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Alien: Romulus | Cailee Spaeny, Fede Alvarez e il ritorno degli xenomorfi al cinema

Tra Alien e Aliens, un nuovo xenomorfo è pronto a terrorizzare l’umanità. Ma com’è il film?

Cailee Spaeny in una scena di Alien: Romulus di Fede Alvarez, al cinema con 20th Century Studios
Cailee Spaeny in una scena di Alien: Romulus di Fede Alvarez, al cinema con 20th Century Studios

ROMA – Ambientato nella finestra di tempo dei 57 anni di ipersonno di Ellen Ripley tra la fine di Alien e la distruzione della Nostromo e l’inizio di Aliens: Scontro Finale con l’approdo sulla Terra e le conseguenze con la Weyland/Yutani, Alien: Romulus, di Fede Alvarez, racconta di un nuovo equipaggio in un mondo lontano che si trova costretto a confrontarsi con la forma di vita più terrificante dell’Universo: lo xenomorfo. Una sinossi semplice, che dice tutto, che crea suggestione, ma non solo. È una storia totalmente indipendente quella del suo Alien. L’ha sempre presentata così Alvarez quando ha pitchato il soggetto agli executives della Disney nel marzo 2022. Scollegata, ma in qualche modo coerente con il canone narrativo. Al punto che James Cameron – regista di Aliens: Scontro Finale – ha partecipato alla stesura del soggetto di Alvarez come collaboratore esterno per i dettagli di world-building.

Alien: Romulus, un film di Fede Alvarez, dal 14 agosto al cinema con 20th Century Studios
Alien: Romulus, un film di Fede Alvarez: Al cinema con 20th Century Studios

A partire dalla presenza scenica della Weyland/Yutani Company da lui introdotta nel fortunato sequel. Una collaborazione non del tutto casuale visto che Alvarez ha dichiarato a più riprese che è stato proprio Aliens il punto di riferimento per definire la struttura e il ritmo scenico della sua creatura filmica: «C’è un momento in Aliens cui vedi un gruppo di bambini che corrono nei corridoi di questa colonia. E ho pensato: ‘Wow, come sarebbe per quei bambini crescere in una colonia che ha ancora bisogno di altri 50 anni per terraformarsi? Quindi ricordo di aver pensato: Se mai dovessi raccontare una storia in quel mondo, sarei sicuramente interessato a quei bambini quando raggiungeranno i vent’anni». Ma c’è di più. Per creare uniformità di visione in termini di effetti pratici, infatti, Alvarez si è servito degli artisti della Legacy Effects e dello Studio Gillis.

Archie Renaux e Cailee Spaeny in un momento di Alien: Romulus
Archie Renaux e Cailee Spaeny in un momento di Alien: Romulus

Le società di VFX un tempo note, rispettivamente, come Stan Winston Studios e Amalgamated Dinamics, che contribuirono alla resa degli effetti pratici di Aliens e di Alien3Alien – La Clonazione e Aliens vs Predators. Una scelta così spiegata da Alvarez: «Volevo davvero tornare al puro orrore del primo Alien e prendere quegli elementi di thriller che ha Aliens e anche Alien 3. Abbiamo esagerato per mantenerlo puro alle tecniche di regia del film di Scott, ma se qualcuno pensa che sarà troppo retrò, non preoccupatevi, il 2020 si riverserà da ogni finestra. Non c’è modo di fermare la modernità della regia. E dalla combinazione del meglio dei classici e del meglio di oggi, allora hai qualcosa di nuovo», ovvero Alien: Romulus che ha visto Alvarez comporre immagini evocative nella costruzione e nel sapore scenico del glorioso capostipite della saga, eppure di modernità fluida nei suoi movimenti di camera.

Lo xenomorfo è tornato!
Lo xenomorfo è tornato!

Il perfetto punto di incontro tra la tradizione del passato e l’innovazione del presente, Alien: Romulus, applicata anche nella gestione delle singole componenti da parte di Alvarez. A partire dalla struttura narrativa dalla tipica inerzia da Dieci Piccoli Indiani – qui però ricalibrata in maniera più caotica e imprevedibile, meno lineare – sino al tema principe della saga di Alien: la maternità. Topos ricombinato da Alvarez in un climax dalle premesse teoriche eccezionali, ma da un atto pratico che suona come un corpo estraneo se rapportato all’organicità di un racconto fino a quel punto solido e con poche sbavature. E poi jump-scare da cardiopalma che inchiodano alla poltrona, silenzi assordanti, chiaroscuri terrificanti, un world-building immersivo e vasto, androidi tridimensionali e orde (letteralmente!) di xenomorfi: non si sbaglia nel definire quello di Alvarez con Alien: Romulus un grande cinema esperienziale.

La rivelazione di Alien: Romulus è Isabela Merced
La rivelazione di Alien: Romulus è Isabela Merced

Non ultimo il comparto attoriale. Perché sul volto di copertina principale, Cailee Spaeny, c’è davvero poco altro da aggiungere. Dopo Priscilla e quel capolavoro assoluto di Civil War continua la sua inarrestabile ascesa artistica mostrandosi padrona della scena, intensa – oltre che perfettamente a suo agio con un fucile mitragliatore automatico – nei panni di una Rain Carradine che ha tutte le carte in regola per diventare una Ellen Ripley postmoderna. L’altro è quello di Isabela Merced che sulla scena hollywoodiana è ormai presenza fissa da oltre dieci anni, a cui Alvarez regala non solo l’arco narrativo più tragico, ma anche le sequenze più difficili (e già cult). Ecco, basterebbe una simile coppia artistica per dirvi di correre a vedere Alien: Romulus, ma in realtà di ragioni ce ne sono (molte) altre tra sorprese e easter-egg, e quelle vi toccherà scoprirle in sala.

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  • VIDEO | Qui per il final trailer del film:

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