Martina Barone ROMA – Si è spento a 94 anni Raffele Pisu, comico e conduttore radiofonico e televisivo, simbolo dell’Italia del Dopoguerra. All’anagrafe Guerrino Pisu, aveva partecipato alla Seconda Guerra Mondiale come partigiano, per poi passare alla televisione e al cinema. E, noi di Hot Corn, lo avevamo incontrato alla scorsa Festa del Cinema di Roma, quando accompagnò la versione restaurata di Italiani brava gente (1965) di Giuseppe De Santis. Non un film di guerra, ma sulla guerra, raccontò emozionato, un titolo ancora importante per venire a conoscenza della storia del nostro Paese. Oggi soprattutto.
LA CARRIERA «Nella mia carriera ho fatto principalmente ruoli comici, per questo mi sorprese la proposta di De Santis per Italiani brava gente. Era il 1964. Disse che mi vide nella parte di un barbone e quell’interpretazione gli fece capire che sarei stato perfetto per il suo film. Infatti, il mio ruolo era quello di un soldato disgraziato. Mi disse che ero bravo nel drammatico, peccato poi che il film ebbe un’uscita sbagliata, fatta male. Alla Titanus non interessava molto Italiani brava gente e buttò praticamente fuori il film così…».
IO & DE SANTIS: «Con Beppe siamo arrivati ad instaurare un bel rapporto. Tecnicamente era un grande, però devo dire che forse gli mancava un po’ di cuore. Mi viene sempre da ripensare al modo in cui fa morire Vittorio Gassman in Riso Amaro. Sul set voleva avessimo reazioni violente mentre giravamo le sequenze di guerra, quasi ad arrivare alla bestemmia, per fare in modo che la scena risultasse sempre il più forte possibile».
LIBERO GABRIELLI «Quando Beppe mi propose di fare il film, piansi subito dopo aver letto la sceneggiatura. È una storia che ho sentito molto e penso che sia una sensazione che si percepisce anche durante la visione del film. Ho accettato di interpretare il ruolo di Gabrielli perché quello ero proprio io e per questo ero deciso a farlo, anche per un guadagno basso. Dovevo dare voce a questa persona normale, travolta da una guerra mortale».
TAT’JANA SAMOJLOVA: «La Samojlova? Era considerata la Greta Garbo russa. Quando Beppe chiese lei per in Italiani brava gente gli dissero che non c’era, che non era disponibile, anche che si trovava in ospedale. Questo perché per loro non esisteva nessun culto della personalità. O meglio, non lo tolleravano molto e quindi non volevano che Beppe, arrivato in Russia, pretendesse di avere Tat’jana Samojlova. Per loro avrebbe dovuto prendere un’attrice qualunque».
ITALIANI OGGI «Gli italiani sono ancora brava gente? Bella domanda, ma in conclusione penso di poter dire di sì. Ci sono giovani che sono veramente bravi, siamo noi che però non siamo in grado di aiutarli, nessuno trova un modo per dargli dei veri insegnamenti. Gli unici programmi di oggi che si vedono sono cose come Il Grande Fratello o L’isola degli “idioti”, come lo chiamo io. Mi domando come mai non si riesca a portare la cultura anche nei programmi tv».
ITALIANI BRAVA GENTE: «Italiani brava gente è un’opera da rivedere, oggi e sempre: il film di De Santis è del 1966, ma è imprescindibile anche oggi. Perché è sempre importante saper ricordare chi, pur con le scarpe rotte, ha sofferto per noi, ma ha fatto comunque in modo che venisse scritta la storia del nostro paese….».
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