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Alberto Malanchino: «Io, tra Doc e un sogno chiamato Clint Eastwood»

Dopo averlo visto in Easy Living, eccolo in tv con Luca Argentero: la nostra intervista all’attore

MILANO – Un grande talento e una carriera promettente avviata verso altri successi. Partito dal teatro, Alberto Malanchino ha partecipato a diversi progetti tra il piccolo e il grande schermo, come la serie targata Netflix Summertime e il recente film indipendente (che noi di Hot Corn abbiamo amato molto, come già scritto qui) Easy Living, in cui interpretava Elvis, migrante che cerca di raggiungere la Francia. Dal 15 ottobre lo vedremo tornare nei panni di Gabriel Kidane nella serie Doc – Nelle tue mani, in onda su Rai1. Abbiamo chiamato Malanchino per parlare della serie e del suo personaggio, del suo rapporto con cinema e teatro e delle sue ispirazioni.

GABRIEL KIDANE – «Il mio personaggio? Gabriel Kidane è uno specializzando in medicina interna, lavora al Policlinico Ambrosiano ed è un ragazzo originario dell’Etiopia, anche se ha passato quasi tutta la sua vita in Italia. Lui studia per diventare uno dei medici più bravi e vuole contribuire a migliorare le sorti dei pazienti. È un ragazzo molto ambizioso. All’inizio è una persona apparentemente fredda e distaccata ma in realtà ha al suo interno una grande emotività ed è una persona anche molto sentimentale».

Alberto Malanchino
Alberto Malanchino è Gabriel Kidane

LUCA ARGENTERO & IL SET – «È stato un bel momento. Con Luca ci siamo divertiti tanto, è un grandissimo professionista e un grande lavoratore quindi non sono mancati dei momenti sia di svago che anche di consigli pratici di lavoro. L’ambiente è stato fondamentalmente sempre molto tranquillo, rilassato. Ovviamente quando si fa video è normale che ci sia l’esigenza di chiudere la giornata perché abbiamo sempre dei ritmi molto serrati però nonostante questo non è mai mancato il buon umore o la battuta».

Alberto Malanchino
Luca Argentero e Alberto Malanchino in Doc – Nelle tue mani

LO STOP FORZATO – «Quando abbiamo girato Doc abbiamo iniziato in tempi non sospetti. Anche noi siamo stati un po’ “vittime” della chiusura totale perché ci mancavano un paio di settimane per finire la stagione e abbiamo dovute chiudere il set per l’emergenza. Però siamo riusciti a mandare in onda le prime otto puntate ed è stato bello. Credo sia stato in parte anche catartico perché eravamo contenti di essere riusciti a fare dell’intrattenimento positivo per le persone che ci guardavano e che erano chiuse in casa, e dall’altra parte abbiamo avuto molti feedback di ringraziamento rispetto al nostro lavoro per aver regalato un punto di vista che esiste ma che, magari, a volte è più nell’ombra per quanto riguarda il mondo medico».

Una scena della serie

CINEMA, TV E TEATRO? – «Mi piace innamorarmi di progetti belli e validi, e questo può capitare sia in video che su un palcoscenico. Per me il gesto artistico viene prima di tutto e in base a quello può essere più bella una cosa piuttosto che un’altra. A teatro convenzionalmente stai parlando a una platea quindi anche la tecnica viene enfatizzata per un pubblico che ti deve vedere dalla prima fila fino all’ultima. Al cinema hai invece la possibilità tramite il video di fare delle piccole cose che vengono rese grandi. Poi alla base c’è il motore che è sempre lo stesso, ci siamo noi con le nostre emozioni che cerchiamo di filtrare».

Alberto Malanchino
Alberto Malanchino in una scena di Doc

I PERSONAGGI «Beh, Gabriel Kidane mi è rimasto nel cuore perché è anche il mio primo ruolo da protagonista. Ho avuto la possibilità di fare un’esperienza immersiva. L’anno scorso ho portato in scena Scene di violenza coniugale, un testo di Gérard Watkins e anche quello mi è rimasto molto impresso. Si indagava la violenza domestica e di genere in tutte le sue accezioni, anche quelle meno conosciute. Interpretavo un personaggio, Liam, che aveva un percorso da tossicodipendente con grandi problemi di famiglia. Sono personaggi che a volte sono molto lontani da te ma che in qualche modo riescono a risuonarti proprio per la loro lontananza».

Alberto Malanchino
Una scena di Doc – Nelle tue mani

LE ISPIRAZIONI – «In Italia apprezzo molto Pierfrancesco Favino, sono cresciuto anche tramite il suo gesto artistico al cinema. Elio Germano e Lorenzo Richelmy, invece, per pensare a persone che hanno un’età più simile alla mia. Poi mi piace Denzel Washington e i grandi di sempre come Al Pacino e Robert de Niro che fanno parte del mio Olimpo di attori a cui rubare. Un regista con cui mi piacerebbe lavorare? Virzì, ma anche Marco Tullio Giordana e Matteo Rovere. Per l’America mi piacerebbe lavorare con Clint Eastwood, in Europa dico i fratelli Dardenne».

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