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Anatomia di una Caduta | Justine Triet e le complesse verità di un dramma indecifrabile

Dopo Cannes la formidabile Palma d’Oro arriva alla Festa del Cinema di Roma. Ma com’è il film?

Sandra Hüller al servizio di Justine Triet per Anatomia di una caduta, al cinema dal 26 ottobre per Teodora Film
Sandra Hüller al servizio di Justine Triet per Anatomia di una caduta, al cinema dal 26 ottobre per Teodora Film

ROMA – Premiato con una più che meritata Palma d’Oro solo pochi mesi fa al Festival di Cannes, Anatomia di una caduta è stato presentato in anteprima nazionale alla Festa del Cinema di Roma, per poi arrivare in sala dal 26 ottobre con Teodora Film. Alla regia e alla sceneggiatura, la quarantacinquenne parigina Justine Triet, già ammirata in concorso a Cannes nel 2019 con il buon Sibyl – Labirinti di donna, ma che questa volta tocca senza dubbio il suo punto più alto, mostrando la raffinatezza, la completezza e la maturità dei grandi autori. Sandra (Sandra Hüller) e Samuel (Samuel Theis) sono una coppia di letterati quarantenni, trasferitasi da non molto sulle Alpi tra Italia e Francia insieme al figlio ipovedente Daniel (Milo Machado Graner), nei pressi di Grenoble, dove hanno rimesso in sesto un elegante chalet per isolarsi dal mondo e trovare la pace necessaria per scrivere e starsene tranquilli in famiglia. Lei è una scrittrice affermata alla prese con la distribuzione e la promozione del suo ultimo lavoro.

Anatomia di una caduta di Justine Triet, al cinema dal 26 ottobre con Teodora Film
Anatomia di una caduta di Justine Triet, al cinema dal 26 ottobre con Teodora Film

Lui è invece vive un periodo in cui è più concentrato sull’insegnamento: non riesce bene a mettere insieme le idee per un nuovo scritto, e così ne approfitta per fare due soldi con le lezioni, tanto più che ha deciso di fare da maestro al giovane Daniel (che a scuola si reca solo due volte a settimana in una sorta di home schooling part time). Non facciamo in tempo a vederci presentare i personaggi e gli ambienti che il povero Samuel viene trovato in una pozza di sangue di fronte allo chalet, proprio sotto la finestra della stanza in cui stava lavorando con viti e trapano, al terzo piano, nel sottotetto in cui aveva previsto di ricavare una nuova stanza. All’arrivo dell’ambulanza risulta deceduto. È caduto? È stato spinto? Si è lanciato di proposito? A stabilire la verità, come in ogni stato di diritto quale è la Francia, ci pensa un processo, la cui principale imputata però risulta essere Sandra, l’unica presente nell’abitazione al momento del fattaccio. Sarà incriminata? Verrà ritenuta colpevole? E, indipendentemente dall’esito del processo, è stata lei o no? A difenderla lo squisito Vincent (Swann Arlaud), vecchio amico della coppia e avvocato.

Sandra Hüller e Samuel Theis al centro del racconto di Anatomia di una caduta
Sandra Hüller e Samuel Theis al centro del racconto di Anatomia di una caduta

L’anatomia di Anatomia di una caduta, però, non si limita ad essere la dissezione dell’accaduto attraverso l’analisi degli elementi fattuali. La posizione in cui è stato ritrovato il corpo, le tre gocce di sangue sul legno dello sgabuzzino su cui avrebbe sbattuto Samuel prima di rovinare al suolo e tutti gli altri indizi, sembrano insufficienti per stabilire la verità (parola chiave su cui torneremo); il processo, quindi, si trasforma da anatomia-di-un-(forse)-omicidio in vivisezione della vita di una donna, intromissione nei luoghi più privati e inconfessabili della vita della coppia, tra insicurezze, ossessioni, inconsapevoli e reciproci soprusi quotidiani. La caduta, allora, non è solo quella del corpo di Samuel dalla finestra al terreno innevato, ma la caduta di una relazione, il fallimento di un rapporto di coppia, il declino (inevitabile?) di un amore. Il genere attraverso il quale è veicolato tutto questo è il thriller legal-psicologico, anche se forse sarebbe meglio parlare di giallo apodittico.

Milo Machado Graner in una scena di Anatomia di una caduta
Milo Machado Graner in una scena di Anatomia di una caduta

Intanto perché la soluzione dell’enigma (anche se in un certo senso non arriverà mai davvero) è il tema centrale dello sviluppo, non un mero pretesto per costruire momenti di tensione, ma soprattutto perché il ritmo e la gestione dei colpi di scena sono affidati ad una sceneggiatura che porta il linguaggio e il dialogo al centro della scena, non l’azione mediata dall’immagine e dal montaggio. Lo script di Anatomia di una caduta è stato realizzato in collaborazione con Arthur Harari, il compagno-sceneggiatore di Justine Triet (e si percepisce eccome il loro essere una coppia), ed è minuziosamente concepito, rigorosissimo nel suo dipanarsi e con una capacità di affrontare passo dopo passo la profondità, senza mai eccedere o accelerare, usando sempre sapientemente la parola giusta al momento giusto. Un film parlato ma non verboso, con un linguaggio che sa essere cavilloso (in senso legalistico) quando serve, ma anche direttissimo e colloquiale.

Come sempre straordinaria Sandra Hüller
Come sempre straordinaria Sandra Hüller

E poi ci sono i fatti di Anatomia di una caduta. Per chi segue il processo – tra cui figura ovviamente il giudice (il pubblico in aula e quello in sala al di qua dello schermo – non ci sono fatti da interpretare. Non siamo in condizioni di poter sapere o di poter ricostruire con metodo scientifico, ma dovendo per forza di cose stabilire chi è colpevole e chi innocente (siamo in un processo), ci troviamo a dover decidere arbitrariamente quale vogliamo che sia la verità in Anatomia di una caduta, a quale delle verità possibili siamo disposti a credere, qual è quella a cui riusciamo a dare un senso più compiuto. E in questo seguiamo e condividiamo passo dopo passo la risposta-scelta di Daniel, nella delicatissima e toccante ultima mezz’ora di film che lo pone di fronte all’assurdo bivio del dover decidere se preferisce avere un padre suicida, o una madre assassina.

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  • VIDEO | Qui per una clip di Anatomia di una caduta: 

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