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Ava DuVernay: «Nelle pieghe del tempo? La dimostrazione che niente è impossibile»

La Disney, un romanzo simbolo e un cast corale: la regista racconta Nelle pieghe del tempo

Ava DuVernay, a destra, scherza con Oprah Winfrey.

ROMA – È la regista delle prime volte Ava DuVernay. Prima donna afroamericana a vincere il premio per la miglior regia al Sundance con Middle of Nowhere, a ottenere due candidature agli Oscar per miglior film (Selma) e miglior documentario (XIII emendamento) nonché a dirigere un live-action da 100 milioni di dollari di budget come Nelle pieghe del tempo – disponibile in streaming su CHILI -, adattamento del romanzo firmato da Madeleine L’Engle nel 1963, nel quale la regista di Long Beach si confronta con un cast stellare (da Reese Witherspoon all’amica Oprah Winfrey) e un libro simbolo per diverse generazioni. Una pellicola legata alle tematiche sociali e culturali dei nostri giorni come dimostrano la componente femminile e la decisione di trasformare Meg, la protagonista, in un’adolescente afroamericana figlia di una coppia mista. Una scelta che ha influenzato la Disney anche nella selezione di una regista in grado di cogliere le sfumature del personaggio, come ha raccontato a Hot Corn Ava DuVernay in collegamento da New York.

Ava DuVernay e la troupe in una pausa sul set di Nelle pieghe del tempo.

L’ESPERIENZA «È stato incredibile ricevere la chiamata dalla Disney. A Hollywood, come a molte persone nel mondo, piace quando le ragazze o le donne chiedono il permesso di fare qualcosa. Vogliono che ci lanciamo e proviamo di valere qualcosa, ma con Nelle pieghe del tempo ho vissuto una grande esperienza. Mi hanno accolta e amata per quello che sono. Hanno detto di apprezzare il mio lavoro e il mio sguardo, chiedendomi di essere me stessa. Sono queste le esperienze che vuoi vivere, le persone delle quali ti vuoi circondare».

IL CONSIGLIO «Il mio consiglio per le giovani registe? Pensare che quello che sono ora non è quello che devono essere. Il mio è un percorso un po’ insolito. Ho iniziato a dirigere a trent’anni, tardi per questo mestiere. Bisogna pensare che ci sono gradini e strade da intraprendere ed esplorare, senza sentirsi bloccati in un solo ruolo. Dobbiamo abbracciare ciò che siamo ma essere aperti alla moltitudine di possibilità intorno a noi. Spesso ci si riferisce al mio percorso in termini di genere ed etnia ma la mia storia parla anche attraverso l’età. Sono la dimostrazione che nulla è impossibile».

DuVernay e Storm Reid sul set.

GLI EFFETTI SPECIALI «Ho lavorato con un team di effetti speciali davvero grandioso. Credo che l’attrice più impressionata dal loro uso sul set sia stata Storm Reid. C’è una scena, tra i motivi che mi hanno spinto a fare questo film, in cui il suo personaggio vola. In un’altra ancora, doveva immaginare un albero che spuntava dal terreno. Aveva solo tredici anni quando abbiamo girato ma è stata brillante. Lei è la vera guerriera del film».

LA PROTAGONISTA «Ho visto molte ragazze per il ruolo di Meg. Cercavamo una persona che includesse tutti gli aspetti meravigliosi di un personaggio simbolo di diverse decadi dato che il libro fu pubblicato nel 1963. Storm era destinata a essere Meg. Tutti hanno il proprio posto nel mondo, qualcuno con il quale sono destinati ad essere in contatto. Quando sei allineato con quel posto scatta un click, ed è quello che è successo con Storm. Non era semplicemente al posto giusto nel momento giusto. La somma delle esperienze della sua vita l’ha portata in quella stanza delle audizioni, pronta a interpretare quel personaggio. Bisogna coltivare se stessi ogni giorno, così quando le opportunità arrivano sei pronto a coglierle».

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