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Tra l’Italia e Berlino | Siberia, Abel Ferrara e il lungo viaggio verso il nulla

A Berlino il regista riporta ancora una volta il socio Willem Dafoe al centro del suo cinema

Siberia
Willem Dafoe in una scena di Siberia di Abel Ferrara.
Freshly Popped

BERLINO – Buio. Freddo. Urla. Latrati. Solitudine. C’è un uomo che si chiama Clint. Non riesce a trovare pace, non ha futuro, forse ha troppo passato addosso. Vaga per le giornate tra la sua baita e un locale che tiene quasi solo per passare il tempo, per illudersi di qualcosa. Ma niente basta più. Almeno fino a quando Clint decide di cambiare, di rischiare, e andare alla ricerca di qualcosa che forse nemmeno esiste. Attraversa sogni, ricordi, emozioni, prova ad andare in profondità per capire, per scoprire, forse per morire. Chi è Clint? Da dove fugge? Dove sta andando?

Dafoe e la solitudine in Siberia.

Abel Ferrara torna a Berlino con Siberia, ancora una volta con il socio e compare Willem Dafoe, che già lo aveva accompagnato dentro il mondo di Pasolini, e ancora una volta con addosso l’Italia: il film è girato anche in Alto Adige, è stato prodotto da Marta Donzelli e Gregorio Paonessa, l’intera troupe è tricolore, a partire dal direttore della fotografia, Stefano Falivene. «Subito dopo aver terminato le riprese di Pasolini», ha spiegato Ferrara la genesi del film, «mi sono preso una pausa e ho iniziato ad essere ossessionato da immagini particolari, che non appartenevano a questa epoca, non erano moderne, erano più vicine alle pagine di Jack London…». 

Dafoe in un’altra scena di Siberia.

Un’intuizione che ha poi portato Ferrara alla stesura della sceneggiatura, scritta a quattro mani con Christ Zois, uno script che però tutto è tranne che canonico, previsto o prevedibile, anzi, molto fluido, incontrollato. Perché? Perché questa volta il regista ha voluto esplorare l’aspetto visivo prima di tutto: «Perché mi affascina quello che il cinema può ancora essere, mi affascina spingere lo spettatore a una nuova diversa esperienza cinematografica. L’idea è quella di sfidare chi guarda, per questo sono partito da quelle immagini che avevo in testa per costruire il film».

Siberia: Dafoe durante il viaggio.

Insomma, abbastanza per capire che Siberia sarà l’ennesima tappa della traiettoria imprevedibile di Abel Ferrara, un regista che cominciò a girare quarant’anni fa, il bislacco The Driller Killer, e da lì ha poi inanellato film completamente diversi, sempre da indipendente, sfiorando il grande successo (leggi Il cattivo tenente), girando grandi film (Fratelli) per poi perdersi in decine di progetti (al momento ne ha tre in corso d’opera), tra documentari (lo avete visto quello su Napoli?) e esperimenti (vedi il trailer di Tommaso, qui sotto, ancora inedito) ma sempre rimanendo fedele a se stesso, anche a costo di boicottarsi. E no, non è poco di questi tempi.

Qui il trailer di Tommaso:

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