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Jan Maria Michelini: «Io, tra Diavoli, il successo di Doc e l’importanza dell’audacia»

Don Matteo, la scrittura di Succession, la creatività e il talento: il regista si racconta a Hot Corn

Jan Maria Michelini
Jan Maria Michelini con Alessandro Borghi e Patrick Dempsey sul set di Diavoli

MILANO – «È un peccato non poter comunicare dal vivo con la stampa. Ancora di più lo è non potersi stringere in un abbraccio con tutti i compagni di avventura. Perché quella di un set è un’esperienza molto forte e, tra chi lavora su un altro progetto e chi torna in America o in Inghilterra, il fatto di promuovere un lavoro diventa anche l’occasione di rivedersi, confrontarsi. Questa è una cosa che mi sta mancando molto». A parlare è Jan Maria Michelini, regista a quattro mani con Nick Hurran di Diavoli, la serie in onda su Sky dal 17 aprile con Alessandro Borghi, Patrick Dempsey e Kasia Smitniack tratta dal romanzo di Guido Maria Brera. Una carriera ventennale che lo ha visto collaborare con Mel Gibson (La Passione di Cristo) e Ron Howard (Angeli e Demoni), contribuire al successo di Don Matteo e I Medici fino all’ottimo risultato ottenuto con Doc – Nelle tue mani. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente per parlare dell’esperienza sul set di Diavoli, dell’importanza del gruppo e dell’augurio per il futuro della serialità italiana.

LO STILE «Il romanzo ruota intorno ad eventi realmente accaduti. La spinta stilistica è, ovviamente, dettata da quello che nella mente di un regista arriva studiando la tematica. La scelta stilistica in questo caso è stata dettata da due fattori fondamentali. Il primo è quello della finanza in sé, che è sempre incentrato sulla sfida tra persone corrette e scorrette e quindi un dualismo. Anche la sfida tra Massimo Ruggero e Dominic Morgan in qualche modo chiamava ad una scelta di stile che si potesse rappresentare nella divisione. Tutto lo stile della serie è quella di sdoppiare i campi visivi, usare riflessi, addirittura alcuni primi piano o scene sono a bordo fotogramma. Il secondo è dato dal voler raccontare la storia incorniciata in fatti realmente accaduti. La crisi del 2010 e 2011 chiamava a voler dire allo spettatore “Siamo in quel periodo storico e i personaggi che state vedendo rappresentano personaggi che probabilmente hanno agito in quegli anni nel modo che vi mostriamo”».

Jan Maria Michelini
Una pausa dal set di Diavoli

IL CONTRASTO «Lasciamo lo spettatore libero di schierarsi perché la serie non giudica il mondo della finanza anche se il titolo potrebbe tradire l’opposto. Oltretutto anche tutta quella che è la cultura underground, populista è rappresentata attraverso una società, la Subterranea, che rimanda ai leaks informativi che erano una novità quel periodo. Un mix di stile elegante, cinematografico – lenti grandiose, girando in 8k per lavorare sulla profondità di campo – tradotto in uno sforzo per rendere l’aspetto visivo molto composto e dall’altra parte, a contrasto, con una cinematografia un po’ particolare, strampalata, fatta di jump-cut, volti tagliati a metà e aria data dove di solito non si dà. Il tutto teso a sottolineare un ambiente che vive di psicologia, di aspetto e aspettative».

Jan Maria Michelini
Lars Mikkelsen, Jan Maria Michelini e Laia Costa

NICK HURRAN «Abbiamo girato mix-mash, nel senso che siamo andati spesso per location nel primo mese e poi abbiamo iniziato a lavorare in maniera efficace produttivamente. Era un set che cambiava regista un giorno sì e un giorno no. Un cosa difficile perché girare dieci episodi in questo modo è un’impresa colossale. Con Nick ci siamo trovati nello stile e c’è stata subito una grandissima condivisione, lui è un uomo risolto e aperto. Entrambi siamo caratterizzati dal fatto di riconoscere il talento degli altri e circondarsi di una buona squadra. Il successo è il gruppo».

