in

Diavoli: tra dualismo e schegge di realtà «vi mostriamo i monaci guerrieri della finanza»

Borghi, Smutniak, Dempsey, Brera e i registi Jan Maria Michelini e Nick Hurran raccontano la serie

diavoli
Un momento della conferenza stampa di presentazione di Diavoli

MILANO – I giorni che stiamo vivendo hanno stravolto la nostra quotidianità toccando ogni aspetto delle nostre vite e ogni settore. Quello dell’intrattenimento non è da meno, con produzioni bloccate, date di uscita in sala slittate e anteprime stampa da reinventare. Ne è un esempio Diavoli, la miniserie ambientata nel mondo della finanza dal 17 aprile su Sky. Una conferenza stampa a distanza organizzata in uno studio vuoto con Alessandro Borghi, Kasia Smutniak, Patrick Dempsey, Guido Maria Brera e i registi Jan Maria Michelini e Nick Hurran su schermi verticali e un mosaico con quello di tutti i giornalisti in collegamento. Un thriller finanziario in cui s’intrecciano fiction e realtà che guarda al nostro passato recente, tra WikiLeaks e la Grande Recessione, come ci hanno raccontato da remoto i protagonisti.

diavoli
Un momento della conferenza stampa di presentazione di Diavoli

I DIAVOLI «Ho scoperto, interpretando il ruolo di Massimo, che i Diavoli non sono quelli che pensavo prima di intraprendere questo viaggio. C’era in me un luogo comune che riguardava gli uomini di finanza ma quello che ho imparato è che non è poi così tanto presente. Ci sono delle persone che fanno parte di questo mondo seguendo i propri interessi con un bassissimo livello di etica, ma ce ne sono molti altri, invece, quest’etica la mettono quasi al primo posto. C’è una frase in Diavoli che li descrive come “quelli che hanno il compito di mantenere l’ordine in un momento di caos”. Questo perché la finanza con il passare del tempo è diventata sempre di più uno strumento politico e, di conseguenza, di potere. Per Diavoli non voglio che vengano intesi solo i cattivi che fanno i propri interessi perché c’è anche una parte di loro che si occupa di far sì che questo strumento politico non venga usato in una maniera negativa ma a favore dei cittadini». Alessandro Borghi

diavoli
Alessandro Vorghi, Laia Costa e Nick Hurran sul set

LE TEMPISTICHE «La sceneggiatura era avvincente. Ho visto Diavoli come l’opportunità di poter imparare e di lavorare in Europa. Sono felice di aver preso parte a questa serie e molto fiero del risultato viste anche le tempistiche che coincidono con il momento che stiamo vivendo. Inoltre per creare il personaggio di Dominic per me è stato importante trascorrere del tempo con Guido (Maria Brera, ndr) e leggere la lista di libri che mi ha consigliato». Patrick Dempsey

diavoli
Patrick Dempsey è Dominic Morgan

LA SCENEGGIATURA «C’è stato un lavoro di gruppo con Alessandro Sermoneta, Mario Ruggeri, Elena Bucaccio, Christopher Lunt e Michael A. Walker. Sono stati preziosi perché portare sullo schermo qualcosa che non puoi toccare, che è come l’acqua, un potere nuovo sistemico che incide sulla vita dei cittadini, è stata una cosa totalmente nuova. Fino a oggi la finanza era sempre stata raccontata con belle donne, macchine, droghe. Un continuo mostrarsi. Invece in Diavoli raccontiamo di monaci guerrieri. È stato molto complesso e ambizioso rappresentarli. Infatti ci abbiamo messo tempo, fatica e il cast attoriale e i registi sono stati imprescindibili per il successo» Guido Maria Brera

Un momento di pausa

MASSIMO RUGGERO «I riferimenti per sviluppare il mio personaggio sono legati al libro e all’amicizia con Guido. La possibilità che mi ha dato di conoscere determinati contesti londinesi con i quali mai avrei potuto avere a che fare necessari anche per uscire da determinati luoghi comuni. C’è una puntata dedicata esclusivamente alla sua parte italiana. È come se avessi rifiutato l’italianità di questo personaggio fino a quando non sono stato costretto a girare quella puntata. Ho sempre pensato a Massimo come qualcuno che avesse ripudiato le sue origini, che le avesse messe da parte, perché gli avevano fatto male. Credo che agiscano su di lui in modo inconscio. Sul set c’erano molti attori di diverse parti del mondo con modi di lavorare diversi. È come se la mia italianità, quella dell’Alessandro attore, in un contesto di attori internazionali avesse agito nello stesso modo anche in Massimo Ruggero. Un uomo con una facciata di controllo e sicurezza che quando si sgretolano lasciano entrare emotività e italianità». Alessandro Borghi

