull’oceano di Giuseppe Tornatore, con Tim Roth nei panni del pianista Novecento capace di leggere le persone con la musica, permette invece ai tre di spostare la conversazione sulle apparenze, l’istinto e la capacità di far ricredere le persone, nella sfera privata come quella pubblica. Una sfera quest’ultima in cui non mancano incertezze, «le paranoie» legate alla pubblicazione di un nuovo album, divisi tra paura e speranza di piacere al proprio pubblico e ai colleghi, di essere ascoltati e apprezzati. City of God di Fernando Meirelles e Kátia Lund, racconto della vita di due tredicenni di una favela di Rio de Janeiro con ambizioni profondamente diverse, permette ai due rapper di parlare di cicatrici, quelle metaforiche che accompagnano le loro vite. Per entrambi si tratta dell’assenza di chi se n’è andato troppo presto, di chi avrebbero voluto rendere fiero dei propri risultati e con cui condividere le soddisfazioni dei traguardi raggiunti.

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Un momento della quarta puntata di Basement Café by Lavazza

Infine Emis Killa e Lazza hanno espresso la loro opinione sulle nuove generazioni e il dispiacere di vedere, anche tramite i social, la mancanza di passioni e superficialità che una fetta del loro pubblico dimostra. Più interessati all’apparenza che accompagna il mondo del rap invece di rendersi conto dell’impegno, dedizione e costanza che c’è dietro ogni traccia. Aspetti che li rendono orgogliosi di ricevere messaggi di ringraziamento dai genitori dei loro fan più giovani, consapevoli di avere (in parte) una responsabilità nei loro confronti. E mentre i due rapper si congedano dal divano di Basement Café 3, noi non possiamo fare altro che aspettare di scoprire gli ospiti che ci attendono nelle prossime puntate…

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