Jan Maria Michelini
Jan Maria Michelini e Alessandro Borghi

REGISTI & ATTORI «Il linguaggio del cinema e della televisione fatta con questa qualità è molto comune. Ci si riconosce nei talenti una volta che ci si sente al sicuro da parte degli attori nei confronti dei registi e da parte dei registi nell’essere riusciti a coinvolgere l’attore nell’interpretare nel migliore dei modi non ci sono più filtri perché vive solamente la scena. È chiaro che i rapporti umani e la stima contino ma più di tutto, e parlo per la mia esperienza personale, conta quello che stai facendo. Ci siamo tutti subito trovati fin dalle letture, dallo stile che abbiamo comunicato agli attori attraverso delle scene montate che gli abbiamo mostrato. È stato tutto molto fluido».

Uno scatto dal set di Diavoli

DOC «Doc sta facendo gola a tantissimi Paesi del mondo: dall’America all’Inghilterra. Il medical drama è molto appetibile anche all’estero. In questo caso, avendo provato a fare una serie seppur con i budget e i tempi che ci sono consentiti qui, è stato un risultato, oltre lo share del 30%, mi rende molto fiero perché in qualche modo fa fare un piccolo passo in avanti alla qualità della fiction televisiva mainstream. Per farlo c’è voluto il sudore e la fatica di tutti (ride, ndr). Io l’ho girato in prima persona addirittura in macchina per poter curare ogni dettaglio, stare vicino agli attori e poterli dirigere a un metro di distanza. Questo sopratutto per i tempi che abbiamo perché non c’è per questo tipo di serie il tempo di provare una scena, digerirla, cambiarla, rivederla e poi girarla».

Luca Argentero e Jan Maria Michelini sul set di DOC – Nelle tue mani

LA SERIALITÀ ITALIANA «Un’evoluzione della serialità? Io lo spero. È un qualcosa che non coinvolge solamente il talento artistico ma è un’evoluzione che deve implicare anche le risorse produttive. Una serie come Diavoli è pensata sia a livello di budget che di tempi di ripresa come una serie internazionale. Lo standard è quello di una decina di giorni a puntata, almeno due o tre in più di un episodio per la Rai e ti consente di fare un lavoro molto più di fino. Dal mio punto di vista non vedevo l’ora, sono vent’anni che lavoro, ho fatto un’ottantina di ore di prima serata da regista e aspettavo di poter avere delle storie e delle possibilità di far evolvere la serialità anche qui».

Jan Maria Michelini
Jan Maria Michelini sul set

DON MATTEO «Le mie esperienza fin da ragazzino sono state nei film americani. Diciamo che mi sono formato con delle cose importanti, poi quando vuoi fare il regista inizia da quello che c’è. Vado molto fiero del mio percorso perché una serie come Don Matteo è probabilmente una serie più difficile da realizzare rispetto a Diavoli. Ti lancio questa bomba (ride, ndr). Una cast di over-anta, cinque scene al giorno, dieci pagine di copione. È un’impresa epocale».

Un momento dal set di Don Matteo XI

LE SERIE TV «Adesso sto riguardano, perché trovo geniale la scrittura, Succession. Poi ho avuto il piacere di lavorare con Brian Cox quando giravo I Medici e sono un suo grandissimo fan. Ma tutto il cast è fantastico. L’augurio che faccio all’Italia è di risvegliare la creatività e la scrittura. Essere audaci. Immaginare che lo spettatore possa comprendere molto di più di quello può venire detto nei dialoghi e lasciare più spazio alla cinematografia, alla musica, all’immagine, alla creatività. Perché uno dei difetti della serialità italiana è proprio il considerare lo spettatore uno a cui ricordare ogni due secondi cosa sta guardando. Prendere spunto da una serie come Succession ma anche dalla serialità tedesca, penso a Dark, o dalla Spagna che sta facendo delle cose meravigliose, a parte La Casa di Carta, penso a É lite o ai thriller. C’è un grandissimo fermento, la qualità non è sempre altissima ma ci sono delle punte davvero alte. Secondo me in Italia ci sono tutti i talenti per poter crescere, sia a livello di attori che cast artistici. Non a caso gli americani vengono a girare spesso qui perché sanno di trovare delle maestranze che spesso possono dargli molto di più di quello che possono avere in patria».

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Qui potete vedere il trailer di Diavoli:

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