Alessandro Borghi è Massimo Ruggero

IL DUALISMO «La cosa che mi è piaciuta di più di questo progetto è stata proprio la sua doppia faccia. L’opportunità di raccontare e spiegare con il tempo di una serie aspetti importanti e difficili da capire. Il mio personaggio sta in mezzo tra il Bene e il Male, è un personaggio ambiguo. Sono partita dal libro di Guido e dalla sua capacità di parlare di fatti molto noiosi come la finanza in modo passionale, quasi romantico. La sceneggiatura poi mi ha colpito per il linguaggio che usa e la sua capacità di catturare l’attenzione. C’è tantissimo realismo, basta pensare che guardando la serie noi riusciremo a tornare indietro di qualche anno e riconoscere i momenti importanti che sono accaduti e magari dargli un’altra lettura, più consapevole» Kasia Smutniak

diavoli
Kasia Smutniak è Nina Morgan

IL LAVORO DI GRUPPO «Mettere insieme un argomento così difficile da affrontare e farlo in modo originale non era affatto facile. Siamo stati accompagnati da una produzione abituata ad affrontare grandi progetti internazionali e mettere intorno a un tavolo una serie di cervelli e di artisti. Anche Nick Hurran è stato geniale nell’impostazione della serie dandogli una paternità di stile e direzione fantastich. La chiave è sempre quella dell’umiltà, quella con cui si creano le cose belle» Jan Maria Michelini

diavoli
Jan Maria Michelini, Malachi Kirby e Nick Hurran sul set di Diavoli

LO STILE «Diavoli si è rivelata una storia molto pregnante anche per le tempistiche. Quando ci siamo messi a lavoro su questa serie non immaginavamo quello che sarebbe arrivato. La mia prima impressione non è stata relativa alla sua potenza ma dallo stile che è stato usato da Guido per scriverla, su tutti il protagonista, Massimo Ruggero. Un personaggio la cui mente vive sempre in anticipo, per cui oggi è già domani. Diavoli nella sua essenza è un thriller che racconta una storia che ci ha condizionato tutti: la lotta tra le potenze finanziarie dell’Europa- Ho cercato di dare un’energia instancabile integrando la storia con delle immagini reali che facessero parte della storia che raccontavamo». Nick Hurran

Un momento di pausa sul set

IL REALISMO «Di realismo in Diavoli ce n’è molto. È una storia di finzione ma è intrecciata dentro gli eventi realmente accaduti tra il 2010 e il 2011, dalla caduta di Gheddafi alla creazione della nomea di PIIGS ai cinque Paesi dell’Europa meridionale fino all’arresto di Strauss-Kahn. Anche da un punto di vista dello stile questo realismo è stato deciso di inserire una sere di schegge di realtà, con telegiornali e news, per rimanerne sempre ancorati legandola a uno stile che in parte è molto cinematografico e in parte, a contrasto, molto grezzo» Jan Maria Michelini

Una scena di Diavoli

POST-COVID19 «L’industria dell’intrattenimento dopo il Coronavirus? Un cambiamento sarà inevitabile è seguirà quello che dovremmo seguire tutti anche nelle nostre vite. Probabilmente in molti inizieranno a pensare di ridurre le troupe e il contatto. Mi auguro però che tutto quello che avverrà nel futuro prossimo sarà una transizione per tornare a fare questo mestiere come deve essere fatto: in tanti, vogliosi, ambiziosi e desiderosi. Perché per fare questo lavoro ognuno di noi è indispensabile. Se fino ad oggi eravamo in cento, domani non possiamo farlo in cinquanta». Alessandro Borghi

  • OPINIONI | Diavoli: se una serie tv racconta il crollo finanziario dell’Europa

Qui potete vedere il trailer di Diavoli:

Lascia un Commento

Sergio Sylvestre e Mini Diamante

Sergio Sylvestre: «Trolls World Tour? Tra i Daft Punk e il valore della positività»

Books

Dalla storia di Bruce Lee a Trolls World Tour | Cinque libri da non perdere